1989, la Fiorentina espugna per l'ultima volta Marassi e cade il muro di Berlino
Fonte: CalcioToscano.it
Domenica la Fiorentina alla ripresa del campionato affronterà al Luigi Ferraris la Sampdoria di Novellino. I viola non vincono a Marassi dal lontano 9 aprile del 1989. Finì 2-1 per i gigliati con reti di pellegrini e Borgonovo, per i blucerchiati nel finale segnò Dossena. Il 1989 fu anno di svolta epocale, infatti segnò la fine del comunismo europeo che ebbe come sua data fatidica il 9 novembre quando cadde il muro di Berlino.
Ero in seconda media, i primi ricordi nitidi della Fiorentina partono da lì. Allora non c'erano parabole, digitali o internet. Il pomeriggio eravamo attaccati alle radioline, "Tutto il calcio minuto per minuto" o le mitiche radiocronache integrali di David Guetta. Non me ne vogliano gli amici di Radioblu, ma quella volta, quel 9 aprile dell'89, se la memoria non mi inganna, ero in campagna e in cima alla Calvana, nei monti sopra Prato ascoltavo con mio zio, sistemista incallito, Radio Rai. La Fiorentina vinse a Marassi, una stagione fantastica, le vittorie con la Juventus al 91' e quel 4-3 all'Inter del Trap, che vinse lo scudetto a mani basse. L'idolo dei ragazzi era Roberto Baggio e insieme a lui la punta che fece impazzire molte difese, Stefano Borgonovo. La Roma a fine campionato rimontò i viola, la Coppa Uefa ce la giocammo a Perugia
gol di Roberto Pruzzo e via verso il sogno europeo. Fu un bellissimo sogno, peccato per quella doppia finale con la Juve. L'allenatore della Fiorentina di allora è il c.t. della nazionale inglese di oggi: Sven Goran Erikson. Lo svedese è l'ultimo tecnico che con la Fiorentina ha espugnato Genova. 2-1 sulla Sampdoria.
La Samp di Vujadin Boskov, Cerezo, Vialli, Mancini, Pagliuca e Vierchowod. Questi signori due anni dopo avrebbero portato il Doria al primo scudetto della sua storia. La Fiorentina vinse a Marassi per l'ultima volta in quel lontano 1989, 1-2, a segno andarono al 19' Pellegrini e il raddoppio nel finale fu di Borgonovo, a cinque dal termine a nulla valse la rete di Dossena che accorciò le distanze. In porta c'era Pino Pellicanò che sostituiva Landucci, in difesa Hysen e mentre Dunga guidava il centrocampo viola e Firenze si innamorava sempre di più di Baggio, la storia mondiale viveva una svolta epocale: il crollo del comunismo. In giugno in Polonia furono svolte le prime elezioni , mentre il regime di Jaruzelski si andava allentando e il Partito comunista polacco subì una secca sconfitta. Vinse Solidarnosc, la Polonia ebbe il primo governo democratico dell'era post-comunista. L'effetto domino fu devastante. In Ungheria sempre nell'89 il Partito comunista cambiò nome in partito socialista, Jonas Kadar, capo del regime, scomparve. Anche il governo di Budapest avrebbe iniziato il suo processo di occidentalizzazione. Questi fatti furono il prologo di quello che accadde in autunno nella Repubblica democratica tedesca. Honecker, leader del locale Partito comunista, non riuscì sa salvare il regime e il 9 novembre, dopo numerose manifestazioni di massa, crollò il muro di Berlino.
Kohl, cancelliere della RFD presentò al Bundestag (il parlamento tedesco) il piano di unificazione. Il comunismo europeo volgeva al termine, anche la Cecoslovacchia risentì di questi benefici e dette avvio ad una rivoluzione gentile guidata da Dubcek, il padre della Primavera di Praga. Gli ultimi baluardi del regime restarono la Romania di Ceausescu e l'Albania. I miei ricordi di adolescente sono molto sfumati e nebulosi, qualche resoconto al telegiornale e la faccia di Gorbaciov che quotidianamente rimbalzava su giornali e tv. Era il periodo di Rocky 4 (1985) e di quell'"io ti spiezzo in due". Balboa batteva Ivan Drago, la superiorità a stelle strisce sulla falce e il martello. Il 1989 avrebbe segnato la fine della "guerra fredda". Gli accordi tra il leader del Cremlino e gli Usa sul disarmo, la prestrojka (la politica di liberalizzazione economica dell'est europeo) e il progressivo disimpegno nel controllo dell'Urss sui paesi dell'Est segnarono la fine di un'epoca che aveva contraddistinto tutto il dopoguerra. Sarebbe iniziato quello che Samuel P. Huntighton, storico americano, chiama "lo scontro delle civiltà". Il 1990 fu l'anno dei mondiali in Italia e di Desert Storm, il primo attacco americano all'Iraq di Saddam Hussein. Il medioriente e le "guerre di religione" diverranno i palcoscenici principali della politica internazionale, ma adesso il discorso si dilungherebbe troppo, meglio iniziare a pensare a Flachi e Quagliarella. Domenica al Luigi Ferraris la storia chiama Prandelli e i suoi a sfatare un altro tabù dopo quello di Cagliari
Speriamo che questa bella rinfrescata storica porti un'altra volta fortuna!