"OCCHI PUNTATI SU", La bolgia del Franchi e... quella "pazza idea"
"Stasera il "Franchi" deve essere una bolgia..." Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase, certamente intrigante, dall'effetto sicuro, immediato ma maledettamente abusata? Non questa sera però, non contro il Lione, perchè contro i francesi l'Artemio Franchi era veramente una bolgia portata avanti da 40.000 cuori viola in odore di santità, giunti fino a lì per dire "Io c'ero", testimoni di una delle più grandi imprese della storia gigliata. 80 minuti di dominio assoluto poi la stanchezza che inizia a farsi sentire, le gambe cominciano a piegarsi alle ferree regole dell'acido lattico e gli ultimi dieci minuti salvati dalla curva. Ebbene si, i vari Marchionni, De Silvestri (solo per citarne due) sono usciti stremati dal campo sorretti però da un interminabile applauso da parte di 40.000 spettatori che hanno ripetuto a gran voce il loro nome. Il Lione, da parte sua, non è stato capace di esercitare una pressing efficace ed è stato fagocitato dall'urlo belluino proveniente dalle curve (ma non solo) stracolme di tifosi festanti. 10 minuti con il dodicesimo giocatore in campo (altra frase abusatissima ma, ripetiamo, nella serata contro il Lione ci sta) per traghettare undici eroi col giglio sul petto ad un traguardo assolutamente insperato. Era troppa la voglia di "vendicarsi" su una squadra che negli ultimi due anni ne aveva fatte..."più di Carlo in Francia", tutte situazioni (una per tutte il gol dell'anno scorso con Zauri a terra) con la matrice dell'anti-sportività, sbandierando la spocchia del suo allenatore, Puel, che suo malgrado ieri sera ha dovuto ammettere la bontà del collettivo messo in campo da Prandelli (non la superiorità, attenzione) e sarà costretto a tifare Liverpool nella gara per loro decisiva del 9 dicembre. Ad Anfield Road ci sarà l'ennesima invasione colorata di viola, come era ieri sera Firenze, come era lo stadio Franchi tornato agli antichi splendori del passato, con un impianto voce finalmente all'altezza (potenza della Champions) che a fine partita ha sparato l'inno di Narciso Parigi a tutto volume unendo 40.000 voci in un coro da brividi. Ha vinto la Fiorentina ma ha vinto anche Firenze, tutta insieme.
Adesso il Liverpool, poi gli ottavi di finale poi... Ci torna il mente la frase di Prandelli nel dopo partita: "I tifosi sono autorizzati a sognare di vincere la Champions League..." Lo abbiamo premesso, "Pazza idea... di far l'amore con te" cantava Patty Pravo e se percorriamo la metafora della vittoria come un amplesso amoroso che produce gioia, soddisfazione, innamoramento totale verso questi colori beh...il paragone ci può stare. E poi ci vengono in soccorso anche i ricorsi storici: la finale sarà disputata al Santiago Bernabeu di Madrid, proprio come 52 anni fa (era il 1957), quando la fantastica Fiorentina di Fulvio Bernardini (prima squadra italiana nella storia) raggiunse la finale della Coppa Campioni, persa poi con l'altrettanto fantastico Real Madrid di Gento e Di Stefano (e dell'arbitro olandese Horn...cambiano i tempi ma non gli atteggiamenti). Era la Fiorentina di Sarti, Cervato, Julinho, Montuori...questa, invece, è quella di Frey, Gamberini, Mutu, Montolivo, Vargas, Jovetic, Gilardino... ci può stare il paragone? Non sta a noi dirlo, troppo diversi i tempi. Certamente la Fiorentina di Champions è una squadra compatta, quadrata, senza sbavature in difesa (Dainelli, scusate la lesa maestà, a tratti ci ricorda Beckenbauer), spettacolare quanto basta e con un solido e collaudato impianto di gioco. Tutti fattori che in Europa fanno la differenza, e dopo l'esperienza maturata lo scorso anno, la squadra di Prandelli è un giusto mix tra gioventù ed esperienza, dentro e fuori dal campo. Insomma, se nel 2003 (non un secolo fa) la Champions League l'ha vinta il Porto, squadra assolutamente non trascendentale, perchè oggi non può vincerla la Fiorentina? Lo ripetiamo, è una pazza idea, però...