Dilazione e opacità, la tattica di Pradè

Dilazione e opacità. Della prima diremo fra poco, ma partiamo dall’opacità intesa come il contrario di trasparenza, opacità più del club viola che del solo Pradè, il riferimento è alla famigerata clausola di riservatezza firmata da Palladino contestualmente alla rescissione consensuale del contratto che lo legava alla Fiorentina. Una clausola che significa che non sapremo, almeno non in tempi ragionevolmente brevi, i motivi che hanno spinto l’ex allenatore viola a sbattere la porta e andarsene, non li sapremo da lui, di voci e congetture invece ne continueranno a circolare parecchie. E questo non è bello o per lo meno non è cristallino, non è trasparente, e a ben vedere non si tratta di una novità visto che anche a Gattuso, anch’egli dimessosi a suo tempo dal club viola, fu fatta firmare una clausola simile. Manco si trattasse del divorzio miliardario di due star di Hollywood, la Fiorentina ha ritenuto suo interesse sborsare denaro, presumibilmente, poiché per firmare le clausole di questo tipo di solito ci si fa pagare, perché non si sappiano i particolari del fatto.
Dicevamo quindi che non è bello, trasparente e di certo non è il miglior viatico per la stagione che si va ad aprire perché nella testa di molte persone, le più curiose e sveglie almeno, si porrà sempre la domanda: ma cosa avevano da nascondere? Cosa temevano? E questo è quanto per l’opacità, ma vediamo la dilazione: Palladino si è dimesso il 28 maggio, ma ad oggi 5 giugno il nuovo allenatore non è stato ancora annunciato, così come, va detto ad onor di cronaca, ci sono alcuni altri club in Serie A ancora senza tecnico. Pradè nell’ultima uscita pubblica ha testualmente detto che "la Fiorentina farà un mercato in seconda battuta", cosa che non è certo una novità, l’anno scorso i calciatori furono a disposizione di Palladino soltanto a fine agosto e a ben guardare anche quello era un mercato incompleto che fu ampiamente integrato a gennaio. Inoltre Pradè anche nelle sue esperienze precedenti ha sempre preferito il mercato delle occasioni a ridosso della data finale di chiusura delle trattative, così come ha una naturale propensione alla scommessa, al puntare sul rilancio di un calciatore, cosa che talvolta ti va bene, anche molto bene, come fu il caso di Pizarro qualche anno fa e di De Gea e anche di Kean in quest’ultima annata, ma talvolta può andar male.
Stavolta Pradè ha precisato fin da subito che il suo modo di muoversi sul mercato sarà di indugio e procrastinazione.
E in tal senso il nome di Stefano Pioli, allenatore che sembra più vicino di tutti a sedersi sulla tristemente vuota panchina della Fiorentina, cade a fagiolo. Infatti Pioli, tuttora sotto contratto con la squadra araba dell’Al Nassr, non potrà essere annunciato ufficialmente prima del mese di luglio, presumibilmente dal 2 al 10, per via di alcune regole burocratiche legate alla tassazione del suo ricchissimo contratto (12 milioni a stagione) in essere con il club di Riad che appartiene al fondo sovrano saudita, inoltre proprio le caratteristiche di Pioli giocano a favore in un altro senso, poiché Pioli non è particolarmente legato ad un metodo di gioco, ne sa usare diversi e si adatta ai giocatori che ha a disposizione, quindi non ha la necessità condizionante di dover concordare nei dettagli una campagna acquisti col proprio club, Pioli arriva, si siede sulla panchina, allena e gioca con quelli che ha, un pregio frutto anche della sua lunga e articolata esperienza come allenatore, non a caso ha allenato grandi club dove ha anche vinto e adesso lavora all’estero in un paese interessante, ma anche difficile come l’Arabia Saudita.
Stefano Pioli, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe solo chiesto che la Fiorentina si doti di una figura dirigenziale di collegamento tra squadra e club (un team manager in sostanza), nulla di strano poiché Pioli ha solo chiesto di poter lavorare in una società di calcio minimamente strutturata, al momento la Fiorentina non lo è, vedremo se la voglia di avere un allenatore quotato come Pioli la spingerà a migliorarsi, cosa che già sarebbe ascrivibile al nuovo tecnico quale un piccolo risultato positivo.
Tuttavia siccome nella città del divin poeta non mancano mai i detrattori e gli scontenti, taluni chiamano già Pioli una minestra riscaldata. Ora, è vero che Pioli è già stato a Firenze due volte, prima da calciatore, poi da allenatore andandosene piuttosto male dimettendosi nel 2019, ma in ogni caso per tutto ciò di cui sopra, non lo chiameremmo una minestra riscaldata, ma bensì una minestra riposata che come dice il noto maestro di cucina Pellegrino Artusi e il gusto di ogni buona forchetta dalle Alpi alle piramidi, è anche meglio di quella appena cotta e non commettete giammai il sacrilegio di riscaldarla poiché non è un panino Camogli dell’Autogrill!
Ma infine non saremmo nel magico e fantasmagorico mondo del calcio scritto e parlato se altre fonti giornalistiche non puntassero su tutt’altri nomi e non proponessero scenari del tutto diversi, i più vari peraltro. Ormai si sa il pallone estivo, quello che non rotola fisicamente sugli ubertosi prati verdi, ma cammina sulle letterine stampate della carta, sempre meno, o sulle autostrade digitali della rete e sulle onde dell’etere, sempre di più, è il regno non già del vero, certo e sicuro, ma del verosimile e di tutto ciò che titilla la fantasia lessa dell’utilizzatore finale. Si, proprio come uno stupefacente.
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