IL RICORDO DI NARCISO È LA PARTE PIÙ BELLA DEL SABATO VIOLA. SUPER DRAGO, PER IL RESTO TOCCA ACCONTENTARSI. IN ANSIA PER CASTRO, MA SERVONO RINFORZI SUBITO. MERCOLEDÌ IN COPPA A TESTA ALTA, SOGNANDO L’IMPRESA

26.01.2020 00:00 di  Leonardo Bardazzi   vedi letture
IL RICORDO DI NARCISO È LA PARTE PIÙ BELLA DEL SABATO VIOLA. SUPER DRAGO, PER IL RESTO TOCCA ACCONTENTARSI. IN ANSIA PER CASTRO, MA SERVONO RINFORZI SUBITO. MERCOLEDÌ IN COPPA A TESTA ALTA, SOGNANDO L’IMPRESA

La parte migliore del sabato viola è stato il ricordo di Narciso, l’applauso commosso della gente allo stadio, quel voler urlare tutti insieme e più forte possibile l’inno che lo ha reso immortale nel cuore di chi tifa viola. Con la sua scomparsa Firenze perde uno dei suoi figli più amati, perché Parigi è stato un grande artista, un uomo d’altri tempi sempre educato, sorridente, mai sopra le righe neppure quando il successo lo aveva portato a essere artista di fama mondiale. Ci mancherà, ma potremo ricordarlo comunque col sorriso. Perché lui, siamo certi di non sbagliare, resterà per sempre “di Firenze vanto e gloria”. 

Se parliamo di calcio invece, tocca accontentarsi. La parte buona della serata al Franchi infatti sta proprio nel punticino strappato al Genoa. Non ci fosse stato Dragowski, splendido nel balzo su Biraschi e nel chiudere la porta a Pinamonti prima ancora che sul rigore, ora staremmo lì a leccarci le ferite, a fare calcoli sulla distanza dalla zona retrocessione, a domandarsi se davvero Napoli non fosse stata solo una splendida parentesi in un cammino ancora tutto in salita. Invece i numeri fortunatamente dicono altri: da quando c’è Iachini la Fiorentina è imbattuta (2 vittorie, due pari), ha preso un solo gol (di Orsolini, al 94’) e ha guadagnato un vantaggio rassicurante sul terzultimo posto, ora distante ben 10 punti.

Ce n’è abbastanza dunque per guardare il bicchiere mezzo pieno, anche se resta difficile non ammettere un pizzico di delusione per non aver colto l’occasione di rilanciarsi nella parte sinistra della classifica. Il vero punto debole viola però è sempre quello: la Fiorentina è una squadra da corsa, quando ha spazio, con Chiesa, Cutrone, Vlahovic, Benassi e lo stesso Lirola, può far male a chiunque. Quando invece non lo ha, mette a nudo i suoi limiti. E stenta. Non è un caso che Iachini abbia parlato di un’influenza non ancora passata, di una squadra che resta alla ricerca della sua reale identità. Serve pazienza dunque, sognando magari un clamoroso colpaccio contro l’Inter in coppa e la Juve a Torino. 

E’ stata una partita strana, questo Fiorentina-Genoa. I viola sono partiti forte, aggressivi, convinti, compatti nel pressing e determinati alla caccia del vantaggio. L’ottimo approccio però è svanito proprio quando Dragowski ha neutralizzato Criscito dal dischetto, come se quell’episodio avesse più spaventato che esaltato la squadra. Da lì in poi il gioco ha stentato e il Grifone (rivitalizzato dall’arrivo di Nicola) ha preso campo, tanto che sono serviti i prodigi del portiere per evitare il peggio. Nel finale, con Eysseric e Maxi in campo (della serie, chi l’avrebbe mai detto) la Fiorentina ha rialzato la testa, ma non era serata. A dirla tutta da Iachini mi sarei aspettato un pizzico di coraggio in più, mi sarei aspettato Sottil e un ritorno al 4-3-3. La vittoria andava inseguita con ogni mezzo possibile (in fondo é stato lui a dire che a Firenze non ci deve essere trippa per gatti), anche se capisco che l’allenatore badi al sodo anziché rischiare di perdere.

Il rilancio in classifica comunque è rimandato, ma in attesa di notizie su Castrovilli (incrociamo le dita, la cosa non sembra seria, ma ne sapremo di più solo dopo altri accertamenti), una riflessione va fatta per forza: la squadra non ha ricambi. Venuti ha giocato fuori ruolo, al posto di Castrovilli Beppe ha dovuto inserire Eysseric e domenica contro Madama dovrà inventarsi una difesa inedita per le squalifiche di Milenkovic e Caceres. Serve uno sforzo sul mercato e a dirla tutta sarebbe già servito da giorni. Mercoledì infatti c’è la coppa. L’avversario è fortissimo e forse avrà pure un campione come Eriksen dalla sua parte, mentre la Fiorentina dovrà chiedere gli straordinari ai soliti noti. La Fiorentina però è una squadra da corsa, che si esalta nella battaglia e contro le più forti. Dopo il successo con l’Atalanta poi è venuta l’acquolina in bocca: provarci fino in fondo dovrà essere il motto viola. Coraggio e testa alta. Perché nel calcio, di imprese, ne è piena la storia.