COMMISSO FA MURO, MA IL DISSENSO NON PUO' ESSERE UNA PORCHERIA

07.02.2023 10:25 di  Tommaso Loreto  Twitter:    vedi letture
COMMISSO FA MURO, MA IL DISSENSO NON PUO' ESSERE UNA PORCHERIA

E' un po' come se fosse in mezzo al campo, il presidente viola Rocco Commisso quando decide di schierarsi in difesa del suo club. L'ultimo intervento ieri, ai microfoni di Radio Bruno, e con i toni consueti. L'ennesima protezione dell'universo viola arriva anche a discapito di un realismo che invece la classifica sembrerebbe suggerire, tanto che persino il legittimo disappunto di uno stadio al secondo k.o. interno di fila diventa motivo di recriminazione. Se già l'uscita di Italiano sul coro "fate ridere" aveva dato la sensazione di una certa difficoltà in casa viola a concedersi sani momenti di autocritica, le esternazioni di Commisso spiegano bene il motivo per il quale i problemi della Fiorentina vengono individuati esclusivamente all'esterno

Insomma, il presidente ci passerà la provocazione, ma se nemmeno è più possibile esprimere il dissenso per il dodicesimo posto e una valanga di statistiche negative nell'ultimo anno (riportate per filo e per segno da una categoria che evidentemente non digerisce proprio) tanto varrà avviare selezioni all'ingresso e magari stimolare applausi o risate come avveniva in certe serie tv statunitensi molto in voga tra gli anni 80 e 90. Di certo, in questo modo, il problema di certi cori, o porcherie come l'ha definite Commisso, è risolto alla radice. Perchè poi, tra le tante parole riferite, tra i tanti concetti che inevitabilmente stridono con quel che rappresenta la Fiorentina per i suoi appassionati (a cominciare da un parallelo con un certo tipo di sport americano lontano anni luce dalla serie A) alla fine è proprio questo il più rumoroso: semplice conferma di come determinati problemi per il vertice del club non solo non esistano, ma siano creati (magari ad hoc nel caso delle testate più invise) da nemici esterni. 

Un'altra occasione persa per parlare di calcio, che è poi quel che si chiede quando si lamenta un certo silenzio successivo alle sconfitte, e anche per avviare un filo diverso nel rapporto con il popolo viola. Per ricucire un rapporto che si sta rapidamente scollando anche per interventi del genere, un passo dritto e spedito che non tiene di conto nè dei pareri dell'opinione pubblica, nè tantomeno della stampa. E che da oggi mal sopporta appunti (tali verrebbe da chiamare i cori del "fate ridere") riferiti anche dai suoi stessi tifosi che certamente si domanderanno per il prezzo del biglietto e dinanzi a prestazioni deludenti cosa ormai rimane da fare dentro uno stadio. 

Programmi e obiettivi che così facendo Commisso in primis non cita, ignorandoli perchè troppo concentrato sulla lista di prescrizione degli opinionisti più critici. Disposto, semmai, a difendere a oltranza la propria dirigenza non per valutazioni basate sui risultati (che oggi traballerebbero) ma semplicemente perchè messa di fronte ai risultati del campo, e per questo giudicata - ad oggi - in negativo

Una sfida totale, un uno contro tutti che Commisso porta avanti come se il cammino sportivo finisse in secondo piano. Limitando l'analisi del k.o. con il Bologna al semplice riferimento all'episodio della traversa di Saponara, quella degli attaccanti tirando in ballo le coppe che tuttavia non cambiano troppo le medie realizzative e sorvolando su tutte le recenti difficoltà di gioco di squadra e allenatore chiamato a cambiar modulo lungo il cammino. Come se non ci fosse troppo bisogno di spiegare le scelte del passato, le contraddizioni nella costruzione della rosa che partita dopo partita sono emerse confermando quanto sia stato reso complicato il lavoro del tecnico dalle ultime finestre di mercato. E poi pure gli indirizzi e i progetti futuri, niente di tutto questo. Ma piuttosto alzando un muro, un'entrata in tackle persino duro nei confronti di chi non si adegua e avanza legittime lamentele, almeno osservando prestazioni e risultati. 

In un atteggiamento per forza di cose lontano, per non dire diverso, da quello sfoggiato da neo proprietario viola in un Franchi festante soltanto 4 anni fa. Perchè quella voglia di vincere manifestata all'arrivo, quel bisogno di togliersi soddisfazioni in un calcio italiano che Commisso diceva di conoscere bene oggi stride non solo con un'inedita filosofia sportiva molto statunitense che traspare dal parallelo con la Columbia University, ma pure con le responsabilità addossate a tutti fuorchè a chi la Fiorentina la gestisce quotidianamente. Rischiando di diventare un ricordo lungo il solco che l'attuale registro comunicativo sta creando e allontanando sempre di più la proprietà dai suoi sostenitori. Quegli stessi tifosi che nonostante quanto abbia ribadito ieri Commisso hanno già dimostrato vicinanza alla Fiorentina nei momenti difficili (non pochi) vissuti nei primi anni della sua gestione. E pure con una media da oltre 30.000 spettatori come quella tenuta al Franchi in un'annata ancora in piedi per gli impegni di coppa (e per questo meritevole di massima protezione) ma desolatamente anonima in campionato come conferma la classifica.