TURARSI IL NASO...

La rubrica settimanale di Luigi Garlando, prima firma de La Gazzetta dello Sport
03.11.2011 00:00 di  Luigi Garlando   vedi letture
Luigi Garlando
Luigi Garlando
© foto di Firenze Viola

 

Cosa avrebbe detto il sommo Indro Montanelli, grande tifoso viola, ai più irriducibili oppositori di Sinisa Mihajlovic? Probabilmente avrebbe rispolverato il suo celebre editoriale del ’76, in cui invitava a turarsi il naso e a votare la Dc contro il pericolo comunista, e avrebbe suggerito di appoggiare comunque il tecnico serbo. Che, in effetti, qualcosa di vagamente democristiano ce l’ha: in estate giurava amore eterno alla Viola e intanto si prometteva mastellianamente all’Inter; ha mostrato spesso un gioco brutto come Andreotti.
   Ma, al di sopra della contabilità di meriti e colpe, vola alto l’interesse comune, quello della Fiorentina, ed è arrivato il momento di considerarlo. Più di ogni altra cosa. Come fanno i genitori separati in casa, che si sforzano di minimizzare i punti di scontro, per il bene dei figli. Provarci almeno. Fare un ultimo tentativo, poi se la convivenza si rivelerà davvero insostenibile, ognuno per la sua strada e largo agli avvocati.
Lo stesso Mihajlovic ha offerto l’occasione dell’ultimo tentativo, andando oltre gli insulti personali e aprendo le porte dell’allenamento
. Ha teso una mano che vale la pena di raccogliere. Per un tipo orgoglioso e duro, come lui, un gesto non banale. Montolivo, con l’abbraccio di domenica al tecnico, ha dato il suo contributo alla distensione.
Questa è la direzione giusta, non per sentimentalismo da libro Cuore, ma per calcolo machiavellico, semmai: perché in un campionato di valori incerti e ballerini, una squadra qualitativamente alta come la Fiorentina può arrivare molto lontano, se smette di sperperare energie all’interno e a martellarsi i santissimi alla Tafazzi.
Paradossalmente spesso la Fiorentina è implosa per troppo amore, soffocata dalla passionalità unica di una piazza innamorata agli eccessi della propria squadra come nessuno. Per una volta, tifosi, tecnico, società e giocatori possono anche restare incollati dal solo bene comune della maglia e remare tutti dalla stessa parte. Questa razionalizzazione dei rapporti magari non sarà il massimo del romanticismo, ma potrebbe anche portare una lucidità e una resa che altre volte sono mancate per troppa partecipazione emotiva. Provarci, almeno. Un’ultima volta.
Poi, se tra qualche settimana la situazione non migliorerà, liberare le narici, chiamare il sindaco Renzi e rottamare.

Luigi Garlando

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