VIOLA, BASTA CON L'ASTINENZA
Sette mesi sono un’eternità. Eppure il dato è proprio questo. La Fiorentina non vince in trasferta dal ventitre aprile, due a uno nella partita contro il Cagliari. Oggi verrebbe da dire che la squadra viola deve ripartire da Cerci, memori della doppietta decisiva in quella partita e sulla scorta dei due gol che giovedì contro l’Empoli lo hanno rilanciato. Senza Jovetic e con un Gilardino alla ricerca di se stesso, la pericolosità offensiva della Fiorentina sembra legata all’estro e alla condizione del talento romano, chiamato a calarsi sempre più nel ruolo di seconda punta. Ma al di là dei singoli servirà soprattutto quella prova da squadra, compatta e organizzata, che spesso è mancata, in particolare in trasferta. Quest’anno solo in un’occasione la Fiorentina, lontano dal Franchi, ha seriamente rischiato di vincere ed è accaduto contro il Napoli. In tutte le altre circostanze, anche contro il Cesena ultimo in classifica, sono arrivate prestazioni insoddisfacenti. Ed è davvero singolare, oltre che preoccupante, che in cinque gare esterne sia stato segnato solo un gol (di Jovetic) peraltro nella partita persa contro la Juventus.
Il match con il Palermo, prima tappa esterna della gestione Rossi, arriva al momento giusto. I rosanero vanno a caccia della loro sesta vittoria consecutiva in casa, ma il neo tecnico viola, rimpianto e oggi applaudito dai tifosi siciliani, sa certamente come fermare Ilicic e compagni. Per vedere gli effetti della cura del nuovo tecnico è ancora presto ma dal punto di vista della capacità di tenere il campo e di gestire la partita potrebbero arrivare risposte precise. Sta alla Fiorentina dimostrare che in trasferta non esiste un difetto di personalità. Non può essere stato un caso aver sfiorato la vittoria a Napoli, ma evidentemente in quel momento la squadra era sorretta anche da un’altra condizione psicologica, poiché arrivava da due vittorie e una sola sconfitta. Sarà interessante notare anche quali e quanti saranno i progressi sul terreno dell’intensità della manovra, oltretutto contro un Palermo che sa giocare a ritmi molto elevati: spesso la Fiorentina ha giocato troppo al piccolo trotto (a Cesena in particolare) senza mai dare un’accelerazione, senza avere quel sussulto magari decisivo. Ecco perché oggi serve una scossa, capace di riaccendere le speranze e ripartire in attesa di altre due gare di fuoco come quelle con Roma e Inter. L’astinenza da segno 2 si è fin troppo prolungata.
Lorenzo Marucci