GUANTO DI SFIDA AMERICANO: CHE FAI ROCCO, LO RACCOGLI?
Nell’ottica del calcio divenuto ormai intrattenimento, dove i fatti del prato verde contano sempre di meno rispetto a quelli che avvengono a favore di telecamera, scuote il mondo pallonaro italico, covid malgrado, l’ingaggio di Josè Mourinho da parte della Roma.
Dal punto di vista tecnico sportivo, l’allenatore portoghese è un uomo di un tempo passato, non c’è novità nel suo calcio ed egli è più famoso per le parole e gli atteggiamenti tenuti sui media che per aver innovato il modo di giocare o allenare, insomma è roba da Strip di Las Vegas, come la fontana del casinò Bellagio, intrattenimento puro per una massa di spettatori- consumatori, annoiati dalla pandemia e dalla serrata forzata del calcio. Per svegliarli, ci voleva il colpo di teatro, stile Notte degli Oscar e la proprietà, non a caso americana, della Roma, ha fatto il colpaccio a sorpresa.
Tuttavia, non vorremmo dare l’impressione di snobbare, per frustrazione, l’operazione romanista, fossimo qui a parlare di Roma, saremmo più che contenti dello squillo da 7,5 milioni di euro netti all’anno, fatto dalla famiglia Friedkin al calcio italiano e infatti sono due giorni che non si parla d’altro un po’ ovunque, dai bar sport della più remota provincia italiana, ai media nazionali.
Infatti, se è vero che lo ‘Josè de noantri’, non inventerà nulla nella tattica e probabilmente aumenterà moltissimo solo l’appeal mediatico della squadra capitolina, è altresì incontestabile che il suo ingaggio, presuppone un impegno maggiore da parte del club giallorosso, nel costruire una squadra competitiva e degna d’essere gestita dal super motivatore portoghese.
Ma ciò che salta all’occhio è che la Roma compia questa operazione da una situazione economica tutt’altro che comoda: l’indebitamento netto della società ammonta a 461milioni di euro nell’ultimo semestre, con un dovuto di 25,12 milioni di interessi passivi sul debito nell’ultimo semestre.
Proprio in tal senso, considerato che i Friedkin sono una proprietà americana come i Commisso, non si può evitare di leggere l’ingaggio di Mourinho, anche come un guanto di sfida lanciato dall’imprenditore di San Diego al rivale newyorkese proprietario del club viola, Dan sfida Rocco.
E Rocco risponderà? Dante direbbe che qui si parrà la sua nobilitate, insomma si vedrà chiaro, se dopo le prime stagioni negative, Rocco Commisso, vorrà riscattarsi raccogliendo la sfida e rispondendo da par suo, considerando anche che la classifica dei quattrini, che pure non mancano ad entrambi, vede Commisso sopravanzare nettamente Friedkin, 7,2 miliardi di dollari il viola a 4,1 il giallorosso.
Ma come rispondere? Domanderà qualcuno. Andando da Maurizio Sarri con decisione, e senza perdere slancio e credibilità facendo contattare Tizio, Caio e Sempronio, i famosi casting, come li ha felicemente chiamati qualcuno, proporre al tecnico ex di Napoli, Chelsea e Juve, un progetto lungo e ambizioso che parta da Vlahovic (che come ha fatto ben notare anche Mario Sconcerti andrebbe tenuto anche solo perché la fortuna che capitino giocatori simili a Firenze, arriva una volta ogni due o tre decenni). Con Vlahovic punto fermo, il resto del bigoncio è tutta paranza che si può regalare al gatto, a partire dalla difesa che fa cascare le braccia, ad ogni partita.
Poi, con un allenatore ‘ di gioco’ come Sarri, la rifondazione della squadra sarebbe un gioco piacevole e una sfida avvincente, per chi, come Commisso, dice di amare il calcio.
Certo, una sfida costosa, ma come direbbero gli americani: ‘ è il calcio bellezza’, non una cura che ti ha prescritto il medico.
Di certo costerebbe meno comprarsi una bagnarola nuova e questa estate andare per i porticcioli vip degli splendidi mari italiani a fare il fenomeno, col cappellino da capitano e lo champagne in ghiaccio.
Così come probabilmente avrebbe fatto il vecchio proprietario della Fiorentina.
Ecco si. Lui questo guanto di sfida non lo avrebbe raccolto.
E tu Rocco che farai?