EURO 2008, Tutti gli errori di Donadoni

24.06.2008 00:37 di  Stefano Borgi   vedi letture
Fonte: Stefano Borgi per FV

Un ciuffo d'erba, un refolo di vento, un fischio dalle tribune (ma come, non è stato l'arbitro?), possono condizionare il destino di una partita, un campionato d'Europa, e per la proprietà transitiva il futuro di un allenatore. La storia del calcio è piena di questi esempi, figuriamoci cosa possono fare due rigori sbagliati in un quarto di finale dell'Europeo, sfida da dentro o fuori. E' il senno di poi ma abbiamo il vago sentore che se De Rossi e Di Natale avessero realizzato i loro tiri dal dischetto, adesso saremmo a magnificare la tattica scelta da Donadoni contro la Spagna, definendola attendista e non rinunciataria, accorta e non remissiva. E' la bellezza (o la bruttezza) del calcio, tutto può cambiare nell'arco di un minuto, e si passa dalle stelle alle stalle così, quasi senza accorgersene, senza neanche passare dal via. Ciò non toglie che Roberto Donadoni abbia commesso degli errori a prescindere dal risultato finale.

 

Iniziamo col dire che il CT begamasco tecnicamente è, a nostro parere, un eccellente conoscitore di calcio e anche tatticamente ha ben poco da imparare. E', fra l'altro, tra i pochi che sa riconoscere i propri errori e sa anche porvi rimedio (vedi la coppia centrale difensiva schierata contro l'Olanda, Barzagli - Materazzi, prontamente e ottimamente sostituita da Panucci - Chiellini). Manca d'esperienza, quella non la puoi comprare, ed i suoi 44 anni lo hanno forse tradito. Il primo errore di Roberto sta a monte, nell'aver accettato l'incarico dopo il successo di Germania 2006. Fu contattato da Albertini, vicepresidente federale e suo compagno storico al Milan. Non riuscì a dire di no, e forse al suo posto lo avremmo fatto anche noi, ma il rischio era enorme (lui che aveva allenato solo il Livorno). Inizio traumatico (sconfitta imbarazzante ad agosto contro la Croazia, disfatta di Parigi contro la Francia nella rivincita mondiale di settembre), poi il lento progresso fino alla vittoria-qualificazione in Scozia, il momento più alto della sua gestione. Quì il secondo errore. La gratitudine incondizionata agli eroi del mondiale, nonostante molti di loro siano arrivati all'Europeo in riserva fissa. Toni, Zambrotta, Gattuso, Materazzi, Camoranesi...tutta gente non in grado di disputare un europeo all'altezza. La partita con l'Olanda è stata esemplificativa. Di Barzagli e Materazzi abbiamo detto, Cannavaro era stato tolto di mezzo dal destino, il centrocampo del Milan, Gattuso, Pirlo, Ambrosini in caduta verticale, Perrotta consumato da una stagione massacrante alla Roma, alla pari di Toni nel Bayern di Monaco. Reggevano la baracca Buffon, Grosso, Cassano, Di Natale...e languivano in panchina forze fresche come Gamberini, Borriello e Quagliarella.

 

Si dirà che ci voleva un bel coraggio a sostituire Toni con un Borriello qualunque, piuttosto che Materazzi con un normale Gamberini. Rispondiamo che ci voleva lo stesso coraggio che ebbe Bearzot quando nel 78' tolse Maldera e Graziani ed inserì carneadi come Rossi e Cabrini e sappiamo tutti com'è andata a finire. Ma tant'è, e comunque ai quarti di finale siamo arrivati, purtroppo senza Pirlo e Gattuso squalificati. Toni ancora a secco riconfermato e Aquilani perno di centrocampo con Perrotta al posto di Camoranesi. Altri errori, altre ingenuità, spinto da una parte di stampa e dal vox populi che voleva Cassano titolare ed il giovane romanista alter ego di un fuoriclasse come Andrea Pirlo. Crediamo di poter mettere una regola: non esiste un sostituto di Pirlo, e la sua assenza imponeva un cambio di modulo. Un 4-4-2 che riportasse Camoranesi nel suo ruolo con Cassano a sinistra, Perrotta e Ambrosini nel mezzo a far legna (ed arginare così le avanzate di Senna e Fabregas che invece hanno avuto gioco facile a centrocampo). Di Natale o Del Piero accanto a Toni che, palesemente, non era in grado di sostenere da solo tutto il peso dell'attacco. Invece l'ex viola abbandonato a se stesso è stato un uomo regalato alle furie rosse, Perrotta ed Aquilani sono stati mangiati dal centrocampo spagnolo, e Cassano è stato spesso risucchiato all'indietro, riuscendo solo una volta a guadagnare il fondo per servire Toni. Poi il calcio è strano e vediamo che a fronte di un possesso palla marcatamente spagnolo, le due occasioni migliori le ha avute l'Italia (il tiro a botta sicura di Camoranesi ed il colpo di testa di Di Natale).

 

Torniamo al nostro incipit, sono gli episodi che determinano e oggi, se la dea bendata ci avesse assistito come due anni fa al mondiale, ci troveremmo di fronte a tutto un altro scenario. Donadoni pobabilmente verrà esonerato (o meglio, sarà fatta valere quella clausola capestro dei 10 giorni, in mano ad Abete) e resterà il rammarico di un tecnico capitato nel posto sbagliato (la Nazionale post-vittoria mondiale) nel momento sbagliato (la sua giovane età, l'inesperienza, la mancanza di personalità e carisma). Chiudiamo con un osservazione: siamo contrari alle minestre riscaldate, ai ritorni da figliol prodigo accolto da lacrime e singhiozzi. Nel calcio, in campo ed in panchina. la differenza la fanno le motivazioni, e Lippi più che vincere un mondiale cosa può fare? Vincerne due forse, ma se non è zuppa... La soluzione ideale sarebbe Ancelotti oppure Cesare Prandelli...ma questa è un'altra storia.