FIORENTINA-MILAN E LE LORO CONCEZIONI OPPOSTE SUI RITIRI
Visto il triste campionato che sta affrontando la Fiorentina, la cui presenza in queste ultime giornate di Serie A è giustificata solamente per la ricerca di quel punto che garantirebbe ai viola il matematico raggiungimento della salvezza, un obiettivo piuttosto mesto viste le premesse createsi nella stagione, e che comunque vada sarà arrivato ben più tardi rispetto al giorno in cui l'Europa è sfumata, la partita di sabato sera contro il Milan diventa occasione buona per un ragionamento sulla differente prospettiva che le due società, ma ancor prima i due allenatori, hanno mostrato nella gestione di due gruppi in difficoltà mentale ancor prima che tecnica, e nell'utilizzo del ritiro punitivo come mezzo per provare ad invertire la rotta.
Vi abbiamo infatti raccontato di un Montella ampiamente infastidito dalle continue - quanto doverose - domande dei giornalisti presenti nella pessima figura dell'ora di pranzo al Castellani. Tanto da perdere la pazienza lontano dai microfoni (QUI la nostra ricostruzione nell'analisi del momento emotivo), precisando in questo modo ancor di più la sua visione sul tema. Ampiamente condivisa dalla società, come si direbbe provando ad interpretare il totale silenzio calato sull'argomento. Nessun dirigente che esprima la posizione del club, soltanto bocche chiuse. In attesa che cali il sipario.
Una premessa prima di passare alla sponda rossonera è però necessaria, dato che anche Gattuso ha dichiarato pubblicamente di non credere troppo nella reale efficacia del ritiro, visto da lui dunque più come una punizione per un'insubordinazione massima messa in atto da Bakayoko nel corso della passata settimana. Detto ciò, il tecnico del Milan non ha però esitato a portare fino in fondo i propri ideali, anche a costo di scontrarsi con una fetta del suo gruppo. La reazione, quantomeno sul piano del risultato, è arrivata vincendo con il Bologna. Certo, si tratta anche della stessa serata in cui proprio Bakayoko ha messo in scena un discutibile teatrino con il suo allenatore. "Fuck off, man", l'intraducibile espressione che si legge chiaramente venir fuori dalle sue labbra. Ma in questo caso, Gattuso, ha trovato alle sue spalle una struttura dirigenziale che, quantomeno di facciata, ha difeso il suo operato. Ed anche il supporto diretto di alcuni giocatori, in testa un veterano di quello spogliatoio come Abate, anche lui dubbioso sulla reale efficacia ma convinto dell'importanza a livello di stimolo, di motivazioni, di acquisire nuovamente una mentalità perduta. Fosse anche solo una questione di sentirsi tutelati, e volendo prescindere dal dicutere della reale efficacia, si può senz'altro stabilire che il peso di certe dinamiche di tutela rimane decisivo. Ritiro o meno.