Pioli e il toto panchina: il rischio di pensare troppo all’allenatore, poco ai giocatori e ancora meno a chi decide. Firenze aspetta, mentre in Curva si potrebbe aprire una riflessione sulle gerarchie

Italia-Moldova 2 a 0, niente raffica di gol come la circostanza avrebbe richiesto per gonfiare la differenza reti, mentre nel frattempo Firenze si chiede chi andrà in panchina avendo ben presente il proprio favorito (Pioli). Il quale ha un cuore viola con introiti milionari color nero-petrolio e sicché la strategia per il ritorno segue un’evoluzione complessa, mentre altre alternative continuano a volteggiare nella testa dei tifosi e si suppone anche di un Pradè contestato, ma in sella.
L’allenatore è il primo marchio visibile per il club, figuriamoci che De Laurentiis è ripartito da Conte proprio nell’anno senza coppe, zero, neanche la Conference probabilmente scansata, quindi chi va in panchina è il distintivo che indossa il club per mandare messaggi anche agli altri. Ovvio che Firenze riparta da lì, anche se la società è ripiombata nel silenzio tipico dei tempi complicati. E intanto sullo sfondo restano Farioli, Motta, De Rossi…
Silenzio denso e serve un passo indietro per ricordarci di una tradizione locale: se la squadra vince, poi magari si viene a sapere che il presidente aveva chiamato in precedenza per dare la carica ai giocatori; se perde c’è spesso un corso di magia con dissolvimenti vari, a parte i casi in cui Pradè nella scorsa stagione ha picconato parecchio alcune prestazioni. Questo per ricordare che l’andazzo è chiaro, si tende in genere a nascondere le mosse quando le cose funzionano poco e in questo momento è bene volare basso. Bassissimo. Mutismo eroico. Intanto parecchi sono i contatti sottotraccia e ci mancava anche la Federazione per complicare la strada che porta a Pioli, anche se Ranieri è decisamente un passo avanti.
Manca ancora il timoniere in panchina e se diamo un’occhiata al passato ricordiamoci che da quando c’è la proprietà americana è successo questo: il primo anno Montella fu confermato dopo l’incontro con New York con Commisso (15 giugno), la seconda fu una stagione particolare perché il campionato post Covid finì in agosto e Iachini ricevette la notizia dell’ingaggio-bis direttamente da Commisso il 30 luglio 2020, dopo la vittoria per 4-0 contro il Bologna. Poi l’esonero, la parentesi Prandelli e di nuovo Iachini.
Non sappiamo poi cosa successe, ma è certo il divorzio da Gattuso (17 giugno 2021, clausola di riservatezza), sostituito da Italiano che firmò il 30 giugno. Per quanto riguarda i tempi è andata meglio a Palladino, presentato a inizio giugno del 2024 e ultraconfermato con affetto presidenziale a fine maggio 2025, poche ora prima delle fulminanti dimissioni (altra clausola di riservatezza). Insomma la vita sulla panchina viola non è mai stata semplice, mentre la catena di comando è sempre stata solida e confermata, attingendo all’interno dello staff per sostituire una figura totalizzante come quella di Joe Barone. Siamo di fronte ad un caso quasi unico nel panorama italiano, il problema è che all’esterno non si avvertono i segnali di un progresso calcistico collegabile agli investimenti in altri settori aziendali. Eppure - dicono i fan - la squadra si è classificata al sesto posto migliorando la posizione della passata stagione. Eppure - ripetono i fan - per il quarto anno consecutivo la Fiorentina è andata in Europa. Sorvoliamo sul livello di crescita calcistica aggiunto dalla Conference periodica, ma è indubbio che le clamorose dimissioni di Palladino abbiano messo in vetrina i limiti del progetto decollato un anno fa. E ora? Aria di cambiamento, almeno all’esterno del club.
Alla festa della curva Fiesole si sono affacciati alcuni ex viola, fra questi Prandelli, Biraghi, Borja Valero, Baiano, Riganò. La sterzata del tifo più caldo ha preso in contropiede la società, che in sei anni si era abituata ad un clima di sostegno assoluto e devoto con la missione dichiarata di sostenere la squadra. Dopo un durissimo comunicato, anche qui, silenzio e una quiete accesa. Nel frattempo - queste sono le voci - si potrebbe aprire un confronto sulle gerarchie in Curva, con le ‘nuove leve’ pronte a chiedere più spazio dopo gli ultimi anni, molto tormentati, in cui il credito al club è stato altissimo, prima di trasformarsi in rabbia nel famoso comunicato.
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