Ancora Bove: "Ho voglia di tornare alla mia passione. Il ricordo più bello l'accoglienza dell'Olimpico"

Edoardo Bove, ex calciatore della Fiorentina oggi sotto contratto con la Roma seppur senza poter scendere in campo, ha rilasciato un'intervista esclusiva al Corriere dello Sport in cui ha raccontato le sue sensazioni e le sue emozioni dopo il malore accusato in campo lo scorso 1 dicembre in Fiorentina-Inter (QUI il primo estratto dell'intervista). L'ex numero 4 gigliato ha parlato così del momento più difficile che ha vissuto e di chi gli è stato più vicino: "Quando mi sono ritrovato senza certezze, ho attraversato una crisi che definirei d’identità. Fino ad allora non avevo fatto altro che giocare a calcio. In momenti come quelli ti poni un sacco di domande, ti chiedi cosa sarai senza il pallone. Mi hanno aiutato la famiglia, gli amici, i compagni, i tifosi, la Fiorentina, e non mi riferisco solo alla squadra, ma anche ai dirigenti".
Il sogno di calcio è sempre ricorrente, la notte?
"Sì, e sono sogni frequenti. Un gol in rovesciata, sotto la traversa, quelli che non mi competono".
Qualche momento positivo non è mancato
"Il ricordo più bello resta l’accoglienza dell’Olimpico prima di Roma-Fiorentina, un insieme di emozioni fortissime".
A proposito, guardi ancora le partite?
"Solo quelle di Fiorentina e Roma, le altre mi danno fastidio... Anche mio padre vede meno calcio, pur essendo appassionatissimo. Trovo che sia una reazione più che naturale... Per me, in particolare all’inizio, non è stato difficile come per i miei: io non capivo la gravità della situazione, pensavo di essere semplicemente svenuto. Loro invece sapevano di avere corso il rischio di perdere un figlio".
Ogni tanto voli all’estero per seguire il tuo ex compagno ed amico Cobolli?
"Flavio mi ha fatto una videochiamata cinque minuti fa dalla Cina, ha vinto contro uno davvero forte... A calcio ero più bravo io. Saprai anche che in estate ho sentito Mourinho, il mio papà calcistico, si era fatto vivo subito, a dicembre, con mio padre che lo adora".
La legge non ti consente di giocare in Italia e dubito che in futuro potrà cambiare
"Non escludo niente. I medici non sono ancora giunti a una conclusione, potrei anche essere a posto, non credi? Ho la piena consapevolezza della situazione, sto da Dio e ho una gran voglia di tornare alla mia passione".
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