SANDRO CIOTTI, 10 ANNI DOPO... "SCUSA AMERI, LA FIORENTINA È IN VANTAGGIO"
Dire che Sandro Ciotti era “the voice” della radio-televisione italiana è scontato. Dire che non ci sono più i radiocronisti di una volta... è banale. E persino ingiusto. Diciamo che un tempo, senza immagini fino alle 18 (solo allora arrivava Paolo Valenti con 90° minuto), le voci dovevano trasmettere emozioni, dovevano raccontare e non descrivere. E allora bisognava essere bravi. Molto bravi. Probabilmente Sando Ciotti era il più bravo di tutti. E non parliamo solo di sport, solo di calcio. Certo quel pallone conteso da 22 ragazzotti in pantaloncini corti era la sua passione, e del resto come dargli torto... Sandro Ciotti aveva addirittura militato in serie C con l'Anconitana, faceva il mediano, anche se nella vita, nella professione era un fantasista. Un vero numero 10. Abbiamo accennato a qualcos'altro che non fosse il calcio. Ciotti, infatti, commentò 14 Olimpiadi, 15 giri d'Italia, 9 Tour de France, fino a sublimare la sua “ars oratoria” nelle 2400 radiocronache e passa di “Tutto il Calcio Minuto per Minuto”. Abbiamo accennato a qualcos'altro che non fosse lo sport. La definizione “The Voice” capita a proposito perchè Sandro Ciotti era un appassionato, un competente di musica, scriveva e parlava di musica. Sandro Ciotti suonava egregiamente il pianoforte (memorabile una sua esibizione della Marcia Turca di Mozart alla Domenica Sportiva, con chiosa finale: “Ho fatto più fatica in questi 4 minuti che in 30 anni di carriera”) e seguì come inviato 40 festival di Sanremo. Sandro Ciotti non cantava, ecco quello no. E poi, di grazia, come avrebbe fatto? Con quella voce scurita dalle sigarette, quasi dolce nella sua durezza... forse qualche brano di Paolo Conte, di Franco Califano. No, per lui cantavano le sue frasi, i suoi aforismi, i suoi neologismi... Uno per tutti: “Clamoroso al Cibali”, celebrativo di un piccolo Catania che aveva battuto la grande Inter. Potremmo andare avanti ore ed ore, ma a lui non sarebbe piaciuto. Sandro Ciotti non era logorroico, non come il suo amico-rivale Enrico Ameri col quale rinverdì, seppur dall'altra parte della barricata, i grandi dualismi dello sport: Coppi-Bartali, Rivera-Mazzola, Ciotti-Ameri. Sandro Ciotti era capace di dire che: “Il cielo è striato d'azzurro come da contratto”. E ancora... “Giornata meravigliosa come il sorriso di Greta Garbo”. Però un brivido colorato di viola, quello si, Sandro Ciotti ce lo concederà...
Era il 25 aprile 1982, la Fiorentina gioca a Napoli. E' l'anno del “meglio secondi che ladri” e la Juventus è di scena in casa contro l'Inter. Inutile dirlo, le due squadre sono appaiate in testa alla classifica a quota 39, e (ancora inutile dirlo...) la Juve va in vantaggio al 75' con un rigore di Brady. Dal “Comunale” di Torino Enrico Ameri urla tutta la sua gioia (il buon Enrico era juventino, guarda caso...) il campionato sembra ormai deciso. Sette minuti dopo dal San Paolo di Napoli risponde Antognoni... e Ciotti gli fa da colonna sonora: “Scusa Ameri, la Fiorentina è passata in vantaggio. Ha segnato Antognoni...” Personalmente è l'emozione più grossa della mia vita di tifoso, ed anche oggi da modesto addetto ai lavori ringrazio Sandro Ciotti per avermela regalata. Ah dimenticavo, oggi sono 10 anni che Sandro ci ha lasciato. Sembra ieri...