AVANTI E INDIETRO
Il problema non è tanto l’amnesia che nel finale regala il gol all’Udinese in un laconico bis rispetto al match col Torino, o almeno non il solo, visto che alla radice della sconfitta di Udine (l’ottava in trasferta, l’undicesima in tutto) c’è ben altro. E volendo mantenere l’ottimismo non si fa nemmeno troppo tragica una classifica in cui i viola perdono tre punti sul Cagliari, e uno sul Parma, pur mantenendo un distacco non indifferente sulla zona caldissima (+7). Il problema semmai è che i problemi sono i soliti. Una cronica apatia di gioco (e spirito) che attanaglia sempre e comunque questa squadra. Anche quando dovrebbe giocare sulle ali dell’entusiasmo per una vittoria che pareva benefica. Anche quando si affronta una squadra che ha la stessa classifica.
Come dopo la vittoria sulla Juventus, anch’essa maturata con tre reti, pure il post Spezia diventa un noioso esercizio sterile dei viola, confermando più le perplessità del primo tempo con i liguri che non la ripresa caratterizzata dall’ingresso di Castrovilli (tornato ieri in piena ombra). Un flebile giro palla, qualche iniziativa solitaria (e almeno l’impatto di Malcuit è stato comunque positivo) ma poco altro. Se poi Ribery non è al meglio le occasioni per Vlahovic si contano col contagocce, e il serbo non può avere già la freddezza da one shot one kill.
Insomma è ancora una volta l’approccio, l’atteggiamento, persino la flemma di questa Fiorentina, a chiamare sul banco degli imputati tecnico e calciatori. Incapaci di dare la scossa decisiva a una stagione spesa facendo semplicemente avanti e indietro, proprio come la vita di ognuno di noi, sottoposta a restrizioni in costante mutazione dietro ai colori delle regioni. Per Prandelli un brusco risveglio dopo speranze di risalita, un netto passo indietro anche nella gestione degli uomini visto che la scelta di tener fuori Amrabat per promuovere Eysseric non ha funzionato per niente.
Ma per tutti i tifosi viola anche l’ennesima conferma a un senso combattivo che questo gruppo sportivo proprio non riesce a interpretare. Se nel dopo gara il diesse Pradè ha chiamato la squadra alle proprie responsabilità, il pensiero non può che correre alle scelte che hanno portato la Fiorentina a essere ancora in cerca di sé stessa dopo un anno e mezzo di nuova gestione.
Una squadra passata attraverso due esoneri, decisioni non del tutto condivise nella dirigenza come quella di affidarsi a Juric la scorsa estate, e un mercato invernale smentito soltanto un anno dopo perchè tarato su un tecnico che non c’era più. Chiaro che la squadra abbia le sue colpe, altrettanto che si potesse programmarne la crescita diversamente.
Inutile dire quanto la piazza in questo momento abbia pesanti aspettative sull’immediato futuro, a cominciare dalla prossima stagione per arrivare a diffuse smanie di rivoluzione generale, altrettanto che spetti in primis a Commisso la decisione finale, che si tratti di conferme o di azzeramento dei quadri. Ma prima ancora di valutare il futuro sarà il caso di avviare una profonda riflessione interna sul perchè dopo un anno e mezzo, e tre allenatori, la Fiorentina non sia ancora una squadra in grado di combattere con il coltello tra i denti. Soprattutto quando è il caso di farlo visto che a Udine si giocava uno scontro diretto.