CAGLIARI, Prosegue il sogno dei rossoblù
Tredici vittorie, una quota record, mai raggiunta dal Cagliari negli ultimi quattro campionati di serie A. Ecco perché i sogni dei tifosi sono legittimi. E, si badi, non si tratta solo di eccessi determinati dalla passione ma di speranze che hanno solide basi tecniche. Il Cagliari ha le carte in regola per contendere alla Roma (cioè l'avversario a esso più vicino) il sesto posto, che equivarrebbe alla clamorosa qualificazione alla prossima edizione della Coppa Uefa. I rossoblù giocano bene, sono diretti da un allenatore capace, hanno in mente precise idee, hanno capacità di soffrire e di interpretare la gara per come essa si propone. Ieri, per esempio, il Cagliari aveva di fronte il classico avversario scorbutico. Il Catania è duro, aggressivo, “appiccicoso”. Non ti lascia spazio, ti soffoca, trasforma la partita in una specie di bagarre al termine della quale spesso risulta decisiva una ripartenza di Mascara, Morimoto o un gol di rapina di Paolucci.
Il Cagliari ha sofferto, ha avuto pazienza, ha accelerato quando ha capito che doveva farlo e alla fine l'ha spuntata. È una vittoria che vale molto per la classifica e ancor più per l'autostima di una squadra che vola dal gennaio 2008, quando gettò le basi della sorprendente salvezza Adesso che il campionato ha imboccato il rettilineo finale (si giocheranno senza altre pause le restanti otto giornate sino all'epilogo del 31 maggio, con temperature presumibilmente sempre più alte), il tema principale sarà quello delle motivazioni.
Si dice, non a torto, che in questo periodo vincano le squadre che hanno pressanti interessi di classifica. In teoria, quindi, il Cagliari dovrebbe partire sempre svantaggiato, avendo ottenuto da tempo la salvezza e avendo come concorrente per l'Europa niente meno che la grande Roma.
Invece, il Cagliari ha già dimostrato a Bologna che questo vecchio adagio del calcio può essere smentito. I rossoblù hanno la forza e la mentalità per continuare a giocare bene, chiudendo il campionato con un singolare record: non essere mai stati messi sotto nettamente, sul piano del gioco, da nessun avversario.
Ecco, quindi, la motivazione giusta, al di là del sogno europeo bello e che da impossibile potrebbe trasformarsi in possibile: giocare sempre bene. Una sorta di rivoluzione copernicana, in un calcio speculativo e avaro di spettacolo (ma ricco di business) come quello italiano. Sarebbe una lezione eccezionale per questo mondo, che rischia di essere travolto dalla girandola di milioni in cui si trova (che altro è l'intenzione, ogni tanto adombrata, di trasferire i grandi club in un super campionato europeo, relegando tutti gli altri in insignificanti tornei nazionali?)
I tifosi rossoblù stanno imparando ad apprezzare la capacità della loro squadra non solo di vincere ma anche di giocare bene. Dopo la sconfitta interna con il Genoa, il pubblico ha applaudito ugualmente, consapevole che la squadra, in inferiorità numerica, aveva dato tutto ed era stata all'altezza di un ottimo avversario. Ieri, dopo la vittoria numero tredici del campionato, il Sant'Elia ha tributato un applauso commovente ai rossoblù, tutti insieme a braccia alzate per ringraziare. Non c'è bisogno di altre motivazioni per continuare a giocare così. I conti definitivi si potranno fare solo alla fine, ma sarà difficile che il bilancio complessivo non sia trionfale. Poi verrà il difficile: ripetersi. Ma ci sarà tempo per parlare di questo.