"WEMBLEY 10 anni dopo" 27/10/1999-2009 Riviviamo il ruggito del "Re Leone"
L'immagine che più di altre dà la misura dell'impresa compiuta dai viola quella sera è la corsa di Romano Fogli verso il centro del campo ad abbracciare i "suoi ragazzi". Fogli, allenatore in seconda della Fiorentina del Trap, si era già esposto al momento del gol decisivo di Batistuta, piroettando all'interno dell'area tecnica, per poi dare il meglio di se al triplice fischio finale. Persona moderata il buon Romano, ottimo calciatore in carriera e grande competente di calcio, e nonostante il suo buonismo gli imponesse un comportamento diverso, quella sera non ci credeva neanche lui. Stiamo parlando di Arsenal-Fiorentina, match dei sedicesimi di finale della Champions League edizione 99-2000, ed i viola quella sera scrissero la storia. Ma andiamo con ordine. Vittorio Cecchi Gori aveva scelto, obiettivo primario il tetto d'Europa, ed in quest'ottica a Firenze era arrivata gente del calibro di Mijatovic, Chiesa, Balbo, Di Livio... L'età media della squadra era elevata ma allo stesso tempo saliva anche il tasso d'esperienza e si sa, in Europa, l'esperienza conta. Il campionato rimase così nell'ombra ma nessuno (o quasi) sembrò accorgersene. La Fiorentina non era testa di serie e dovette passare dai preliminari dove trovò il Widzew Lodz. Troppa la differenza fra le due squadre ed i polacchi furono liquidati con un 3-1 al "Franchi" e 2-0 in Polonia. Nel girone dei sedicesimi di finale i viola furono inseriti nel girone B con Barcellona, Arsenal e gli svedesi dell'AIK Solna. Ricordiamo, a proposito, l'espressione del nostro compagno di viaggio, Romano Fogli, che già dal sorteggio si mostrò comprensibilmente preoccupato. Fatta eccezione per gli svedesi, ci toccavano "mostri sacri" come Rivaldo e Figo fra i Blaugrana oltre che Bergkamp, Overmars e Vieirà nei Gunners. I timori di Fogli si ingigantirono quando all'esordio con l'Arsenal, il 14 settembre 99', i ragazzi del "Trap" furono letteralmente, come si dice in gergo, presi "a pallate", salvandosi non si sa come da una sconfitta dalle proporzioni storiche (per informazioni chiedere a Francesco Toldo). Il 22 settembre piove sul bagnato con la disfatta, stavolta anche numerica, del Nou Camp contro il Barcellona. Un 2-4 senza discussioni che tradisce molte perplessità sulla consistenza internazionale della squadra del presidentissimo Cecchi Gori. Il cammino europeo prosegue con due brodini contro gli svedesi dell'Aik Solna (0-0 a Stoccolma e 3-0 a Firenze) che tengono in corsa la Fiorentina, attesa il 27 ottobre nella tana di Wembley dai leoni dell'Arsenal. L'ambiente gigliato, intanto, vive un momento di grande fermento per i risultati a dir poco mediocri in campionato. Perchè se è vero che in società la Champions League passava sopra a tutto, non così la pensava gran parte della tifoseria. I viola arrivavano, infatti, da tre sconfitte consecutive, nell'ordine Roma e Parma in casa e Piacenza, subita quasi senza giocare. L'ambiente, quindi, era elettrico (eufemismo) e la partita di Londra somigliava molto ad un'ultima spiaggia per Trapattoni e compagni.
E' dunque il 27 ottobre del 1999 e all'ingresso in campo l'espressione di Batigol ed i suoi fratelli sembra quella giusta, accompagnata da quella, in panchina, del nostro amico Romano, concentrato e determinato come quando giocava, e col suo Bologna "faceva tremare il mondo". I Gunners, oltre ai campioni già citati, schierano in porta David Seaman, nazionale inglese, il capitano storico Tony Adams, il francese campione del mondo Emmanuel Petit, e "cuore matto" Nwankwo Kanu. In panchina, tanto per gradire, lo svedese Ljungberg ed il croato Suker, che entreranno nel finale ad ingrossare la fila dei fuoriclasse. La Fiorentina risponde con Toldo fra i pali (la sua presenza non passerà, ancora una volta, inosservata), una difesa "rocciosa" con il ceko Thomas Repka e Aldo Firicano, e un centrocampo "muscolare" con "soldatino" Di Livio, Rossitto e Cois. Davanti, il trio delle meraviglie Rui Costa, Chiesa e Batistuta. Il canovaccio della partita è fin troppo prevedibile, Fiorentina con un "guardingo" 4-4-1-1 e Arsenal all'arrembaggio fin dal 1'. Batistuta, abbandonato a se stesso per lunghi tratti della partita, cerca fortuna in altre zone del campo e si fa ammonire dopo pochi minuti per un entrata da dietro sul terzino Dixon, mentre Chiesa spreca una buona occasione lisciando di testa un ottimo cross di Di Livio dalla destra. Nel frattempo gli inglesi macinano chilometri ed occasioni da gol. Vieirà al 14' è in ritardo sull'invito di Overmars, lo stesso funambolo olandese getta lo scompiglio nell'area viola due minuti dopo, ed in rapida successione due tiri a fil di palo di Bergkamp e Kanu. E la Fiorentina? Non pervenuta, almeno dalla cintola in su, mentre davanti a Toldo giganteggiano Pierini e Repka, Firicano gioca la partita della vita e non sfigura nemmeno il tedesco Heinrich, insolitamente combattivo. Nella ripresa la musica non cambia, e a conferma di ciò lo sguardo del nostro Cicerone, Romano Fogli, si abbassa col passare dei minuti. Non sa che manca poco all'apoteosi del 74', e intanto l'Arsenal aumenta il ritmo e schiaccia i viola dentro la loro area. Bergkamp colpisce il palo a Toldo battuto e lo stesso portierone viola para sicuro su un colpo di testa dell'altro terzino inglese, Winterburn. Manca un quarto d'ora alla fine ed il "Re Leone", al secolo Gabriel Omar Batistuta, decide che è il momento di entrare nella storia della Fiorentina dalla porta principale. Firicano, gladiatorio, sradica un pallone dai piedi di Bergkamp sulla tre quarti, palla a Chiesa che fa proseguire Heinrich, percussione centrale del tedesco, scarico sulla destra per Batigol, che scatta, dribbla secco Winterburn e fulmina Seaman con un siluro che si insacca al "sette" dell'angolo opposto. Roba da stropicciarsi gli occhi, si era materializzata la classica vittoria all'Italiana e del resto, sulla panchina viola, siede il maestro del "catenaccio", Giovanni Trapattoni. C'è ancora spazio per l'ennesimo miracolo della "Dea Kalì" Francesco Toldo che con la mano di richiamo, da terra, nega quello che sembrava un gol già fatto a Kanu, incredulo, vitreo, con gli occhi sbarrati davanti a tale prodezza. Era l'85' e non ci sarebbe stato più tempo per rimediare. Lo slovacco Michel decreta la fine delle ostilità, con un abile dribbling evita l'accorrente Fogli (lo avevamo annunciato autore di uno scatto irresistibile), e per una serie di coincidenze numeriche la Fiorentina si qualifica direttamente al turno successivo mentre l'Arsenal viene eliminato. La beffa per gli inglesi è totale, sconfitti a Wembley, nel loro "tempio del calcio", e fatti scendere anzitempo dal palcoscenico europeo più prestigioso.
La Champions League, per i viola, prosegue quindi, ma ahimè, il destino le riserverà un epilogo amaro negli ottavi di finale. Sarà ancora il girone B ad ospitare la Fiorentina, con avversari che si chiamano Manchester United, Valencia e Bordeaux. Ci sarà un'altra affermazione storica, quella del 23 novembre, sui Red Devils di Giggs, Beckam, Joe Cole, e Firenze visse così un'altra notte magica. Fino al 21 marzo del 2000 quando a Valencia, l'arbitro tedesco Krug pensò bene di annullare nei minuti di recupero un gol regolare di Rui Costa, qualificando, di fatto, gli spagnoli per i quarti di finale. Fu una cocente delusione, insopportabile, per Trapattoni e tutto l'entourage viola ed il buon Giovanni a fine stagione lascerà la barca viola insieme al suo timoniere Batistuta per quello che possiamo considerare "il canto del cigno" della Fiorentina di Cecchi Gori. Con il Trap se ne andrà anche Romano Fogli, rattristato, deluso, ferito e chi lo ha scorto nella notte di Valencia, giura di averlo visto addirittura "infuriato" per l'ingiustizia subita.