FIORENTINA, SUONA L’ALLARME. SECONDA SCONFITTA DOPO 14 GARE UTILI. DUE MESI A 300 ALL’ORA, ORA IL MOTORE É SPENTO. FORSE LA SQUADRA HA SCELTO LE COPPE. OCCHIO ALLA CREMONESE, SERVE LUCIDITÀ
“Questa squadra deve sempre avere il motore a mille, se molla un attimo è finita. Noi non ci possiamo permettere cali… Abbiamo rischiato di rimettere in discussione due qualificazioni in Conference e abbiamo rimesso in mano una partita al Monza”. Italiano ha ragione, la fotografia è perfetta. C’è da chiedersi magari perché accada questo.
La Fiorentina non ha un leader, ha eletto a giocatore rappresentativo il gruppo che non può mai abdicare alla propria missione. Chi ha in squadra giocatori che da soli possono inventare una magia, nei momenti di appannamento si affida a quelli. I viola, invece, sono destinati a guadagnarsi la pagnotta comunque, ovunque.
C’è modo e modo di perdere, la Fiorentina a Monza ha spento il motore alla metà del primo tempo quando con merito e comodità - grazie anche a due bei regali della difesa brianzola - si era ritrovata in vantaggio. Dopo la serata pazzesca col Poznan, situazione migliore non sarebbe potuta accadere. Bravo Kouame di testa sull’angolo di Biraghi e sempre abile l’ivoriano nell’assist per il raddoppio di Saponara. Lì è finito tutto.
Il resto della prima frazione è stato un crescendo per il Monza: l’occasione per Caldirola deviata in corner da Terracciano e poi i due gol dei lombardi, pure in quel caso con la complicità di un reparto difensivo, stavolta quello viola. Caprari ha saltato un disorientato Quarta, ha ubriacato Dodò, ha sparato e la carambola, su respinta di Terracciano, ha punito Biraghi con l’autogol. Il pari è sbocciato da uno schema che ormai gli avversari dei viola applicano con regolarità sistematica: rinvio lunghissimo del portiere, modello Istanbul e Spezia al Franchi, uno contro vicino all’area e rete. Quarta, ancora lui, e Terracciano hanno combinato un disastro, Dany Mota ha ringraziato con affetto. Il Var ha pescato il furbo Pessina al 47’ del primo tempo mentre toccava nettamente con la mano la palla, un aiuto per segnare il 3-2, annullato giustamente. Ma è stato il segnale. Perché la ripresa è ricominciata come era si era concluso il primo tempo: col Monza a giocare e i viola a guardare. E infatti, dopo pochi minuti, Amrabat ha commesso un fallo inspiegabile in piena area viola, ai danni Dany Mota, che ha consegnato alla squadra di Palladino un rigore nettissimo. Pessina dal dischetto ha firmato il gol del definitivo vantaggio. Il crollo strutturale era certificato dai duelli in ogni zona del campo, persi regolarmente dai viola. Neppure i cambi di Italiano hanno inciso. Jovic un fantasma, e non è una novità, Sottil senza mira, Terzic distratto, Castrovilli meno vispo del solito e Duncan che si è fatto vedere solo per una botta da fuori. La lettura di questa gara racconta una Fiorentina in versione sottomarino, inabissatasi dopo una ventina di minuti di partita.
Due sconfitte consecutive dopo 14 gare utili, suonano un allarme nella sala comando di Italiano. Probabilmente la battuta d’arresto con i polacchi non era soltanto riconducibile ad una sottovalutazione del Lech dopo l’1-4 a Poznan, c’era qualcosa di più che si è manifestato a Monza.
Il sospetto è che dopo 2 mesi giocati a 300 all’ora, i viola abbiano il serbatoio vuoto, sia nella testa che nelle gambe. Non è facile per nessuno giocare su tre fronti, anche per chi ha rose molto più attrezzate di Italiano. Era nella logica delle cose che il conto prima o poi arrivasse. Adesso c’è solo da capire come si riaccende quel motore, come si riempie quel serbatoio perché la Cremonese è dietro l’angolo. C’è bisogno di calma e non di polemiche inutili. Buttare via il bambino insieme all’acqua sporca è un attimo. Firenze deve stare tranquilla perché tutto è in gioco e tutto è molto intrigante. Si cresce anche attraversando periodi così.
Può darsi che il gruppo, inconsciamente, abbia scelto le coppe. Dura riprendersi l’Europa dal campionato dopo i troppi punti lasciati per strada, meno complicato, arrivarci attraverso la conquista di un trofeo che, tra l’altro, regala davvero un sapore diverso. Alzare al cielo una coppa ti consegna all’immortalità nella storia di quel club. Arrivati a questo punto della stagione possono scattare certi meccanismi mentali. C’e’ un esempio illuminante che ci riporta alla Roma di un anno fa: partendo dalla metà di aprile per finire al 20 maggio, nelle ultime 6 partite di campionato i giallorossi ne vinsero solo una, col Toro (0-3) alla 38esima giornata. La Roma aveva scelto da tempo, anzi Mourinho. Lo Special One voleva la coppa, ad ogni costo e alla fine la prima Conference della storia è sbarcata nella Capitale. I viola sono caduti nello stessa condizione mentale dei giallorossi?
Non ci sono certezze, solo dubbi. Tre indizi fanno una prova e il terzo potrebbe arrivare con la Cremonese, eventualità da respingere al mittente. Contro i lombardi, invece, la Fiorentina dovrà tornare ad essere lucida e feroce. In palio c’è la finale di Roma contro la vincente tra Inter e Juventus. In più all’andata è finita 0-2 per la Fiorentina e non è poco. Sicuramente servirà un atteggiamento opposto rispetto al Poznan (in quel caso c’erano addirittura 3 gol a favore della Fiorentina) e al Monza. Italiano in queste ore sarà chiamato agli straordinari, dovrà rigonfiare il canotto viola. E soprattutto recuperare gli infortunati: alcuni anche a sorpresa perché che Gonzalez e Ikonè avessero problemi, lo abbiamo scoperto in sala stampa dallo stesso allenatore della Fiorentina. A questi vanno aggiunti Bonaventura, Brekalo e Venuti. Adesso c’è bisogno davvero di tutte le risorse possibili, sono infermeria e squalifiche a fare la differenza in negativo o positivo. Avanti viola, con coraggio perché è una stagione da vivere con gioia.