C'era una Volta in Viola, la ginecologia, la guerra e l'oro olimpico: la storia di Alfonso Negro

Gli Stati Uniti d'America sono per antonomasia la nazione delle opportunità e della libertà. La terra promessa all'inizio del secolo scorso per tanti cittadini provenienti dall'Europa che arrivavano ad Ellis Island per realizzare il cosiddetto "sogno americano". L'Atlantico, con la speranza di trovar fortuna nel nuovo mondo, lo attraversano anche i coniugi Negro, una coppia originaria di Angri (in provincia di Salerno) che si stabilì a Brooklyn. Senza essere riusciti a migliorare la propria condizione sociale i Negro al termine della I Guerra Mondiale tornarono in Italia, portando per la prima volta nel Bel Paese il figlio Alfonso, nato a New York il 5 luglio del 1915.
Ad Angri Negro trascorre l'adolescenza e scopre così la sua passione per il calcio. Seconda punta di piede sinistro, l'italoamericano a soli 15 anni fa il suo esordio con la prima squadra del suo paese in Prima Divisione. Nel 1933 passa poi in Serie B alla Catanzarese, dove viene adocchiato dagli osservatori della Fiorentina che solo un anno dopo decidono di portarlo sulle rive dell'Arno per la cifra monstre all'epoca di 40mila Lire. Firenze però per Negro non significa solo calcio. L'attaccante classe 1915 infatti si iscrive alla facoltà di Medicina Ginecologia e Ostetricia. Una scelta che, oltre a permettergli uno sbocco lavorativo al termine della carriera, lo inserisce nella lista dei convocabili dal C.T. Vittorio Pozzo (campione del mondo nel 1934) per la spedizione azzurra alle Olimpiadi berlinesi del 1936. Durante la rassegna a cinque cerchi resa famosa dalle gesta dell'afroamericano Jessy Owens (4 medaglie d'oro), Negro, chiuso nel suo ruolo da Cappelli, gioca solamente la semifinale contro la Norvegia, realizzando tra l'altro la rete dell'iniziale vantaggio italiano. Battuti 2-1 gli scandinavi ai supplementari gli azzurri staccano il pass per la finalissima contro l'Austria. Così, nell'impianto che 70 anni dopo vedrà l'Italia diventare per la quarta volta campione del mondo, sarà una doppietta del capocannoniere del torneo Annibale Frossi a regalare la medaglia d'oro agli azzurri.
Tornato dalla rassegna olimpica Negro rimane a Firenze fino al 1938, quando viene acquistato dal Napoli. Con la casacca azzurra giocherà le sue ultime stagioni ad alti livelli prima della chiamata militare per il secondo conflitto mondiale. Laureatosi nel 1940 a Firenze, l'italoamericano viene arruolato come Ufficiale Medico e spedito sul fronte greco-albanese. Prima in servizio presso il 37° Battaglione Mortai Divisione Modena poi negli ospedali da campo di Giannina ed Atene, Negro non perde la sua passione per il calcio e organizza eventi sportivi per i soldati. Il più famoso è sicuramente la partita nello stadio Panathinaiko di Atene tra il Regio Esercito italiano e la Wehrmacht tedesca. Rientrato in Italia dopo la guerra, l'ex viola approda all'Ercolanese dove concluderà la sua carriera calcistica prima di dedicarsi completamente all'attività di ginecologo, fino al 1972 in Campania e successivamente a Firenze. E Proprio nella Città dei Medici troverà la morte, a soli 69 anni, l'11 novembre del 1984.
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