RESPONSABILITÀ CONDIVISE

11.09.2022 20:00 di  Dimitri Conti  Twitter:    vedi letture
RESPONSABILITÀ CONDIVISE
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Non ci voleva, non in questo momento: la Fiorentina manca ancora il ritorno ai tre punti, che in campionato mancano ormai dai 90 minuti inaugurali contro la Cremonese di Ferragosto e, ancora peggio, cede il passo nel Derby dell'Appennino, facendosi rimontare 2-1 dal Bologna con ancora una grande scia di rammarico a seguire il pullman viola sulla strada del ritorno. La sfida del Dall'Ara potrebbe essere presa come prototipo degli errori individuali nel calcio moderno, guardando da qualsiasi prospettiva si desideri. 

Per prima cosa, difficile partire da altro visti anche i toni del ds Pradè nel commentare gli episodi nel post-partita (a differenza del suo allenatore, andato a toccare esclusivamente aspetti tecnico-tattici), va presa in esame la prestazione dell'arbitro, Daniele Orsato. Un veterano del mestiere. "Siamo incazzati - ha sbottato senza filtri Pradè - e chiediamo ufficialmente spiegazioni agli arbitri". In nome della tanto declamata trasparenza e voglia degli arbitri di comunicare maggiormente col grande pubblico, sarebbe d'uopo che qualcuno spiegasse come sia possibile che, al di là del VAR e del suo protocollo-scudo, né l'arbitro né i suoi due più diretti assistenti sul campo abbiano ravvisato l'azione irregolare di Kasius su Quarta.

Messo ciò in archivio, la responsabilità di una partita persa in rimonta e con il gol decisivo arrivato quando alla fine mancava ben più di mezz'ora comprendendo il corposo recupero, ma più in generale di questo fosco avvio di stagione della Fiorentina, non può essere attribuibile solamente ad un'evidente svista arbitrale. C'è anche una componente tecnica, di errori individuali ormai non più ignorabili specialmente in costruzione (o distruzione, si veda la prova di Igor in quel di Bologna) che deve portare l'intero gruppo squadra, ma anche la dirigenza, a riflettere in profondità.

Quanto è attribuibile, di queste sviste proposte in serie, una parte di colpa ai limiti dei giocatori e quanto, in un'ottica semmai più globale, invece alle scelte societarie, su tutte un mercato partito forte sulle sostituzioni ma in parte inceppatosi nel finale quando serviva corredare? E ancora, l'allenatore che percentuale di responsabilità si prende? Domande che, ben prima che noi, si farà la società dal suo interno, a maggior ragione con il suo vertice presente fisicamente accanto alla squadra. Per il momento non resta che prendere atto di un altro giro a vuoto, sul quale non è possibile puntare il dito contro una persona soltanto. Non dopo questo nuovo episodio di una partenza stentata, senza ali per sognare né gol per prendere il volo.