E DAI SLITTA E RIMANDA, MANCO CI FOSSE IL GHIACCIO IN CAMPO MARTE: ITALIANO, OCCHIO AL TORMENTONE
Buongiorno Italia…. Gli spaghetti al dente e un partigiano come presidente, con l’autoradio sempre nella mano destra e un canarino sopra la finestra….Lasciatemi cantare, con la chitarra in mano, lasciatemi cantare, sono un italiano.
Era questo il grande successo musicale firmato Toto Cutugno di una estate di quaranta anni fa, un’estate calcisticamente memorabile peraltro, coronata dalla vittoria mondiale di una squadra che tutti ricordano l’Italia 1982. Adesso la pasta al dente piace sempre, al Quirinale non c’è più Sandro Pertini che aveva conosciuto le carceri fasciste, ma un uomo che ha conosciuto il dolore che deriva dalla criminalità, avendo avuto Mattarella un fratello ucciso dalla mafia. Le autoradio estraibili non esistono più e gli animaletti si tende ad apprezzarli più in natura che chiusi in una gabbia.
Invece i tormentoni sono sempre in agguato.
L’allenatore protagonista di una stagione oltre le previsioni, Vincenzo Italiano, deve incontrare l’uomo al quale Rocco Commisso ha affidato fiducia piena e poteri esecutivi, Joe Barone: l’incontro sarebbe dovuto avvenire prima della fine del campionato, ma a furia di rimandi e slittamenti ha ancora da avvenire, in barba al detto che le stagioni si programmano in primavera.
Dai slitta e rimanda, manco ci fosse il ghiaccio attorno al Franchi, anche l’ultimo abboccamento è stato procrastinato, come è ovvio che sia, tutti i cronisti, opinionisti e bestie similari, ci tengono a figurare come ben informati, perciò specie sui social è tutto un piovere di certezze date via a gratis: ‘accordo fatto, ‘macchè accordo’, ‘accordati che t’accordo’, fumate bianche, nere, grigie, c’è poi chi sostiene che: ’ La Fiorentina è tranquilla’, dagli e ridagli ad essere tranquilli, torna in mente Vlahovic che doveva rinnovare il contratto e tanto si stette tranquilli che a gennaio scorso l’attaccante andò a giocare nella Juve, tranquillamente.
Fatto sta che manca ogni ufficialità, il sito internet della società viola infatti, nulla di nuovo riporta alla voce Vincenzo Italiano.
Curioso poi che negli scorsi mesi non si sia scelto di vedersi, e risolvere ogni nodo, in modalità alternativa, lor signori non sono forse stati avvisati, ma il globo terracqueo è ormai nell’era digitale, domandiamo quindi, senza che nessuno se ne adonti se Italiano non potesse volare a New York per incontrare de visu Barone e pure Rocco Commisso, oppure se non si potesse organizzare una riunione video tra le parti, senza bisogno di vedersi in zona stadio sotto l’occhio invadente dei giornalisti, per poi lamentarsi di quanto siano invadenti i giornalisti.
Ma è probabile che le parti si siano parlate e riparlate e solo l’alone di mistero di cui si ciba la stampa abbia creato questo climax.
Non le avessimo viste, ma le abbiamo viste, le situazioni in cui a forza di frustrare le aspettative della piazza, l’allenatore finisce per diventare una sorta di ‘garante’ del progetto, raccogliendo indebitamente in sé tutte le ansie, anche quelle in eccesso, di un ambiente deluso e ad eccessivo, potenziale di angoscia.
E già infatti si comincia a dire che ‘Italiano vuole un altro centravanti’, come se il club non lo volesse.
Invece di dire, più correttamente, che è la ragione a imporre ai viola di iniziare il prossimo torneo con qualche certezza realizzativa in più, rispetto a quella che può garantire il solo Cabral.
Il tormentone del tecnico contrapposto alla società è stucchevole, già visto e pericoloso, ma va detto che è alimentato da tutta questa uggia della dirigenza viola nel mettersi ad un tavolo con Italiano per chiarire le posizioni e dopo averlo fatto comunicare l’esito alla città, attraverso la stampa, con una conferenza stampa vera, composta da domande fatte dal vivo.
Perché poi i fiorentini hanno la voglia e meritano di saltabeccare sulle spiagge con la consapevolezza che si sta costruendo una bella squadra per l’anno venturo: con le pinne fucile ed occhiali… quando il mare è una tavola blù…. Sotto un cielo di mille colori, ci tuffiamo con la testa all’ingiù.