STEVAN, LA STORIA DI J. ZANETTI INSEGNA

08.02.2012 00:00 di  Luigi Garlando   vedi letture
Luigi Garlando
Luigi Garlando
© foto di Firenze Viola

Quando lunedì sera Stevan Jovetic è salito sul palco di Palazzo Mezzanotte, nella ex storica sala delle 'grida' della Borsa milanese,  il sempiterno sorriso  di Sandro Mencucci si è incrinato un filo. Forse ha temuto per un attimo che da un angolo della sala spuntasse Pep Guardiola col braccio alzato urlando: “Compro! Compro!” e che da dietro una colonna sbucasse Sir Alex Ferguson a rilanciare e che Roberto Mancini, issato sulle spalle di uno sceicco, cominciasse a sbraitare: “Compro! Compro! Io! Io!”   Una contrattazione selvaggia nel cuore storico della finanza milanese per assicurarsi le azioni (appunto) del gioiello montenegrino. Un incubo istintivo che ha fatto correre un brivido sulla schiena di Mencucci. Ma è stato un attimo.
Jovetic in realtà è salito sul palco di Palazzo Mezzanotti per un altro tipo di azioni: quelle buone. E’ entrato tra i 20 candidati al 'Premio Piedi Buoni – Lo sportivo esemplare', assegnato dalla Gazzetta dello Sport. Jo-Jo ha meritato la segnalazione  per l’impegno e la solidarietà  nel suo Montenegro. Il premio è andato al capitano del’Inter, Javier Zanetti, per i suoi dieci anni di lotta  a favore dei bambini poveri di Buenos Aires, assistiti tramite la sua Fondazione Pupi.
Sul palco della Borsa, Jovetic ha visto l’argentino che ha battuto tutti i record di fedeltà all’Inter. Zanetti ha perso tutto quello che c’era da perdere, con la Nazionale e con l’Inter: scudetti, coppe, Olimpiadi, Mondiali… Ha vissuto il 5 maggio e incubi del genere. Però anche le lacrime sono servite per attaccargli addosso la maglia nerazzurra come una seconda pelle.
Zanetti ha perso tanto, ma con la scelta di legarsi in eterno a una maglia sola, di diventarne una bandiera, ha vinto l’affetto incondizionato di un popolo intero, che continuerà ad amarlo anche quando diventerà un Facchetti di rappresentanza con scrivania in sede.
Davanti a Zanetti, Jovetic, seduto al suo tavolo nell’ex sala delle 'grida', molto probabilmente si è fatto questa domanda: cosa conta di più? L’affetto eterno di una città o gli orizzonti di gloria di club economicamente più attrezzati? Dare retta ai fantasmi di Guardiola, Ferguson e Mancini in groppa allo sceicco? O concentrarsi sull’esempio in carne ossa di Zanetti? Scegliere un futuro da Alexis Sanchez al Barcellona o uno da Antognoni a Firenze? Campione tra i campioni in una piazza abituata a vincere o campione in una Fiorentina ambiziosa costruita intorno a lui? Concedersi alle chiassose urla di mercato, tra offerte e rilanci, oppure zittire i mercanti con un impegno di fedeltà ad oltranza?      
Oggi Stevan Jovetic è un giovane uomo in bilico su queste domande. Lo ha fatto capire anche lunedì con la sua risposta biforcuta a una delle tante domanda della serata: "Ho rinnovato, ma in futuro non si sa mai". Sarà  così  anche per i prossimi mesi: dubbi e domande. Jo-Jo ci pensi con calma, ma non dimentichi una verità imparata a Milano: l’uomo Zanetti è molto più sereno del mercenario Ibrahimovic. E le vittorie non c’entrano.     

 Luigi Garlando

prima firma de La Gazzetta dello Sport