LA FIORENTINA DEI DV (2002-10): DALLA RISALITA A PRANDELLI
In queste ore stiamo arrivando al capolinea della Fiorentina guidata dalla famiglia Della Valle, pronti ad entrare nella prima età a stelle e strisce, nelle mani del miliardario americano Rocco Commisso, dopo 17 anni trascorsi con i marchigiani a capo della società. Mentre va dunque a concludersi l'Era Della Valle, noi di FirenzeViola.it abbiamo voluto ripercorrere le varie tappe della loro Fiorentina, partendo dal lontano 2002 - quando rifondarono la squadra dopo il fallimento - fino ad arrivare ai giorni nostri. In questa prima parte ripercorremo i primi 8 anni, quelli dal 2002 al 2010.
LA RISALITA VERSO LA SERIE A - La storia comincia, come detto, nell'estate del 2002. La Fiorentina è appena fallita, a causa della situazione debitoria in cui era incappata sotto la presidenza di Vittorio Cecchi Gori e, dopo le canoniche aste fallimentari andate deserte, viene acquisita dalla famiglia Della Valle, che fa riferimento alla figura centrale di Diego. Per motivi giudiziari si decide di chiamare la squadra Florentia Viola, in attesa di poter poi più tardi - avverrà alla fine della stagione - recuperare il marchio Fiorentina. Si riparte dalla C2, vinta senza troppi patemi d'animo dalla squadra che ha come primo allenatore Pietro Vierchowod, rimpiazzato in corso d'opera da Alberto Cavasin. I grandi protagonisti, però, sono in campo e sono due in particolare: il portiere, il fiorentino Andrea Ivan, e soprattutto il bomber. Si chiama Christian Riganò, e segnerà 30 gol in 32 presenze, guidando i suoi alla promozione. Senza scordarsi del Soldatino, Angelo Di Livio, capitano retrocesso di tre divisioni pur di continuare a difendere i colori di Firenze. L'estate seguente fu quella del doppio salto, ossia direttamente dalla C2 alla B, a causa di un elevato numero di squadre fallite nelle categorie inferiori, che permise alla Viola di saltare la terza serie. La stagione di cadetteria non fu semplice, ma si concluse con una nuova ed immediata promozione, al playoff contro il Perugia - allora in A - sotto la mano esperta di un fiorentino acquisito quale Emiliano Mondonico, anima viola che mai sarà scordata a Firenze e dintorni, il quale subentrò a Cavasin a campionato in corso e condusse - non senza qualche difficoltà - a termine la velocissima risalita: in sole due stagioni la Fiorentina era già tornata in Serie A.
LA SERIE A E CALCIOPOLI - Nell'estate del 2004 la Fiorentina si appresta dunque a rigiocare in massima serie. Per la prima volta un altro membro della famiglia proprietaria si espone in prima linea nel quadro dirigenziale, ed è Andrea Della Valle che sostituisce Gino Salica nella carica di presidente della squadra. La prima stagione, forse assieme all'ultima e al 2011/12 (ma a queste ci arriveremo più avanti) è la più complicata di tutte. Non solo per il rendimento sportivo, che vede la squadra faticare e alternare ben tre allenatori (dopo Mondonico toccò infatti al compianto Sergio Buso prima, e a Dino Zoff poi) ma anche per quello che poi si scoprirà essere un pieno coinvolgimento del club nella vicenda di Calciopoli, per riuscire a salvarsi, cosa che costerà alla Fiorentina una penalizzazione sia nella stagione successiva che in quella dopo ancora, e rappresenterà probabilmente la prima vera spaccatura tra i Della Valle ed una parte del tifo, delusa dall'aver scoperto delle mani in pasta che non si aspettava. Ma dicevamo della stagione successiva al 2004/05, tutt'altro che un'annata banale. Sì, perché fu allora che venne inaugurato il miglior ciclo dell'intera gestione.
I CINQUE ANNI CON CESARE PRANDELLI - La chiave di volta del tutto fu la scelta dell'allenatore. Per la stagione 2005/06 fu nominato infatti Cesare Prandelli, reduce da ottimi campionati sulla panchina del Parma, ma anche dalla discussa apparizione lampo a Roma, che poi si scoprirà essere stata da lui lasciata in tempi rapidissimi a causa del peggiorare della situazione di salute dell'allora moglie Manuela Caffi, poi scomparsa nel novembre del 2007 e ricordata con un silenzio e uno striscione da brividi da parte del tifo viola prima della partita con l'Inter. Sotto la sua guida arrivarono gli anni migliori dell'intera Era Della Valle, nonostante qualche ostacolo lungo il percorso. Come le penalizzazioni post-Calciopoli, che resero vano il quarto posto del 2006 e che costrinsero la Viola a partire da -15 nel campionato seguente, concluso comunque al sesto posto che valse la prima volta in Europa per i DV. Avrebbe potuto essere Champions, senza quei punti sottratti dalla giustizia sportiva, ma l'appuntamento era solamente rimandato. E sarebbe arrivato nella stagione successiva: il quarto posto ottenuto nel 2007/08, miglior piazzamento nella storia della Viola dei Della Valle, sarebbe poi stato ripetuto anche in quella seguente. Due anni di Champions League vissuti alla grande, dall'estasi per la storica doppia vittoria contro il Liverpool all'amarezza per un'eliminazione contro il Bayern Monaco - sarebbe poi arrivato in finale arrendendosi all'Inter del triplete - fortemente condizionata dall'arbitraggio di Ovrebo. In precedenza erano state fatte ottime cose anche nella sorella minore, l'ancora denominata Coppa UEFA, in cui la Viola fu fermata ad un passo dall'ultimo atto, caduta sotto l'iper-difensivismo e la fortuna ai rigori dei Glasgow Rangers. L'ultima annata con Prandelli non fu particolarmente brillante, ed anzi si assistette ad un divorzio tra le polemiche, con Diego Della Valle che provava a stanare i corteggiamenti della Juventus nei confronti del tecnico, poi invece diventato ct della Nazionale italiana. Non c'era però solo Prandelli tra i protagonisti. Partendo per esempio da chi quella squadra l'aveva costruita, il ds Pantaleo Corvino che da allora ebbe un'altra notorietà nell'ambiente, arrivando però soprattutto ai giocatori: da Luca Toni, Scarpa d'Oro a Firenze alla saracinesca Seba Frey, fino ad arrivare al Fenomeno Adrian Mutu e ad un altro ottimo realizzatore come Alberto Gilardino, rinato in viola. Ma senza scordarsi altre icone, su tutti ad esempio Martin Jorgensen e Tomas Ujfalusi, o quel ricciolone di Stevan Jovetic, baby montenegrino con la chioma alla Cocciante che faceva gridare alla Fiesole: "Il ragazzo gioca bene". Si era appena concluso il momento più alto di quella Fiorentina, anche se probabilmente i protagonisti non ne erano ancora del tutto consapevoli.
La seconda parte arriva nel corso della serata.