CIAO CORVO
Pantaleo Corvino ha salutato Firenze. Lo ha fatto tenendosi alla larga da conferenze stampa, da confronti serrati che, di questi tempi, sarebbero stati come minimo elettrici. Immaginare il diesse a difendere il suo lavoro complessivo, e una parte della stampa a rilanciare le colpe di un'annata disastrosa (operazione, quest'ultima, che anche su queste pagine è spesso stata all'ordine del giorno, almeno da due stagioni a questa parte) è quanto di più scontato ci fosse da fare prima che Corvino tornasse a parlare. Ecco perchè in primo luogo, la lettera di saluto del "Corvo" è quanto di più azzeccato l'ex diesse potesse scegliere.
Per una volta niente rancori, niente ulteriori polemiche da alimentare, niente richiami a quelle che son state le comunque note vicende di tutta la stagione. Corvino, certo, sottolinea i successi raggiunti in sette anni di Fiorentina, ma ammette anche di aver sbagliato qualcosa negli ultimi tempi, e del resto l'assenza di punte in una rosa che avrebbe dovuto puntare all'Europa è lì a confermarlo. Ma saluta Firenze come si fa con un caro amico, e per questo di tutta risposta merita una salda e convinta stretta di mano. Non possono essere infatti cancellate almeno quattro stagioni ad altissimi livelli, in bilico tra una finale Uefa e un quarto di finale di Champions. Tra affari in entrata (Mutu su tutti) e mega plusvalenze in uscita (leggere alla voce Felipe Melo).
Forse, lo stesso Corvino, ha a suo modo pagato la difficoltà di riavviare un ciclo sulle ceneri del lavoro svolto in collaborazione (talvolta anche fin troppo scoppiettante) con Prandelli, ma così come da due anni a questa parte è stato messo sul banco degli imputati (persino da chi scrive), è giusto oggi ricordarsi anche di quanto fatto sin dai primi tempi fiorentini. Come dimenticare del resto le oltre 40 cessioni con le quali si presentò a Firenze in arrivo da Lecce. Arrivando a piazzare persino il fratello di Helguera. Cominciava in quel modo la rinasciata della Fiorentina, proprio come oggi tutta la piazza vorrebbe sognare di poter fare.
Nel saluto di Corvino, privo di polemica e dagli spiccati richiami affettivi si legge, comunque, la passione di un uomo che nel suo lavoro fiorentino c'ha messo tutto se stesso, oltre che sempre la faccia. E se fino al 18 marzo, giorno del comunicato sul mancato rinnovo, siamo stati i primi a segnalare che erano state soprattutto le sue scelte (avallate però anche da dirigenza e proprietà) a indebolire la squadra, oggi, nel giorno del suo addio, non possiamo fare a meno di sottolineare quanto di buono fatto prima di un biennio a dir poco difficile. Che, siamo pronti a scommetterci, lo stesso Corvino vorrà presto cancellare.
Un saluto, dunque, a quel diesse per il quale fioccavano gli striscioni e il sostegno dei tifosi. Di certo, a Firenze, molti si ricorderanno comunque di lui. Infondo, nessuno è perfetto.