C'era una Volta in Viola, il primo campione del mondo nato in Africa: la storia di Claudio Gentile

Quando pensiamo all'epoca coloniale la nostra mente va subito all'Inghilterra, alla Francia, al Belgio, al Portogallo. Eppure anche l'Italia ha avuto le sue colonie. L'esperienza coloniale italiana, tardiva rispetto a quella delle altre potenze europee, iniziò alla fine del XIX secolo con l'espansione in Eritrea ed ebbe il suo apice con la proclamazione dell'Impero italiano nel 1936. Oltre ai cosiddetti paesi del Corno d'Africa, Eritrea, Somalia ed Etiopia, ad alcune isole greche e all'amministrazione di Tientsin (Cina), faceva parte dell'impero coloniale italiano anche la Libia. E proprio il paese nordafricano in epoca fascista fu meta di ingenti migrazioni da parte di un gran numero di coloni provenienti dalle zone più povere del nostro paese, come Veneto, Calabria, Basilicata e Sicilia.
A trasferirsi in Libia durante l'epoca della colonizzazione italiana fu anche una famiglia siciliana originaria di Noto, in provincia di Siracusa, di nome Gentile. I Gentile si stabilirono nel quartiere Sant'Antonio di Tripoli e il 27 settembre 1953 ebbero un figlio, Claudio. Cresciuto giocando a calcio per le strade della capitale dell'allora Regno Unito di Libia (non più sotto il controllo del nostro paese) in match "all'ultimo sangue" fra bambini locali e figli di immigrati italiani, il piccolo Claudio tempra il suo carattere in modo indelebile. Nei primi anni 60', prevedendo le persecuzioni verso gli italiani che inizieranno con la salita al potere di Gheddafi nel 1969, i Gentile tornano in Italia e si stanziano a Brunate, un piccolo comune in provincia di Como. I genitori avviano un'attività di vendita di frutta e verdura mentre Claudio, dopo aver iniziato a giocare nel Maslianico, viene selezionato per le giovanili del Varese. Nel 1971 i biancorossi lo mandano in prestito all'Arona in Serie D e la stagione successiva, tornato alla casa base, Gentile gioca da titolare con il Varese in Serie B.
Nel 1973 ecco la chiamata che sognava fin da bambino, quella della Juventus. Gentile passa in bianconero e ci resta per undici anni vincendo di tutto, da sei scudetti a due Coppa Italia, fino ad una Coppa delle Coppe e una Coppa Uefa. Terzino destro di nascita, sotto la guida di Trapattoni Gentile impara a ricoprire tutti i ruoli difensivi, giocando spesso, sempre con il suo stile piuttosto ruvido, da terzino sinistro e da mediano. Nel 1984 si trasferisce alla Fiorentina, dove rimarrà tre stagioni, prima di chiudere la carriera al Piacenza in Serie B. Più che per quanto fatto con i club Gheddafi, questo il soprannome mai amato affibbiatogli per le origini libiche, sarà sempre ricordato per la sua esperienza in nazionale. Con gli azzurri arriverà quarto ai mondiali argentini del 78' e vincerà da assoluto protagonista, diventando il primo campione del mondo nato in Africa, il Mundial spagnolo del 1982. Le sue marcature, a dir poco ruvide, su Zico e Maradona sono diventate una delle immagini più iconiche, insieme ovviamente ai gol di Rossi e all'urlo di Tardelli, di quella rassegna globale. L'emblema di un calcio che ormai non esiste più. Nei primi anni 2000 intraprende una breve carriera da allenatore dimostrandosi vincente anche in panchina. Nel 2004 guiderà infatti la nazionale under21 alla vittoria degli europei di categoria e alla medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Atene.
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