FIORENTINA, ORA DIFENDI L'EUROPA. MA SERVE UN ALTRO PIGLIO
Francamente ci si aspettava una Fiorentina diversa. Al di là dell’assenza pesantissima di Borja Valero, era lecito pensare ad una squadra più cattiva, più aggressiva, più feroce. Del resto era la prima di nove finali e soprattutto un match chiave in vista dello scontro diretto con il Milan. Invece la squadra di Montella è sembrata assente, soprattutto nel primo tempo, in difficoltà nella manovra e senza quel piglio e quella carica con cui avrebbe dovuto subito prendere in mano la gara.
Nessun dramma per la sconfitta né è il caso di aprire processi, ma procediamo solo ad alcune riflessioni. Non crediamo granchè al fatto che in settimana si sia parlato poco della gara con il Cagliari: la Fiorentina è formata da giocatori esperti che non possono certo risentire di ‘problemi’ del genere o esserne condizionati. C’è semmai un dato che salta agli occhi: in trasferta, nel 2013, i viola hanno sempre perso ad eccezione del successo con la Lazio all’Olimpico. E’ il segnale preciso che sul piano della personalità la squadra deve ancora salire un gradino per lottare con le primissime. Troppo diverso il rendimento tra casa e trasferta: al Franchi sono stati raccolti 36 punti, fuori casa quindici. Uno squilibrio troppo grande su cui occorre inevitabilmente lavorare.
Proprio nel 2013 sono poi aumentati gli errori individuali, in particolare in difesa: è accaduto ieri a Roncaglia e Savic in occasione del primo gol, ma era successo anche domenica scorsa con il Genoa, solo per restare ad una settimana fa. È probabilmente la conseguenza di una stagione vissuta ad alti ritmi, ad un'intensità forse inattesa, e con la Fiorentina che è certamente andata oltre le aspettative, spendendo molto sul piano nervoso. Fisicamente poi ieri la squadra ha risentito della sosta: i nazionali hanno quasi tutti pagato pegno, a partire da Jovetic, costretto ad uscire nel primo tempo per una distrazione muscolare (ma anche chi non ha dovuto rispondere alle nazionali ieri è apparso giù di tono, vedi Pizarro e Aquilani).
Ha fatto discutere qualche scelta di Montella, come la decisione di togliere Ljajic – e non magari un difensore – per inserire Toni. Il tecnico ha poi voluto provare – come aveva fatto con buoni risultati con il Chievo – la carta del doppio centravanti, ma Larrondo è sembrato sinceramente ancora molto indietro. Non solo sotto porta ma anche nel dialogo con i compagni. Un altro interrogativo riguarda El Hamdaoui, ormai dato per… disperso. Mai utilizzato da Montella nelle ultime partite, la sua appare a tutti gli effetti una bocciatura. Forse definitiva. L'impressione è che il marocchino non si sia mai calato fino in findo negli schemi della squadra e che alla fine sia stato penalizzato dalla sua indisciplina tattica.
Adesso però con questa sconfitta la Fiorentina vede sì allontanarsi il terzo posto (il Milan dopo la vittoria di ieri è a più 6) ma deve assolutamente difendere il suo quarto posto. La Lazio si è portata ad un solo punto dai viola, mentre Inter – che deve recuperare una gara – e Roma sono a meno quattro. La Fiorentina insomma non può abbassare la guardia: le finali si riducono ad otto, e domenica prossima c’è il Milan. Fermare i rossoneri dopo la loro lunga striscia positiva sarebbe comunque un successo. Così come sarebbe una bella vittoria riagguantare l’Europa.
Lorenzo Marucci