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Vanoli e la lezione di Mihajlovic: lo spogliatoio viola alla (ri)prova della personalità

Vanoli e la lezione di Mihajlovic: lo spogliatoio viola alla (ri)prova della personalità
Oggi alle 13:00Copertina
di Andrea Giannattasio

Certe volte, a Firenze, per raddrizzare la rotta serve il pugno duro. Lo capì Sinisa Mihajlovic nel 2010, lo sta scoprendo oggi Paolo Vanoli. Due epoche diverse, due Fiorentine agli antipodi per storia e prospettive ma accomunate da una stessa sensazione: quella di uno spogliatoio che, dopo l’abbraccio di un "padre buono", aveva bisogno di ritrovare un condottiero dal comando diretto. Un sergente di ferro, appunto. Allora, nel 2010, la squadra usciva dal lungo ciclo di Cesare Prandelli, un tecnico capace di portare i viola in Champions ma anche di instaurare un rapporto familiare con i suoi giocatori. Quando arrivò, Mihajlovic trovò un gruppo che aveva perso mordente, svuotato dopo anni di rincorse e sogni europei. Il tecnico serbo provò a scuoterlo con la sua proverbiale grinta ma presto si rese conto che quello spogliatoio non era fatto per la disciplina militare: "Non hanno l’indole per essere comandati a bacchetta", ammise dopo poche settimane.

Sfumature diverse
Quindici anni dopo la scena si ripete, seppur con sfumature molto diverse. Vanoli ha preso in mano una Fiorentina all’ultimo posto in classifica, ma non in macerie. Quella a sua disposizione, è una squadra costruita per alzare l’asticella, reduce dalla miglior stagione dell’era Commisso e, numeri alla mano, dell’ultimo decennio. Il gruppo non è stanco, semmai disorientato, tra concetti di calcio che in estate sono stati pressoché assenti e una preparazione fisica carente. Dopo Palladino e Pioli, due tecnici più "empatici" che autoritari, la Viola ha imboccato di nuovo la strada della disciplina. Ma oggi la sfida non è più quella di ricominciare da zero: è quella di salvare il lavoro fatto e farlo in tempi strettissimi.

Impatto positivo
Ecco perché il confronto con il 2010 è suggestivo ma non sovrapponibile. Quella di Montolivo, Vargas e Gilardino era una squadra alla fine di un ciclo, che aveva perso motivazioni e riferimenti. Quella di Kean, Gosens e Ranieri è invece una formazione che deve solo ritrovare fiducia, fame e - soprattutto - ordine. Le prime risposte, in campo e fuori, sembrano incoraggianti. La prova di Genova ha mostrato una squadra più compatta, più "dentro" la partita e le parole di ieri Vanoli - dirette e senza fronzoli - hanno fatto breccia in un ambiente che aspettava proprio questo. La domanda, in ogni caso, resta aperta: il metodo del "sergente di ferro" funzionerà dove fallì Mihajlovic? Oppure anche stavolta lo spogliatoio viola si rivelerà troppo sensibile per certi toni? Sta a Vanoli trovare la misura giusta: quella che trasformi la disciplina in energia e non in paura.