A PROPOSITO DEL CALCIO DI DDV

21.08.2011 23:42 di  Leonardo Petri   vedi letture
A PROPOSITO DEL CALCIO DI DDV

Inizia la settimana che porta al campionato. La Fiorentina è contenta per aver superato il Cittadella in Coppa Italia, il suo primo tifoso (così ama definirsi) Diego Della Valle un po' meno, ce l'ha con Massimo Moratti, con gli inquirenti di Calciopoli e, forse, con il calcio. A questo proposito vorrei umilmente suggerirgli che: il calcio è uno sport, il calcio è un business particolare, dove chi vince, generalmente, ha molti debiti e le società virtuose, quasi sempre, non sono competitive ad alti livelli; nel calcio le due società più forti in Europa, Barcellona e Manchester United, hanno bilanci disastrati e in Italia funziona allo stesso modo; nel calcio 150 milioni in 9 anni non garantiscono di poter vincere alcun trofeo, e infatti la bacheca è vuota, e non esentano da critiche; il calcio, come sostiene un grande saggio e fine conoscitore della materia come Claudio Nassi, è un gioco stupido per persone intelligenti; il calcio è sempre oggi, mai ieri e mai domani, ed oggi, se non vinci ci sono quasi sempre problemi. Del calcio si dice che è un'azienda ma poi tutti gestiscono i club di calcio come mai farebbero nelle proprie aziende; nel calcio un ex pizzaiolo emigrato giovane in Olanda può dire, a ragione, di essere uno dei personaggi più influenti, mentre imprenditori e finanzieri che siedono nel salotto buono dell'economia italiana possono essere trattati come novizi; nel calcio non contano né le plusvalenze che fai con le altre aziende che hai, né i soldi che hai guadagnato nel tuo lavoro, nel calcio conta chi compri, chi vendi e quanti, di questi soldi, metti nella squadra. Nel calcio conta la passione, conta se sei attaccato ai colori che difendi, nel calcio contano i sogni, e se il mercato si fa sostanzialmente per quattro mesi l'anno, significa che i sogni sono importanti e che gli ex pizzaioli emigrati in Olanda hanno tutto il diritto di sentirsi fondamentali; nel calcio le amicizie contano più dei congiuntivi, i rapporti molto più dei titoli di studio. Nel calcio se scrivi una lettera puoi non avere risposte soddisfacenti anche se nel tuo mondo, che non è il calcio, quando parli sei abituato a riscontri immediati e a persone sull'attenti; nel calcio se scrivi tre lettere e le indirizzi tutte alla stessa persona può accadere che ti venga risposto con ironia nell'ipotesi migliore, o di passare per rompicoglioni nella peggiore, e può accadere che questo ti faccia ancora di più arrabbiare, soprattutto se chi fa ironia lo consideri un imprenditore molto meno valido di te. Nel calcio, come soltanto nel diritto ecclesiastico accade, le vertenze si regolano sulla base di leggi ad hoc, si chiama diritto sportivo e chi non lo rispetta è fuori, niente a che vedere con la giustizia, figurarsi con la giustizia giusta. Questo, purtroppo o per fortuna non sta a me dirlo, è il calcio e, per viverci bene hai solo due possibilità: o lo trasformi a tua immagine e somiglianza , rivoluzionandone usi e costumi, come riuscì a fare Silvio Berlusconi negli anni novanta o lo accetti, ti adegui e provi a ragionare, quando fai calcio, da uomo di calcio. La terza possibilità è quella che tutti dicono di non volere, la terza possibilità è vivacchiare.

Leonardo Petri