DEBOLE COI FORTI MA FORTE COI DEBOLI: VIOLA ALLA PRANDELLI MA CHE PUÒ PUNTARE IN ALTO
Alla sosta di ottobre con dodici punti in sette partite (media di 1,7 a gara, con una proiezione di oltre 60 a fine campionato), al 5° posto in classifica e addirittura a sole tre lunghezze dalla Champions. Più che dal cocente ko di ieri contro il Napoli, è forse più corretto ripartire da qui per analizzare quello che fino ad oggi è stato il cammino della Fiorentina, una fenice risorta dalle sue ceneri (la rosa è grosso modo quella che lo scorso anno ha chiuso a 40 punti) che nonostante lo stop contro la capolista ed altri passi falsi al cospetto delle big si è confermata la sorpresa di questa Serie A. Merito di un gioco, quello dato da Italiano, che pur con tutti i limiti del caso (dispendioso a fronte di non molti ricambi, a tratti poco equilibrato e spesso distratto in fase difensiva) ha permesso alla squadra viola di tornare nei piani alti della classifica a sei anni di distanza dall’ultima volta.
Per rivedere la Fiorentina ai vertici del campionato alla sosta di ottobre si deve risalire fino al 2015/16, quando la Viola di Paulo Sousa andò alla pausa per le Nazionali addirittura da sola in testa alla classifica. Mai negli anni successivi i gigliati sono stati in grado di piazzarsi in zona Europa dopo i primi sette turni (peraltro il 2015/16 coincide anche nell’ultima stagione in cui la Fiorentina si è qualificata alle Coppe). E poco importa, per il momento, se Biraghi e compagni hanno saputo fare i forti con i deboli ed - eccezion fatta per il blitz di Bergamo - i deboli con i forti: i tre ko ottenuti in questo avvio di stagione, contro Roma, Inter e Napoli, bruciano sicuramente ma è pur vero che sono arrivati quando i viola hanno affrontato squadre che al momento occupano il quarto, il terzo e il primo posto della classifica, nonché tutte formazioni che in partenza erano sulla carta più forti dell’undici di Italiano.
Una novità? Decisamente no. Vi ricordate la prima Fiorentina di Prandelli nel 2005? Una squadra nuova, trasformata sul mercato dopo una salvezza ottenuta all’ultima giornata, che riuscì (sul campo) a qualificarsi per la Champions. Ebbene quel gruppo nelle prime sette giornate perse due sole partite contro le big (Inter e Lazio) ma seppe ottenere bottino quasi pieno contro tutte le altre: Samp, Messina (l’unico pari), Udinese, Lecce e Livorno. Un precedente che dunque fa ben sperare, anche perché - tornando ai giorni nostri - dopo la sosta per la Fiorentina inizierà finalmente un calendario più abbordabile: nel mese di ottobre i viola affronteranno Venezia, Cagliari e Spezia, con il solo big match di Roma contro la Lazio (che non sta certo meglio dei toscani) come intermezzo. Il percorso di rinascita viola, dunque, è solo all’inizio.