DALLO STADIO AL NUOVO LOGO: LE DIVISIONI SULLA FORMA, LA SOSTANZA DEGLI OBIETTIVI FUTURI (IN GRADO DI MODIFICARE ANCHE LE STRATEGIE DI MERCATO)
La grande attesa per una nuova beffa, il torneo di accesso al Mondiale che gli Azzurri di Mancini hanno clamorosamente steccato al primo round con la Macedonia, e poi le vicende giudiziarie di un calcio italiano uscito tutt’altro che sano dal terremoto di 4 anni fa. E poi ancora le questioni più strettamente viola, come il rush finale in campionato, i più e i meno in forma del momento, il progetto stadio e chiaramente il nuovo logo fresco di presentazione. Di solito le soste impongono fior di previsioni, tabelle e soprattutto trattative, invece di questi tempi il dibattito intorno alla Fiorentina si è fatto meno ansioso e pure meno ansiogeno, adeguato a una posizione in classifica già superiore alle aspettative.
Così se c’è ancora tempo per domandarsi se e come la Fiorentina centrerà un ritorno europeo che potrebbe cambiare le carte in tavola persino di un partente come Milenkovic (esempio lampante di come il palcoscenico continentale modificherebbe molte strategie di mercato) sul fronte delle ultime scelte da prendere, che si trattasse del restyling del Franchi o di un nuovo stemma sulle maglie della prossima stagione, era inevitabile che tifoseria e opinione pubblica si dividessero, fosse solo per il mero giudizio estetico che - come da prassi - rientra in chiari canoni di soggettività.
Eppure, pur non volendo estraniarsi da un’opinione che dovrà pur arrivare al termine del pezzo (e d’altronde la sezione in questione poco spazio lascia all’immaginazione) gioverà prima di tutto sottolineare l’indirizzo futuro che l’operazione logo implica. Perchè piaccia o meno il nuovo simbolo, quel che più conta sono le mire futuribili (e vincenti) che la società rilancia con un’operazione del genere. Segnale concreto (al pari del Viola Park) dell’intenzione di costruire un percorso importante nei prossimi anni, nonché ulteriore risposta alle recenti voci sull’eventuale vendita del club. Insomma non che le parole di Barone, qualche settimana fa, non fossero sufficienti a rassicurare tutti sugli obiettivi futuri, ma più delle parole hanno spesso influenza i fatti.
Sotto questo profilo resta invece in stand-by il giudizio viola sul fronte stadio, qualunque argomento si voglia approfondire. Sono ancora molte le domande alle quali il club vorrebbe ricevere rapide risposte, e restano ancora diversi i tempi di reazione tra le intenzioni private di Commisso e l’iter pubblico disegnato dagli attori istituzionali in scena. Distanze ancora da colmare in attesa che il presidente possa tornare in città e magari riprendere i discorsi che lo stesso Barone sta avviando, fosse solo per immaginare una strada condivisa tra Fiorentina e Comune durante gli inevitabili disagi legati al via dei lavori. Rebus tutto ancora da decifrare insomma, al pari di un nuovo accordo da stipulare, molto più complicato del puro sentimento estetico sollevato dal nuovo logo della Fiorentina.
Il quale, per inciso e per quel che può valere il parere in questione, a chi scrive non fa impazzire. Se il recupero del giglio è apprezzabile, certamente rispetto a chi in serie A ha stravolto storia e tradizione, resta la squadratura del fiore (simbolo di armonia anche nelle forme) a smorzare entusiasmi già scalfiti da una V personalmente parsa troppo ingombrante. Una sensazione passibile di modifica con il tempo, e vicina a quella espressa dallo stesso ex viola testimonial della premiazione. Eppure niente più che una sensazione soggettiva, che non cancella l’interesse con il quale vivere l’ultimo strappo della stagione e i passi di una società che con un logo nuovo - apprezzato o meno che sia - si proietta comunque nel futuro.
Non una banalità, tanto più di questi tempi e in uno scenario calcistico italiano sempre più desolante.