30... MA NON 31
E’ la delusione il sentimento che segue la chiusura del terzo mercato dell’era Commisso. Delusione per un addio a Chiesa che doveva consentire alla Fiorentina di tornare pesantemente sul mercato, delusione per la sostituzione anagrafica di un attaccante esterno di indubbio valore, delusione per un reparto offensivo destinato a dover gestire parecchie pressioni da qui alla prossima finestra di trattative a gennaio. La formula che tanti ha scontentato, di per sé, assicura alla Fiorentina comunque un buon incasso nel triennio, e in tempi di Covid non era scontato, è semmai sul piano tecnico che il solo arrivo di Callejon apre qualche spiraglio ai dubbi.
C’era tempo e modo per strutturare una sostituzione più ampia di quello che doveva essere un simbolo, e non necessariamente perchè Callejon non sia un buon innesto. Anzi. Lo spagnolo è certamente un arrivo importante in grado di rivitalizzare il gioco, ma al cospetto di un ventiduenne nazionale che va a rinforzare la prima della classe per un incasso sì dilazionato, ma pur sempre da oltre 50 milioni, non può che uscirne ridimensionato. Anche perchè lo stesso inserimento di Callejon nell’attuale scacchiere di Iachini, fino a prova contraria impostato sul consueto 3-5-2, non appare così immediato. Di certo il mancato intervento nella zona centrale dell’attacco è l’altro aspetto di maggiore discussione.
Archiviate le difficoltà nelle prime tre giornate la corsa ai ripari, sulla scia di una chiusura per Chiesa rimandata anche per esigenze bianconere, ha comportato una serie di tentativi andati a vuoto per Milik (l’idea Gervinho era più del Parma che non dei viola e comunque inserita in un’eventuale affare per Saponara in Emilia) contatti che hanno fatto seguito a quelli presunti per Belotti e quelli meno convinti per Piatek. Nonostante il trio Vlahovic-Cutrone-Kouame abbia evidenziato incertezze strutturali in avvio di stagione non è stato possibile concretizzare una strategia convinta per consegnare un centravanti di ruolo al tecnico. Anche tra le pieghe delle richieste inevase dell’allenatore è possibile ritrovare le ombre di una finestra di mercato in totale attivo.
Se Iachini si era favorevolmente espresso per un regista individuato in Torreira, e soprattutto per l’arrivo di una punta da scegliere tra i nomi pesanti della Serie A (Belotti, Milik, persino Dzeko) dal mercato estivo appena concluso arrivano indicazioni diverse, e in attesa di eventuali rivisitazioni del modulo vien da domandarsi se e quanto sarà necessario proseguire gli adattamenti stile Amrabat davanti alla difesa o Kouame prima punta. Fattori che oggi mettono in discussione un rafforzamento inseguito da Commisso, almeno nelle intenzioni di qualche tempo fa. Se l’anno di transizione è già alle spalle risulta meno immediata la definizione di questa seconda stagione.
Certo, il centrocampo ha ricevuto una massiccia dose di qualità con Bonaventura e Borja Valero, la difesa appare ancora più completa grazie all’arrivo di Martinez Quarta e a sinistra Barreca stimolerà Biraghi a cercare continuità, ma se la partenza di Chiesa era qualcosa di preventivatile sin dalla scorsa estate lo era altrettanto una campagna estiva mirata a colmare lacune evidenti come quelle relative al bisogno di gol. Al di là di un’ambizione che per scelta comunicativa è calata fino al nono posto da rincorrere, e di una battaglia sulle infrastrutture che rischia di relegare in un angolo l’aspetto sportivo, la sensazione peggiore che aleggia a mercato chiuso è che fatto il cosiddetto 30 non si sia riusciti a chiudere il cerchio arrivando a 31