Scelta la linea morbida per uscire da una situazione complicatissima. Tante belle parole ma contano soltanto i fatti: 6 punti in 13 partite sono una vergogna. Pensare alla Serie B un dovere: ecco cosa succederebbe con i contratti dei giocatori
La Fiorentina ha scelto la linea morbida, quella dell'unione totale e del dialogo. Dopo l'ennesima sconfitta in stagione, la nona tra campionato e Conference League, le immagini di Dzeko e compagni sotto il settore ospti, con tanto di megafono dato al bosiaco per chiarire quelle che erano state le sue parole nell'immediato post gara della sfida in Europa contro l'AEK. A partire da quel momento qualcosa è cambiato in casa viola e le parole del direttore generale Alessandro Ferrari non hanno fatto altro che confermare quelle che erano delle semplici sensazioni. Tutti insieme, giocatori, allenatore, società a tifosi per provare a trovare il punto di svolta di questa stagione fin qui maledetta. Dopo le parole dovranno però arrivare i fatti, perché i sei punti fatti nelle prime tredici giornate di campionato sono una vergogna, inutile nascondersi dietro a un dito. Possiamo dire quello che vogliamo ma questa rosa, seppur non costruita nel migliore dei modi, aveva le potenzialità di fare molto meglio e adesso ha la qualità per uscire da questo girone infernale.
Servono punti, serve una vittoria il prima possibile, per ritrovare un po' di entusiasmo e scacciare quella paura che vediamo sempre di più, partita dopo partita, sui volti dei giocatori della Fiorentina. A partire da sabato, nella sfida contro il Sassuolo, la squadra di Vanoli dovrà cambiare marcia e starà anche all'allenatore riuscire a modificare qualcosa in campo. Perché scegliere di andare avanti con il lavoro messo in atto da Pioli non poteva che essere un vero e proprio fallimento. Ma l'attuale tecnico gigliato, nelle sue prime quattro gare alla guida della Fiorentina, non ci ha messo praticamente niente del suo e come prevedibile i risultati non sono cambiati.
La Fiorentina rischia di retrocedere in Serie B. E anche in questo caso non è il caso di nascondersi, di infilare la testa sotto la sabbia per non sentire la pressione esterna. I giocatori devono aver bene chiaro cosa stanno rischiando, devono avvertire il pericolo, e devono reagire anche pensando ai loro stipendi, che non sono certo da squadra che lotta per non retrocedere. Tutti noi speriamo che alla fine questo inizio shock di campionato possa essere soltanto un bruttissimo ricordo ma se la tragedia sportiva dovesse compiersi allora sarebbe il caso, come abbiamo già detto qualche settimana fa, che la società faccia una scelta tanto decisa quanto inattaccabile: gli artefici del disastro dovranno tutti scendere di categoria e contribuire alla promozione in un batter d'occhio.
Tutto questo sarebbe supportato anche dal regolamento sui contratti, visto che non ci sono prolematiche relative a un salary cap. La scorsa estate la Lega Serie A ha trovato un accordo con l'Associazione Italiana Calciatori che prevede, salvo diversi accordi tra le parti, la riduzione del 25% degli stipendi dei giocatori in caso di retrocessione in Serie B. Ma non per tutti: solo per coloro che hanno firmato un nuovo contratto dopo il 2 settembre 2025. Tradotto, a rimetterci sarebbero "solo" Mandragora, che ha rinnovato da poco, e Dodo, che dovrebbe firmare a breve il prolungamento. Tutti gli altri avrebbero lo stesso stipendio attuale. Una spiegazione che ci serve per capire che se Commisso dovesse impuntarsi e "costringere" tutti a restare avrebbe il coltello dalla parte del manico. Sia chiaro, tutto questo non deve accadere e nessuno si augura di dover pensare a queste cose. Ma è giusto sapere che la possibilità esiste. Ora avanti con la linea morbida. Ma le parole devono trasformarsi subito in fatti.
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