"OCCHI PUNTATI SU" Adrian Mutu e... cinque mesi da "Fenomeno"
Quando Adrian Mutu, fra 5 mesi, lascerà Firenze non useremo parole di circostanza come si fa quando ci lascia un caro amico, un famigliare oppure (per restare in casa viola) come è stato fatto per Dainelli. "Era tanto buono", ecco la frase fatta, il luogo comune che non si nega mai al ricordo di chi ci lascia. Per Adrian Mutu no, non faremo così. Saremmo offensivi verso la sua grandezza che spesso si è sposata alla presunzione. Saremmo irrispettosi verso la sua sincerità che spesso è andata di pari passo con l'irriverenza. Saremmo, infine, ingrati verso le sue prodezze, i suoi gol, le sue giocate spesso (quasi sempre) decisive per le sorti della Fiorentina. Adrian Mutu (lo avrete capito) non è (non era) tanto buono. Anzi...non lo era nemmeno un pò. Adrian Mutu è un figlio del suo tempo, del business a tutti i costi, del "mors tua vita mea" (in senso sportivo, ci mancherebbe) in nome del quale ha sempre imposto il suo inarrivabile talento. Ma proprio per questo ci è sempre piaciuto, per l'essere se stesso in ogni circostanza.
Di tutto questo ne hanno fatto le spese in diversi: uno per tutti Giampaolo Pazzini, costretto ad emigrare perchè (ricordate come succedeva ai giardinetti quando eravamo bambini?) il compagno di giochi Adrian non gli passava il pallone. Ed era vero, eccome se era vero. Mutu giocava per se, vive per il gol, per le prime pagine dei giornali, per la platea che lo acclama, non poteva perdere tempo con un ragazzino di Pescia che (come si dice a Firenze)... "Non la metteva dentro neanche con le mani". Con Cassano, alla Sampdoria, la storia di Pazzini è cambiata e forse è cambiato anche Pazzini che, ironia della sorte, potrebbe andare al Chelsea per una sorte di legge del contrappasso. Già, il Chelsea. Anche Mutu è cambiato e la mutazione ha una data precisa: 1 agosto 2009, quando il TAS condanna il romeno al pagamento di una multa di circa 17 mln. di euro proprio al Chelsea per una squallida storia di cocaina. Appare subito evidente il disagio e lo squilibrio mentale che tutto ciò provoca in quello che era considerato il "fenomeno". Da quel momento nasce un altro Adrian Mutu: Firenze gli si stringe attorno, i Della Valle gli danno pieno appoggio, Prandelli lo capisce, lo coccola, gli lascia tutto il tempo necessario per assorbire il colpo. E Adrian coglie al volo il messaggio. Adrian, di colpo, non è più presuntuoso, arrogante, egoista ed irriverente come un tempo. Qualcuno potrà dire che non gli conviene, che non è il momento. Può darsi, fatto sta che Adrian si rimette a lavorare con umiltà e non perde occasione per ringraziare il pubblico di Firenze che gli vuole bene, lo comprende, lo aiuta.
Come contro il Chievo: i piedi fatati gli regalano due gol, la riconoscenza, la gratitudine gli consigliano una prestazione tutto cuore, impegno, dedizione... per la Firenze viola che lo ama sinceramente. Prandelli non si nasconde, sa che Adrian tra cinque mesi se ne andrà. I fratelli Becali faranno di tutto per trovargli un ingaggio che gli consenta di ammortizzare la zavorra e la Fiorentina, dal canto suo, si è tutelata con Jovetic ed il nuovo virgulto serbo Adam Ljajic. Ruolo? Trequartisti, rifinitori, guarda caso come Mutu. Per questo Prandelli, padre putativo e fratello maggiore del romeno dai tempi del Parma (2002) gli ha chiesto di giocare questi ultimi 5 mesi da fenomeno, di essere di nuovo quel valore aggiunto indispensabile alla causa viola. Per inseguire un sogno chiamato Champions League, per lasciare una traccia indelebile nella gloriosa storia viola.