SINISA, ULTIMA CHIAMATA
Il tempo è finito, servono risposte concrete, non più vie di mezzo. Non ci sono altri appelli. Mihajlovic con il Genoa deve trasformare la Fiorentina. Anche tatticamente. Perché il 4-3-3 se Vargas e Cerci non sono in giornata non può reggere. Il rischio è rimanere intrappolati nella rete di Malesani. Che non aspetta altro. Il problema è sempre lo stesso: sistemare in campo gli uomini giusti al posto giusto. Il secondo tempo di Torino ha confermato quello che francamente era abbastanza evidente da tempo: Jovetic non solo deve giocare più vicino all’area di rigore ma anche a Gilardino. Meglio ancora, dietro, in pratica da trequartista. Non largo a sinistra o come prima punta. Non è Totti, non c’è una squadra che gioca per lui come in passato la Roma di Spalletti, è lui che deve creare la superiorità numerica e andare al tiro. Con la penna è facile indicare la strada o fare i professori come se si fosse in Aula Magna a Coverciano, ma anche Stevan è convinto che il ruolo migliore per lui sia quello. E il suo parere non può essere un semplice dettaglio. In questa posizione Jovetic può tirare fuori l’altro centrale difensivo e aprire lo spazio al Gila, regalandogli due soluzioni: il dai e vai di sponda o l’uno contro uno per la conclusione in porta. In parole più chiare significa non dare riferimenti ed essere imprevedibili. La difesa rossoblù è molto fisica ma poco rapida e questo è il suo punto debole che Jovetic e Gilardino possono sfruttare. Mancherà Behrami, che non avrà la qualità di Dunga ma è uno che non molla mai e che ricorda tanto Beppe Iachini. Assenza pesante quella di Valon, anche per il ruolo che gli ha disegnato Mihajlovic. Una felice intuizione, che però non compensa le tante incertezze. Kharja è sembrato l’ombra di se stesso. Martedi a uomo su Pirlo ha finito per perdere anche la misura dei passaggi più semplici. C’è la sua ex squadra davanti, ma Sinisa non dovrà commettere un errore simile a quello di De Silvestri con la Lazio. E’ una partita dove conta più la quantità della qualità, il ritmo e il dinamismo. E allora ecco che Munari potrebbe essere la soluzione più adatta. Torna Montolivo, l’ex capitano. A gennaio o a giugno se ne andrà, le sue scelte ormai non interessano più a nessuno, ma la sua professionalità, che non è mai mancata, sì. Quindi da lui ci aspettiamo tanto. Alla Fiorentina serve quel giocatore che in Nazionale fa tutto. Se, come dice sempre lui, fino a quando vestirà questa maglia darà il meglio di se stesso, beh questo è il momento. E poi c’è il modulo. Il Genoa si schiera con un 4-3-3 capace di diventare 4-3-1-2. Palacio è la punta di diamante, ma la vera forza è il centrocampo dove tra Merkel, Veloso, Kucka, Rossi, Seymour e Jorquera i rosoblù hanno l’imbarazzo della scelta. E’ lì che la Fiorentina non può perdere la partita. Per cui un 4-2-3-1 di partenza, che in fase di non possesso si trasforma in 4-4-1-1, potrebbe andare benissimo. Ammesso che Cerci non sia quello di Torino. Vargas è in netto ritardo e allora meglio provare con Lazzari, bravo anche a coprire. Mihajlovic deve far questo, la squadra aiutarlo, dimostrando con i fatti di essere dalla parte del suo allenatore. Poi se anche questo non sarà sufficiente, allora toccherà alla società prendere una decisione. Ancora con Mihajlovic oppure con Rossi, Del Neri o chiunque altro, ma non più compromessi. Perché il tempo è finito.
Niccolò Ceccarini
giornalista di Radio Toscana