CERCI E UN PO' DI SANA MALEDUCAZIONE
Non è simpatico e probabilmente non entrerà mai nei cuori dei tifosi, ma Alessio Cerci potrebbe diventare uno dei giocatori più importanti della Fiorentina di Delio Rossi. Intendiamoci, non parliamo di un fuoriclasse: l'unico in questa squadra è Jovetic, gli altri presunti tali sono solo buoni giocatori, e l'interesse mostrato nei confronti dell'ex romanista dal Manchester City la scorsa estate continua a sorprendere dopo aver visto di che campioni disponga Mancini, primo in Premier League ma quasi eliminato dal Napoli in Champions.
Cerci non è neanche un giocatore da Nazionale: l'infelice battuta di Mihajlovic sulla sua mancata convocazione in azzurro, una delle tante sfornate dal tecnico serbo a proposito della formazione allenata da Prandelli (vero Gilardino?), ha pesato come una maledizione sul 24enne attaccante di Velletri, protagonista di un ottimo finale di campionato 2010-11 (7 le reti al suo attivo, ben 6 nelle ultime 5 gare) e di un altrettanto spumeggiante avvio di stagione 2011-12 (gol al debutto in Coppa Italia con il Cittadella e 3 centri in campionato). Poi è arrivata la macumba di Sinisa e la sconcertante prova di Torino contro la Juventus, dove Cerci si è nascosto per un tempo all'ombra di Chiellini costringendo il suo allenatore a sostituirlo nell'intervallo. Ora Alessio è riapparso con la doppietta all'Empoli in Coppa Italia. Delio Rossi lo ha subito rimesso con i piedi per terra, segno che il ragazzo tende troppo ad esaltarsi. "Da lui - ha detto il nuovo allenatore della Fiorentina - mi aspetto di più, deve dare il meglio di sé dopo aver segnato due gol". Parole pesanti, quasi un rimprovero, con la speranza però che non suonino come una bocciatura per l'attaccante viola, salutato come l'erede di Bruno Conti al debutto in serie A appena sedicenne (Capello era l'allenatore della Roma) prima che un brutto infortunio a un ginocchio ne bloccasse la piena esplosione con la maglia del Pisa, in serie B.
Cerci infatti ha qualità importanti: è rapido, sa dribblare l'avversario, ha un buon tiro ed è capace di farsi valere nell'area di rigore, proponendosi così come spalla ideale di un Gilardino sempre più intristito e sfiduciato. Di più: è un mancino che dà il meglio di sé partendo da destra, come Bruno Conti appunto, ed è proprio accentrandosi da quella posizione che è abituato a far male alle difese avversarie. A volte forse è un po' egoista, ma ha una dote che nel calcio moderno viene spesso considerata un difetto: gioca d'istinto, non si fa imprigionare dagli schemi. E soprattutto è sfrontato, quasi maleducato in mezzo a troppi compagni cloroformizzati in campo da una pessima applicazione del concetto di fair play tanto caro ai Della Valle. Rispetto ai maestri del compitino, Cerci rischia, azzarda la giocata più difficile, prova a mettere da una parte ciò che è scontato e più affidabile. Cerci non sarà simpatico, ma è di sicuro divertente vederlo giocare. E pensarlo come un'alternativa a Jovetic è un limite che questa Fiorentina non può permettersi. Un attacco con lui, Gilardino e Jovetic lo aveva varato anche Mihajlovic ed è una strada obbligata per Delio Rossi, maestro di calcio e di gioco offensivo. Magari ridisegnando la posizione e i compiti di Jovetic oppure aumentando la responsabilità e i compiti di Cerci. Senza pretendere da lui le buone maniere. Anzi, sfruttando la sua sana maleducazione calcistica.
Simone Nozzoli