URCA CHE BOTTA!
Urca che botta! Il titolo, lo diciamo subito, è ripreso. La Gazzetta dello Sport titolò così il tonfo dell'Italia nell'esordio, contro l'Olanda allenata da Van Basten, dell'Europeo 2008. Un tre a zero che non lasciò spazio a dubbi, quello maturato dagli azzurri al cospetto degli orange. Un titolo che fondamentalmente ben rappresenta il pesante crollo viola, avvenuto ieri a Torino in quel dello Juventus Stadium. Un tonfo che, per inciso, riporta squadra e ambiente agli scenari cupi di un gennaio nerissimo.
Quattro punti il misero bilancio delle ultime sei gare, ai quali vanno aggiunti i postumi dell'eliminazione dalla Coppa Italia ad opera di quella Roma oggi già con un allenatore diverso. Al cospetto delle "grandi", la Fiorentina, ha fino a ora raccolto un po' poco. Sconfitta a San Siro contro l'Inter e a Roma, vittoriosa con il Milan e la Lazio, un pareggio e una sconfitta rispettivamente con Napoli e Juve. In questo girone di ritorno c'è ancora tutto il tempo per risollevarsi e riprendere a correre. Approfittando magari proprio degli scontri interni con Inter, Roma e Milan.
Quel che resta, tuttavia, è l'amara constatazione che il tanto temuto scotto di tempo da pagare per la ricostruzione di un ciclo è inevitabilmente arrivato. Al di là dell'arresa che è sembrata incondizionata ai bianconeri, la squadra viola sembra adesso davvero costretta a fare i conti con i difetti di costruzione di un meccanismo da portare avanti negli anni. Fino a dicembre, in pratica, Montella e il suo gioco erano bastati a sopperire determinate lacune tecniche e numeriche della rosa. Oggi, purtroppo, non più. Ed è in prospettiva immediata che allora l'ingresso in pianta stabile in gruppo di un giocatore come Sissoko non può che essere uno dei fattori positivi.
Gli altri fattori dovrà essere il gruppo a trovarli. Quello stesso gruppo che fino alla trasferta di Palermo sembrava già cementato, e che oggi non sembra più così imperforabile. Non che la squadra non sembri più essere tale, ma più in generale il gioco viola adesso non sembra più così scintillante e frutto di un collettivo. Servirà guardarsi negli occhi, in settimana. Capire cosa non stia girando negli ultimi tempi, e come voltare immediatamente pagina dopo un sabato da incubo. Con i leader dello spogliatoio, e del campo, pronti a trascinarsi dietro tutti i compagni. Jovetic per primo, chiamato ogni gara che passa a un riscatto che però non sta arrivando.
L'involuzione del montenegrino appare senza spiegazione. Che sia psicologica o meno, o anche legata al futuro, la crisi di JoJo sembra persino fisica, con la difficoltà sempre più evidente a saltare l'uomo e ad aggredire lo spazio. A Torino è mancata la marcatura su Pirlo e nei confronti di Montella non sono mancate le critiche di presunzione, ma più di tutti gli altri, ancora una volta, contro la Juve è mancato lui. La stella trattenuta a forza, il campione che tutti vorrebbero, e che oggi gira a vuoto. Il tempo per rialzarsi c'è tutto, e la prima parte di campionato è lì a raccontare di cosa possa fare la Fiorentina, e Jovetic stesso. Ma è ora di cambiare qualcosa, anche forse negli atteggiamenti mentali come ha fatto intendere Pizarro (uomo vero anche ai microfoni) nel dopo gara. Perchè alla lunga schiaffi e botte come quella di ieri pomeriggio rischiano di lasciare il segno.