UN MESE A BERGAMO, ULTIMA CHANCE. CHIESA VA GESTITO CON SAGGEZZA. LE PLUSVALENZE HANNO POCO SENSO SE NON SONO ABBINATE AI RISULTATI SPORTIVI

25.03.2019 00:00 di  Mario Tenerani   vedi letture
UN MESE A BERGAMO, ULTIMA CHANCE. CHIESA VA GESTITO CON SAGGEZZA. LE PLUSVALENZE HANNO POCO SENSO SE NON SONO ABBINATE AI RISULTATI SPORTIVI
FirenzeViola.it
© foto di Federico De Luca

E’ cominciato ufficialmente il conto alla rovescia per Bergamo, la data spartiacque del presente viola, in pratica l’ultima chance. L’occasione per rimediare ad una stagione da metà classifica. L’annata senza colori è la cosa peggiore che possa capitare al tifoso viola. Eppure c’è ancora una possibilità, piccola, ma da giocarsi: vincere a Bergamo per sbarcare in finale. Sarebbe la seconda per la gestione Della Valle. E se gli dei sorridessero ai viola, chissà, magari potrebbe finire la stagione degli “zero tituli”. 

La Fiorentina ha bisogno dell’Europa. Un terzo anno di astinenza sarebbe pernicioso per la crescita di un club che fatica a crescere. Esclusi dalla UE del calcio si conta poco, quasi nulla. Non c’è appeal per i calciatori nel mirino del mercato, gli introiti si abbassano, i tifosi si stufano. Ogni sforzo della società per inventare un’idea di calcio dovrebbe avere questa stella polare: per la serie, permettiamoci tutto, tranne di star fuori dall’Europa. 

In questi giorni si è parlato molto di conti, soprattutto di quelli in rosso del calcio italiano. La Gazzetta dello Sport sul giornale del 22 marzo ha prodotto una interessante ricognizione sui numeri del nostro pallone, una voragine da 2,161 miliardi di euro. Roba da far accapponare la pelle. Entrando nel merito viola, i dati riferiti al bilancio del 2017-18 hanno esaltato i Della Valle. La società ha portato a casa 87,2 milioni di plusvalenze, seconda solo alla Juventus a quota 93,9 milioni. La Fiorentina ha incassato un risultato netto di 37,1 milioni, con un patrimonio netto di 92,9 milioni. Nell’inchiesta della Gazzetta si parlava anche di ricavi da diritti tv: la Fiorentina è settima con 61,2 milioni, davanti a club come Atalanta, Torino e Samp che però, curiosamente, nella classifica del campionato la precedono. 

Questi numeri dicono con chiarezza che la società viola è gestita benissimo e se non vince il tricolore del bilancio, ci va molto vicina. E’ un segno plus non minus. Si tratta della prima regola per chi vuole fare calcio: tenere i conti in ordine. 

Bene, prendiamo però in esame anche la seconda regola: si fa calcio, e più in generale sport, per arrivare prima dell’avversario e possibilmente, se capita, vincere qualche trofeo. Dovrebbe essere il dogma dell’agonismo. 

Allora la sfida più difficile non è vendere calciatori per oltre 130 milioni in sede di calcio mercato, bensì abbinare la virtuosità dei conti con un risultato sportivo sul campo. Altrimenti diventa inutile gestire un club, si trasforma in una fastidiosa perdita di tempo. Soprattutto per imprenditori vincenti nelle rispettive aree di competenza. Senza verdetti positivi alla fine della stagione, non ci può essere festa per gli incassi. E’ una felicità sterile perché non porta a nulla. E’ come guidare una Ferrari in un cortile. 

L’esempio di Firenze è paradigmatico: la dirigenza sottolinea la bontà dei segni plus e si irretisce perché non capisce (o finge di non comprendere) il malessere di una tifoseria che, dal proprio punto di vista, non sopporta più di gareggiare nella zona grigia classifica e fuori dall’Europa. Sono due mondi che non si incontrano perché se non tagli un traguardo sportivo, il resto non esiste. Non è semplice, per carità, ma la strada per la Fiorentina e chi la governa non può essere che questa. Plusvalenze sì, ma con un piazzamento europeo e magari una Coppa Italia ogni tanto, visto che la bacheca è desolatamente chiusa dai primi vagiti del nuovo secolo. Tutti gli altri discorsi non contano niente. 

Adesso sarebbe giusto aiutare Pioli a lavorare più serenamente possibile a patto che un allenatore possa stare tranquillo dopo tutto quello che è successo negli ultimi tempi. Eppure bisogna farlo: è corretto prendere qualsiasi decisione solo alla fine di maggio. Fino ad allora è necessario impegnarsi pancia a terra, nell’interesse della Fiorentina e di chi la ama. 

Pioli dovrà gestire Chiesa con saggezza: il suo infortunio non è cosa grave, ma va affrontato con cautela. Non c’è niente di male nel fargli saltare una o due gare, per averlo invece pronto nella partita che conterà più delle altre, quella del 24 aprile a Bergamo. Federico non si è mai risparmiato, ha giocato sempre, dimostrando un senso del dovere e anche di appartenenza, fuori dal comune. Ma nel calcio, come nella vita, arrivano momenti in cui bisogna gestirsi affinché la ragione abbia il sopravvento sul cuore. Nella semifinale di ritorno con l’Atalanta la Fiorentina non potrà fare a meno di Chiesa.