I CARTELLINI DELLA DISCORDIA
Avete presente quando qualcuno fa una battuta che però è chiaramente un riferimento a una verità troppo scomoda per essere detta esplicitamente? Ecco, la sensazione avuta dopo le parole di Rocco Commisso a Lady Radio a proposito della lista dei giornalisti che in futuro potranno o meno entrare e partecipare agli eventi del Viola Park di Bagno a Ripoli, è proprio questa.
"Ho deciso che privatamente assegnerò cartellini gialli e rossi ai giornalisti perché non si possono fare soldi tramite la Fiorentina su radio e giornali. Quando ci sarà il nuovo Viola Park, vedremo chi ci sarà". Queste nel dettaglio le parole che la Fiorentina relega sotto il termine "battuta" appunto, ma che hanno decisamente il sapore di "lista degli indesiderati". Un messaggio che è difficile fraintendere per questioni linguistiche perché troppo chiaro per non essere compreso.
I cronisti hanno un compito difficile, che non sempre riescono a portare a termine come accade esattamente per tutti gli altri mestieri. La ricerca di notizie e il racconto della cronaca sono le principali missioni, ma il giornalista viene anche chiamato ad esporsi e ad esprimere opinioni. Questo significa anche criticare talvolta, ma perché è una parte del lavoro stesso. Se una critica non viene digerita pazienza, quando si parla di calcio, l'arbitro supremo resta il campo e dunque i risultati.
I giornalisti ogni giorno si misurano con i colleghi, con i tifosi e con chi gli permette di lavorare, ma era difficile pensare che dovessero misurarsi anche con un arbitro partigiano che sventola cartellini in base all'eccesso di critica. Questo potrebbe accadare tra qualche mese, in barba a ogni regola di informazione libera e dunque senza bavagli o limitazioni. Attenzione, qui non si parla di offese, per le quali si può rispondere tramite l'avvocato, ma di opinioni e di notizie che a quanto pare non vanno giù alla proprietà viola.
Concludendo, la speranza è che la battuta sia stata davvero solo un modo per citare una trasmissione televisiva e che sia solo stato un fraintendimento dovuto alla lingua. Se non fosse così, definire inqualificabili queste dichiarazioni sarebbe come usare un eufemismo, perché non si tratta certo di difendere "una casta" come a qualcuno piace ancora pensare, ma solo di chiedere che, anche di fronte a visioni contrastanti, venga permesso a tutti di fare liberamente il proprio mestiere.