SE IL CALCIO È SOLO AZIENDA, ALLORA CHE IL CLIENTE ABBIA SEMPRE RAGIONE. RESPONSABILITÀ, SILENZI E NON SOLO: I DUBBI DI UN'ANNATA DIFFICILE
Quella raccontata da Mario Cognigni, è una triste verità. "Le società di calcio sono oggi aziende". Ha ragione, il presidente della Fiorentina, dura spiegare il contrario. Il bambino che in campo ha voluto a tutti i costi vestire la maglia viola e non del Napoli, dolcemente raccontata dalla penna di Stefano Cecchi, ci lascia speranza in fondo al cuore. Che non ci siano solo conti, contropartite, ammortamenti e bilanci, insomma. Ma anche lacrime e gioia. Sussulti dell'anima e fuoco dentro.
Se proprio dalla mentalità azienda non ci si volesse staccare, si consideri però il tifoso allora cliente e si ricordi che il cliente ha sempre ragione. Ha ragione dunque a dubitare di una stagione dove il tecnico chiedeva di rinforzare la rosa e dove le cose, più che migliorate, sono peggiorate. Se non negli uomini, quanto meno nei risultati, se la matematica non resta un'opinione.
Si spieghi, allora, perché a spiegare malesseri e malanni oggi in conferenza stampa dovrà andare il direttore sportivo, che nell'ottica aziendale è un dipendente, piuttosto che il presidente o il direttore generale. A proposito: in bocca al lupo ad Andrea Rogg. Sapessimo anche i contorni del volto, pubblicamente, non sarebbe un dispiacere.
Si ricordi, poi, che l'azienda calcio ha variabili imprevedibili. Che, a differenza di altre, il dipendente è sempre pro tempore e spesso imprenditore di sè stesso. Che pagarne lautamente uno, blindandolo magari sino ad oltre trent'anni (leggasi rinnovi di Borja Valero e Rodriguez), può portare effetti controproducenti nel gruppo. Che ritardare le firme di altri, vedi Bernardeschi e Babacar, provoca in loro controindicazioni ed alimenta le richieste delle altre società, nel libero mercato calcistico.
Si chiarisca, allora, perché far parlare Josip Ilicic solo ora e perché senza un contraddittorio. Non ce ne voglia, lo sloveno. Ma un conto è mettersi davanti a dei taccuini, uno farlo ad un media ufficiale. Spiegazioni senza ulteriori ribattute e amen. Per inciso: Ilicic non convince con quelle parole e non pare che lo faccia anche con Firenze tutta.
Dulcis in fundo, alcune domande sparse. Perché Alonso e non Pasqual? Perché non il 3-5-2 collaudato senza snaturare ruoli e posizioni di metà rosa? Qual è la formazione tipo di questa Fiorentina? Perché Badelj? Perché non si riesce a piazzare i tanti esuberi e perché non lo si è fatto prima? Perché Neto ed Aquilani solo adesso? Mario Cognigni parla di calcio come azienda. Ma se le aziende non vanno, qualcosa cambia. E, soprattutto, chi le guida dovrebbe dar spiegazioni. A meno che il cliente non abbia sempre ragione.
Di Marco Conterio
Responsabile di redazione, Tuttomercatoweb.com e Calcio 2000