FirenzeViola

Fiorentina a caccia di un modello per colmare il gap: italianizzazione, patrimonializzazione e la scelta di Pioli

Fiorentina a caccia di un modello per colmare il gap: italianizzazione, patrimonializzazione e la scelta di Pioli
Oggi alle 15:00Copertina
di Luciana Magistrato

La Fiorentina vuole alzare l'asticella, lo ha ribadito anche Stefano Pioli in queste ore. L'obiettivo della Fiorentina è la crescita e la continuità che per ora si sono fermate al gradino più basso dell'Europa pur avendo dato una dimensione internazionale alla squadra. Come fare, visti i ricavi troppo bassi per competere con le big italiane inarrivabili dal punto di vista finanziario? Nelle scorse ore il braccio destro di Daniele Pradè Roberto Goretti ha parlato in un'emittente umbra delineando come la società sia ad una svolta e abbia iniziato un percorso di ricostruzione fin dalla scorsa estate, con una divisione dei compiti ma anche condivisione di responsabilità nella squadra mercato.

Patrimonializzazione della squadra: solo due prestiti
E se la scorsa stagione è stata rivoluzionata tutta la squadra, quest'anno la Fiorentina è potuta ripartire proprio da quella base ed eliminare i tanti prestiti cui era per forza di cose ricorsa. Come è noto erano nove i giocatori in prestito: Gosens, Gudmundsson e Fagioli (unici riscattati) oltre a Bove, Cataldi, Adli, Folorunsho, Colpani e Zaniolo rispediti invece al mittente. Complice certo anche l'arrivo di un nuovo tecnico con nuove idee tattiche. In questa sessione di mercato la Fiorentina ne ha solo due, Viti e Nicolussi Caviglia. Un grande passo avanti insomma verso la patrimonializzazione della squadra, senza il rischio di dover sempre ripartire daccapo.

Blocco Italia
Dell'italianizzazione della rosa si è parlato spesso in questi anni, a volte più nelle intenzioni che nei fatti, ma in questi due anni la Fiorentina ha fatto un passo concreto in tal senso. Se Commisso e il compianto dg Barone a parole avevano sempre immaginato una Fiorentina viola azzurra è indubbio che guardando la rosa attuale è con l'arrivo di Goretti, grande conoscitore dei giovani italiani seguiti di persona per gli stadi italiani (per restare in Toscana, basti pensare a quante volte è stato avvistato con il collaboratore Pizzimenti al Bozzi - dove giocava la Primavera gigliata -, al Franchi e al Castellani), che la dirigenza ha dato un input importante all'italianizzazione: Kean, Fagioli, Ndour, Viti, Fazzini, Piccoli, Nicolussi Caviglia si sono aggiunti a Ranieri, Comuzzo, Mandragora e ai baby Fortini e Kouadio. Tutti azzurrabili e addio nomi esotici.

Modello e stile di gioco
E per applicare certi principi è ovvio che ci voglia un tecnico che dia un'impronta. La Fiorentina aveva puntato su Raffaele Palladino, bravo e giovane, per aprire un ciclo ma è indubbio che con Stefano Pioli, più esperto e sicuro dei propri sistemi di gioco e più in sintonia con la dirigenza, la strada è meno tortuosa, almeno nelle intenzioni. Lo stesso Goretti a Umbria Tv ha appunto sottolineato come: "Nel calcio parte tutto dai fatturati e 5-6 realtà ce l'hanno veramente alto. Quelle poco al di sotto possono riuscire a competere negli anni con continuità solo se crei un modello e uno stile di gioco, come ha fatto l'Atalanta, come dicono tutti, che ha creato un modello e uno stile di gioco con Gasperini e con i dirigenti e questo è stato fondamentale per portarsi al livello delle altre più forti economicamente. Il gap a mio avviso lo migliori con lo stile di gioco e il modello che si vuole creare ma da pensarlo a realizzarlo ce ne passa". Ce ne passa è vero, ma le idee chiare e la coerenza sono già passi importanti.