DA OGGI STO CON SINISA
Firenze è ormai la città del paradosso. La scorsa settimana mi soffermai sul comportamento di quei tifosi della Fiorentina che, negli ultimi mesi, hanno più volte offeso i Della Valle e l'amministratore delegato Mencucci, fischiato Cerci prima che entrasse in campo e Montolivo mentre in campo c'era e giocava per la squadra per cui loro dovrebbero fare il tifo. Infine il bersaglio preferito, Sinisa Mihajlovic, prima gratificato a ripetizione del coro "Oh Sinisa salta la panchina" (legittimamente) e poi insultato con la più facile e banale offesa a sfondo razziale (sei uno zingaro). Giustamente la società ha stigmatizzato simili becere dimostrazioni di stile e in questo trovo che il comportamento della Fiorentina sia stato impeccabile. Il problema è che, forse, queste prese di posizione sono un po' tardive perché anziché preoccuparsi dell'innocuo regalo a Prandelli a Coverciano, la società poteva "sentire" i buhhh che una parte minoritaria del Franchi rivolge, puntualmente, ai calciatori di colore o lo "zingaro", guarda un po', con cui viene tradizionalmente accolto, tanto per dirne uno, Ibrahimovic. Folklore, sostengono gran parte dei tifosi. Folklore sciocco, becero, ignorante e antistorico sostengo io, e trovo che la società faccia benissimo ad essere, da qui in avanti, super intransigente con simili persone. E siccome siamo al paradosso che una parte dello stadio ormai fischia i suoi giocatori ed insulta il suo tecnico, propongo un altro paradosso. Se risuccederà, che i Della Valle privino Firenze della propria squadra, magari chiedendo di giocare un match in un altro stadio (Mihajlovic, invece, ha scelto di aprire, domani, le porte ai tifosi. Un gesto che gli fa onore e che spero porti l'effetto desiderato). Esagerato? Eccessivo? Così si punisce la gran parte dei tifosi per bene? Forse sì, ma francamente del clima che respira al Franchi non se ne può proprio più e a dirlo è uno dei più critici nei confronti di Mihajlovic, uno che non ha mai mandato a dirle alla società e che, per questo, ha pagato in prima persona. E a chi sostiene, e ci sarà sicuramente, da che pulpito arriva la predica, mi limito a ribadire che un conto è il diritto, direi il dovere alla critica anche aspra, un altro è l'offesa gratuita. Volevo utilizzare queste righe per spiegare i motivi per cui sarebbe stato bene a mio avviso cambiare l'allenatore ma oggi mi sento di augurare a Mihajlovic di battere il Chievo, arrivare in Europa e festeggiare da solo, con i suoi giocatori, un obiettivo a cui alcuni non credono ed altri addirittura sperano non sia raggiunto, continuando a chiamarsi tifosi.
Leonardo Petri