"OCCHI PUNTATI SU..." L'ultimo treno per Riccardo Montolivo, ora o mai più!
Nel bene e nel male, Riccardo Montolivo riesce sempre a stupire. Stupiva nelle giovanili dell'Atalanta quando già faceva intravedere le stimmate del fuoriclasse. Stupiva al suo esordio in serie A perchè dalle parti di Bergamo era dai tempi di Donadoni che non vedevano un ragazzo dalla classe così cristallina. Stupiva nei suoi primi tempi di Firenze e, suo malgrado, subiva paragoni improbabili con Giancarlo Antognoni (obiettivamente troppo...), con Andrea Pirlo (ricordate il tormentone? Montolivo "studia" da Pirlo...) perfino con Gerrard del Liverpool, idolo incontrastato del "talento di Caravaggio." Stupiva persino Lippi che gli assegnava la maglia n° 10 (nientemeno che contro il Brasile) nella recente "Caporetto" in Confederations Cup. Fin quì le sorprese positive. Il rovescio della medaglia, invece, vede i continui cambi di ruolo a cui il "nostro" è stato sottoposto. Prima rifinitore, poi mediano. Vertice alto nel "rombo" poi esterno sinistro di centrocampo nel 4-3-3. Per finire nell'ingrata (seppur intrigante) posizione di "todocampista" nell'attuale 4-2-3-1 di Prandelli. Insomma una confusione senza precedenti che hanno trasformato Montolivo in un..."nè carne nè pesce." Tornando ai moti di stupore (purtroppo negativi) come dimenticare quella famosa conferenza stampa dove dichiarò con malcelata prosopopea... "sono forte" suffragato di lì a poco dalla bellissima doppietta contro l'Udinese del 22 novembre 2008. Peccato che il ragazzo rovinasse tutto esultando polemicamente e alzando il ditino alla bocca per zittire i contestatori. Montolivo stupisce per la sua discontinuità, per la sua indolenza, per la sua lentezza nello stoppare e girarsi, per quell'espressione un pò così, che non lascia presagire niente di buono. Montolivo stupisce perchè il rapporto tra valore tecnico e rendimento offerto in questi anni è fra i più bassi della storia del calcio. Da questa tribuna non abbiamo mai lesinato critiche al ragazzo, a volte feroci, a volte scorate, disilluse, nella speranza di fungere da stimolo propedeutico, da molla che potesse risvegliarne l'orgoglio sopito. Montolivo ha 25 anni e fino ad oggi ha stupito perchè sta gettando alle ortiche una luminosa carriera.
Tutto questo fino a martedì scorso, data di Fiorentina-Liverpool, ma sopratutto data dell'incontro con Steve Gerrard, per "Montolo" un misto tra il modello di vita ed il "guru" calcistico. Ed ecco finalmente la conversione. Qualcuno potrà scorgere una lettura un pò troppo romantica, romanzata all'eccesso dell'evento, ma già da martedì sera Montolivo è sembrato più vivo, più volitivo, più dentro la partita. E del resto i paragoni stimolano, mettono in moto l'adrenalina, e ieri contro la Lazio ecco il secondo indizio, non decisivo ma certamente importante. Pronti via, un lancio d'esterno per Marchionni, a seguire giocate lucide e brillanti, ripetuti tentativi da fuori area (merce rara per i centrocampisti viola) e poi una serie di magie: assist, dribbling ubriacanti, palle recuperate, contrasti vinti...in poche parole un giocatore universale, un poeta calato sul rettangolo del "Franchi" a cui è mancato un solo verso...il gol. C'è andato vicino in due occasioni Riccardo "cuor di leone", ma la sublimazione è solo rimandata. Qual'è la morale che si evince da tutto questo? Che la vita offre sempre una seconda possibilità, porge sempre un secondo treno su cui salire, destinazione...Paradiso. E allora facciamo conto che la prima vettura sia ripartita senza Montolivo a bordo il giorno che Lippi non lo ha più convocato in nazionale, e facciamo altrettanto conto che il secondo vagone stia per ripassare e coincida con le prossime convocazioni in maglia azzurra. Montolivo deve avere la forza per spiccare il balzo, essere nelle condizioni di rispondere "presente", perchè il tempo delle mele è finito. Ora o mai più abbiamo titolato, ed il Montolivo visto contro la Lazio ci può dare il terzo indizio per la prova della definitiva consacrazione.