QUANDO ANCHE DARE IL MASSIMO NON BASTA
Resta la sensazione del classico amaro in bocca dopo la sconfitta in cui è incappata la Fiorentina contro il Milan, la tredicesima all’interno di un campionato di ormai conclamata sofferenza. Una gara certamente ben preparata (il nuovo 4-4-2, tranne qualche svarione iniziale, è parso funzionare) ma soprattutto ottimamente giocata, almeno per la prima ora abbondante di gioco. Quello che tuttavia perplime è stata la reazione dei viola dopo il gol del 2-2 ad opera di Brahim Diaz, visto che da quel momento Pezzella e compagni sono calati alla distanza, senza impensierire mai Donnarumma. Come se giovedì, contro il Manchester United, avesse giocato allo stremo delle sue forze la formazione di Prandelli e non quella rossonera. Che invece, nonostante una valanga di assenze e i 90’ sulle gambe di tre giorni fa, ha avuto la forza di ritrovare il vantaggio e di gestire senza patemi gli ultimi 20’ di gara.
Differenze di caratura tecnica? Indubbiamente, visto che il Diavolo si è confermato una vera schiacciasassi in trasferta (un solo pareggio, una sola sconfitta e ben dodici vittorie) ma anche probabilmente - oltre ad un paio di scelte arbitrali discutibili - alcune scelte a gara in corso che non hanno più di tanto convinto. Al di là dell’errore collettivo in cui è incappata tutta la difesa viola in occasione del 2-3, è poco spiegabile la scelta che ha portato Prandelli a inserire Venuti al posto di un anonimo Castrovilli, che eccezion fatta per un paio di spunti è andato quasi sempre in difficoltà al cospetto dei palleggiatori rossoneri. Un Callejon spedito in campo prima, ancora sul risultato di parità, avrebbe dato (forse) un segnale diverso a tutta la squadra che - arretrata più di quello che già aveva fatto a livello di baricentro - ha subito la terza rete e da lì in poi ha latitato. Oppure: che fine ha fatto Amrabat, che non si è praticamente mai nemmeno riscaldato nel pregara? È tutta solo questione di mal di schiena? La sua fisicità in un centrocampo che stava andando in panne avrebbe potuto aiutare. Sta di fatto che lo spagnolo e Kouame, catapultati nella mischia a risultato compromesso, sono parsi un estremo tentativo mal riuscito.
Nulla però, fortunatamente, è stato più di tanto compromesso. La classifica - almeno per ciò che riguarda le zone bassissime - è rimasta la stessa e nonostante i successi di Spezia e Benevento (quest’ultimo, a Torino, davvero clamoroso) i viola restano a galleggiare sulla zona pericolante, a +7 sul Cagliari e a pari merito con liguri e campani, che sono in svantaggio però negli scontri diretti con Pezzella e compagni. Adesso ci sarà la sosta per le Nazionali, nel corso della quale la Fiorentina dovrà provare a recuperare il massimo delle energie perdute per prepararsi al meglio non solo alla prossima trasferta (l’ennesimo scontro diretto, questa volta con il Genoa) ma anche ad un lotto di gare, tra cui quelle con Sassuolo e Verona, in cui sono in palio punti importanti. Con la consapevolezza, questo sì, che la Fiorentina anche con il Milan ha lasciato tutto sul campo ed è consapevole della strada che l’attende: lunga e tortuosa.