MERCOLEDÌ SUMMIT MEDICI CALCIO. MOLTI PUNTI INTERROGATIVI: DA CAPIRE ANCHE LA RECIDIVITÀ. AVANZA IPOTESI ANNO SOLARE. VERSO LE PORTE CHIUSE FINO AL 2021
È stata una Pasqua strana, ma quantomeno sul fronte dei numeri della lotta al Coronavirus le cose sono andate un po’ meglio. Il numero dei decessi (431) purtroppo è sempre elevato, ma dal 18 marzo scorso è il punto più basso. Calano i ricoveri in terapia intensiva, aumentano sensibilmente le persone guarite però i contagi restano considerevoli anche se c’è una spiegazione: la cifra dei tamponi è lievitata moltissimo, dunque è normale come il conto dei contagi resti ragguardevole. Statistiche che spingono a mantenere comportamenti ortodossi, in linea con le direttive impartite dal Governo. Sarebbe un peccato mortale arretrare anche un solo centimetro in questa battaglia ancora lunga da concludere, soprattutto da vincere. Il calcio legge il rosario dei numeri e studia come muoversi, ma le difficoltà sono sempre innumerevoli. Troppi i punti interrogativi.
Mercoledì ci sarà un summit italiano dei medici del calcio guidati dall’ottimo professor Enrico Castellaci. Il medico lucchese, campione del mondo con gli azzurri nel 2006 e per 8 anni impegnato nel calcio cinese, in questi giorni con saggezza e forte di una vasta esperienza, ha messo tutti in guardia circa i pericoli legati alla fretta di ripartire, ai problemi logistici per gli allenamenti e ai test medici per le idoneità sportive. Lui è il portavoce di un movimento che adesso - vorremmo dire sempre - dovrebbe essere ascoltato prima di tutti. La velocità nel fare le cose è nemica della precisione. In questa vicenda non si può fallire perché in ballo c’è la salute dei calciatori. Senza dimenticare che non esiste solo la serie A, in B e C la situazione è fatalmente peggiore. Nessuno o quasi usufruisce di strutture tali da rendere possibili gli allenamenti seguendo il protocollo attuale.
La riunione che si terrà mercoledì servirà proprio a questo: scambio di impressioni, proposte, proteste, soluzioni da attuare. Ci sarà un incontro col presidente Gravina e con la commissione scientifica allestita dalla Federcalcio proprio per fronteggiare nel pallone l’emergenza Coronavirus.
Un altro tema cogente è la recidività: cioè capire come un soggetto guarito dal Covid-19 possa contrarlo di nuovo. In Cina è successo e pare che qualche sospetto ci sia anche da noi. Èchiaro che se ripartisse la preparazione e alcuni calciatori (ri)prendessero il Corona la comunità del pallone dovrebbe fermarsi ancora con conseguenze pesanti per tutto il movimento.
C’è guerra, ma questa non è una novità, anche tra i presidenti. I fronti sono sempre più distanti: quelli che pretendono ad ogni costo di ripartire prima possibile e quelli che invece vogliono fermarsi. Il più duro del secondo gruppo è Cellino, patron del Brescia. Ieri ha detto che non farà scendere la squadra in campo e sarà pronto ad andare incontro a penalizzazione e retrocessione. Il Brescia è la squadra di una regione flagellata dal Coronavirus con oltre 10.000 vittime. Brescia città e provincia hanno pagato un tributo altissimo. Cellino deve rispondere alla sua comunità. Non è solo: alle spalle ha altri club, tra questi anche il Torino di un presidente molto influente ed ascoltato come Urbano Cairo. Il patron granata va ripetendo da settimane che il campionato dovrebbe concludersi entro e non oltre il 30 giugno: un modo cortese per spiegare come lui abbia voglia di chiudere qui tutto.
C’è anche il presidente degli arbitri italiani, Marcello Nicchi, che ha affermato a FirenzeViola.it come gli “dia nausea parlare di calcio in questo momento”. Insomma, mettere d’accordo queste due anime della serie A non è semplice. Ecco perché la proposta avanzata da Adriano Galliani, che prevederebbe di finire la stagione con l’anno solare e quindi consentirebbe di ripartire magari a fine agosto, adesso si mostra, se non come la panacea di tutto, quantomeno come il male minore. Nel calcio italiano sta raccogliendo proseliti e non è escluso che la questione possa tornare di grande attualità in settimana.
Filtra però dal Governo che se il calcio ripartirà, una delle condizioni basilari sarà la partita a porte chiuse, come per altro avvenuto prima dell’interruzione di inizio marzo. Tutto forse tornerà normale quando un farmaco o un vaccino scriveranno la parola fine su questa storia terribile. Prepariamoci allora a riaprire le porte nel 2021 perché sarà dura prima di dicembre rimettere tutto a posto.
La Fiorentina, rispetto a questa vicenda, ha assunto saggiamente una posizione attendista. Meglio ascoltare e riflettere che farsi prendere da assurdi pruriti da campionato come nel caso del presidente Lotito. Comprensibile aver voglia di vincere lo scudetto, soprattutto quando non si è abituati a vincerlo, ma davanti a quasi 20.000 morti la coscienza dovrebbe avere il giusto sopravvento. Coscienza, appunto…