BUONGIORNI, Pazzini è forte, ma ha bisogno di continuità
Il futuro è Giampaolo Pazzini. Questa è una certezza. E sarà anche l’argomento della settimana visto che, con la squalifica di Luca Toni, partirà dal primo minuto contro il Chievo. Nessuno a Firenze ha dubbi sulle qualità del giovane viola, ma se qualcuno avesse qualche incertezza, sarà convinto dal suo scopritore, dal suo maestro Antonio Bongiorni, ds Margine Coperta, squadra in cui Pazzini è cresciuto.
“Pazzini anche ieri ha dimostrato di essere un grande giocatore. Mi viene da ridere quando sento che i tre gol di Wembley possono essere pericolosi. E' da un mese che Toni non sta bene e lo si fa giocare. Come si può criticare Giampaolo e dire che non è pronto, quando gioca solo spezzoni di partite. Lui ha bisogno di giocare con continuità, come Gilardino che ha iniziato a fare gol da quando gioca con continuità. Quagliarella è diventato giocatore da Nazionale da quando gioca come titolare nella Sampdoria. Un giocatore per crescere e diventare protagonista deve giocare. A Montolivo è successo la stessa cosa la scorsa stagione, tante critiche e poi ora è diventato uno dei protagonisti"
Prandelli ha qualche dubbio secondo lei?
Prandelli crede ciecamente in Pazzini, lo conosce dai tempi dell’Atalanta, lui allenava la Primavera e Giampaolo era negli Allievi. La crescita di Pazzo è anche un suo successo personale. Prandelli in questi due anni lo ha fatto maturare molto. Solo che si affida a Toni perché è un giocatore di maggiore esperienza e su cui i tifosi si affidano. Firenze è una piazza molto particolare”.
Le pressioni possono dare fastidio a Giampaolo?
"Direi di no. Il ragazzo è sempre molto sereno anche ieri l’ho sentito ed era tranquillo. Dobbiamo ricordarci che per essere pronti bisogna giocare con continuità e non si deve pensare che il prossimo anno Pazzini ci farà vincere lo scudetto. Ha bisogno di crescere ma è pronto. Toni è diventato grande nell’ultimo periodo di Palermo ma soprattutto con Prandelli".
La sua opinione da osservatore?
"Vedo veramente pochi giocatori come lui. Se giocasse alla Roma credo che Spaletti terrebbe fuori Vucinic e farebbe giocare Giampaolo. Tanti anni fa vidi una partita in cui giocavano Cristiano Ronaldo e Pazzini e dissi a mia moglie "sono due giocatori che diventeranno protagonisti". Come vedete non ho sbagliato. Toni a mio avviso è stato venduto all’Inter e Pazzini sa già che la squadra il prossimo anno punterà su di lui".
Il suo futuro?
"La Fiorentina ha un problema, ma è un bel problema. Molte squadre vorrebbero avere questi problemi. Pazzini non ha più niente da dimostrare alla squadra viola. La Fiorentina sa che ha di fronte un grande giocatore".
Si parla di Adriano e Gilardino per la prossima stagione.
"Sono due grandi campioni, che Prandelli ha cresciuto come i vari Morfeo. Ma non credo che la squadra viola rinunci ai suoi due campioni. Mi fa anche molto ridere sentire parlare di Bianchi, quando ai tempi di Bergamo era la riserva di Giampoalo. Sono voci create dai giornalisti".
Come era da piccolo?
“Io l’ho scoperto quando aveva 9 anni e da sempre ho detto che poteva diventare un piccolo campione. Ne è la prova il giornale che ho tra le mani che ho conservato, di quando Giampaolo a quattordici anni è passato all’Atalanta. Già allora all’Eco di Bergamo parlavo per lui di Nazionale Maggiore e di un paragone con Van Basten”.
Che caratteristiche aveva?
"Una grande tecnica e semplicità enorme. Umile, non si lamentava mai, ma anche allora aveva una gran voglia di arrivare. Ha sempre avuto la capacità di conoscere sé stesso e quindi i suoi obiettivi, è molto scaltro e furbo. Faceva cose difficili con grande semplicità. A nove anni riusciva a fare cose che appartenevano a pochi giocatori. Ma era anche un bambino delizioso, per cinque anni me lo sono sempre portato dietro, nei campi di A e B. Da quest'esperienza ha ricavanto molte informazioni che poi ha applicato in campo”.
Ed il suo presente?
"Non è da tutti accettare di fare panchina. L'ha sempre fatto con il sorriso sulle labbra, sapendo che poteva imparare qualcosa da parte dei suoi giocatori di squadra e dal suo mister. A questo ha sempre abbinato il suo sorriso, la sua semplicità. Magari dentro soffriva anche della situazione, ma non l’ha mai fatto pesare".
La sua forza?
"La forza è la consapevolezza delle sue qualità. Ha aspettato serenamente questo momento. Dimostrando con i fatti, segnando gol e mettendo in luce le sue capacità"