C'era una Volta in Viola, la prima in Serie A della Fiorentina: la storia di Alfredo Pitto

Nella storia italiana e in generale per tutto il mondo cristiano il 20 settembre non sarà mai una data come le altre. Il 20 settembre 1870 infatti il Regio Esercito italiano, attraverso la celebre breccia di Porta Pia, entrò a Roma, conquistando così l'ultimo baluardo dello Stato Pontificio. Un'azione che pose fine al potere temporale dei Papi (che risaliva addirittura al 756 d.C.) e al Risorgimento italiano (il processo iniziato subito dopo il Congresso di Vienna che portò il nostro paese a raggiungere l'unità nazionale). Una data particolare più nello specifico anche per la città di Firenze. In primo luogo perché la presa di Roma portò nel giro di neanche un anno al trasferimento della capitale del Regno d'Italia nel Lazio e in seconda battuta perché precisamente 61 anni dopo la breccia di Porta Pia la Fiorentina farà il suo debutto ufficiale in Serie A.
Era infatti il 20 settembre 1931 quando la squadra del Marchese Ridolfi, reduce dal primo posto in Serie B l'annata precedente, fece il suo esordio nel massimo campionato nazionale a San Siro contro il Milan. Il match finì 1-1 con Gastone Prendato che segnò la rete del pareggio gigliato dopo l'iniziale vantaggio rossonero firmato dal livornese Mario Magnozzi. E a proposito di livornesi, nell'undici viola schierato dal tecnico Felsner c'era Alfredo Pitto. Nato a Livorno nel 1906, Pitto cresce calcisticamente nella città labronica arrivando ad esordire con la prima squadra amaranto nel 1923. Oltre ad essere un mediano di qualità e quantità, in giovane età Pitto era anche una promessa dell'atletica. Nel 1926 vinse il titolo nazionale Allievi sui 100 metri, correndoli in 11,02", arrivò terzo nei 400 e quarto nel salto in lungo. Nell'estate del 1927 vinse il titolo di campione del mondo con la Nazionale Universitaria (Perché sì studiava anche) a Roma e poi si trasferì, dopo 85 presenze e 19 gol con il Livorno, per 20mila lire al Bologna. Una cessione che fece male ai tifosi amaranto che, come raccontano le cronache dell'epoca, si riunirono in assemblea al Cinema Margherita per raccogliere i fondi necessari a non far partire Pitto.
I soldi raccolti però furono pochi e Pitto si trasferì a Bologna. In rossoblù vinse lo scudetto del 1929, conquistò la maglia azzurra con la quale ottenne la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Amsterdam del 1928 e incontrò il tecnico austriaco Hermann Felsner. Proprio per seguire il tecnico viennese nel 1931 Pitto passò alla neopromossa Fiorentina per 200mila Lire. In viola rimarrà due stagioni conquistando un quarto e quinto posto in Serie A. Si trasferirà poi all'Ambrosiana Inter prima di tornare romanticamente nella sua Livorno. Con Mario Magnozzi (autore del gol del vantaggio rossonero a San Siro nella prima in Serie A dei viola) in panchina trascinò gli amaranto alla promozione in Serie A prima di chiudere la carriera al Seregno. Morirà a Milano il 16 ottobre 1976 all'età di 70 anni.
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