Solo Rocco può salvare la Fiorentina: vendendola presto per voltare pagina. Altrimenti dentro un manager di calcio. Questa squadra non merita Firenze. Spogliatoio: scintille Kean-Mandragora
Possono bastare pochi freddi numeri a spiegare il disastro che sta firmando la Fiorentina, intesa come proprietà, dirigenza e gruppo squadra. Questa gestione sta prendendo a mazzate un sentimento popolare tra i più belli della nostra Italia. Sta uccidendo l’amore che una comunità ha nei riguardi dei propri colori. Ecco servitovi lo scempio di chi non conosce il calcio né si pone il problema di impararne regole e segreti. Declassato il merito, elevata a norma l’incompetenza. Squadra allo sbando, società incapace di decidere, intervenire, prigioniera della sua debolezza.
La Fiorentina a causa di una conclamata inettitudine vive uno dei dei momenti più bassi della sua prestigiosa storia di 99 anni (ad agosto saranno 100). Dal punto di vista statistico mai era partita così male con 8 sconfitte e 6 pareggi in 14 partite. Non vince una partita in A da 195 giorni, ha la peggior difesa del campionato; ha perso 16 punti da situazione di vantaggio, oltre ad aver subìto 10 reti su palla inattiva. La retrocessione è dietro l’angolo. Solo un miracolo può salvarla. Vanoli ci crede, ne prendiamo atto. E ha anche aggiunto: “Dobbiamo fare 10 vittorie cioè 30 punti”. Immaginare 10 trionfi viola in 24 gare quando in 14 non ne è arrivato manco uno, diventa disciplina olimpica tra le più difficili. Ma fino a quando l’aritmetica darà la possibilità, questa squadra dovrà provarci. Già, la squadra. Ma quale? Perché la Fiorentina può definirsi tale? La prova di Reggio Emilia è stata una vergogna senza paragoni.
Questa squadra non merita Firenze. Ha tradito la fiducia di 4mila tifosi che in chiaro spirito fiorentino alla fine hanno urlato ai giocatori: “Fate ridere”. Che altro avrebbero potuto aggiungere? Un gruppo che dopo 7 minuti si vede recapitare un rigore grazie ad una scriteriata uscita del portiere emiliano, anziché mostrare gli occhi della tigre, dà vita a una tarantella sul dischetto degna del Bagaglino. Roba da avanspettacolo. Il rigore? “Lo tiro io, no lo tiro io..” Alla fine segna Mandragora e Kean mette il broncio, anzi neppure esulta. Il primo sarebbe pure il vice capitano: complimenti, bell’esempio. E l’altro, visibilmente contrariato, smette di giocare. Complimenti vivissimi pure a Kean che forse dopo aver centrato una sola stagione in quasi 10 anni di professionismo pensa di essere diventato il nuovo Batistuta. Svegliatelo, per favore, da questo sogno. E sia chiaro, il Re Leone scene così non le ha mai fatte perché era troppo serio, ancorché un fuoriclasse. Complimenti a tutti: non se ne è salvato uno contro il Sassuolo. Senza concentrazione, voglia, furore agonistico, spenti come candele. Tranne i primi 10 minuti, ma in questo sport in media ce ne sono altri 90 in cui lottare. Lo spirito guerriero della tradizione di Firenze non alberga in questa squadra.
Come ciliegina sulla torta è arrivata la considerazione social di Gudmundsson che dopo aver passeggiato sul verde prato del Mapei ha smentito Vanoli (l’allenatore aveva raccontato che Gudmundsson non se l’era sentita di calciare, pur essendo il primo tiratore) dicendo: “Non mi sono mai rifiutato di battere un rigore e mai lo farei. Ho visto un mio compagno con la palla in mano e me sono andato, non sono quel tipo di persona che discute davanti ad uno stadio intero”. Davvero caro Gud? E quando a Genova fabbricavi teatrini dagli undici metri con Retegui eri tu o un sosia? E quando un anno fa con la Lazio strappasti il pallone a Kean, anche allora indispettito, cosa facesti? Ma per favore… E comunque con quelle parole l’islandese ha creato imbarazzo all’allenatore. La società lo multerà per dichiarazione improvvida? Oppure finirà come col ritardo di alcuni viola di ritorno al centro sportivo nei giorni caldi dell’esonero di Pioli? La mancanza di regole ferree crea il caos.
Gli spifferi raccontano che l’intervallo del Mapei sarebbe stato ad alta tensione: Kean e Mandragora si sarebbero scontrati, anche il capitano Ranieri avrebbe fatto fatica a dividerli. Talvolta dai confronti aspri si esce più forti, invece la Fiorentina è rientrata in campo modello pastafrolla. Il gruppo non è coeso e invece per salvarsi dovrebbe ritrovarsi. E in fretta. Senza aiuto reciproco in campo, quello che Vanoli ha detto di non aver visto, la Fiorentina a febbraio è già retrocessa.
Vanoli ha ammesso di non aver trovato la chiave per entrare nella testa dei giocatori, smentendo quanto invece aveva narrato il dirigente Ferrari qualche giorni prima: “Siamo vicini alla chiave di svolta…”. Uno dettaglio che prova una volta di più come la mano destra nella Fiorentina non parli con la sinistra. Vanoli è in difficoltà, ma deve fare delle scelte. Quelle che non fa la società. Deve capire quali giocatori sono uomini o possono diventarlo e mandare via a gennaio coloro che non sono collegati con la salvezza. Nomi pesanti compresi, ne abbiamo viste abbastanza di cose. A costo anche di tagliare pesantemente la rosa che naturalmente andrà riequilibrata. I due direttori dovrebbero far capire alla squadra che da ora fino a maggio ci sarà un regime militare. Hanno le capacità di farlo? La risposta sta nel giorno di libertà concesso oggi ai giocatori. Complimenti ancora. Sembra tutto assurdo in queste condizioni, eppure è vero. Inoltre la società dovrebbe spiegare con asprezza ai calciatori sotto contratto che se retrocederanno resteranno tutti in B.
Quello che nel ’93 fece Mario Cecchi Gori. Fiorentino vero, imprenditore di spessore planetario, colto e sagace. Il diesse Goretti è venuto in sala stampa a Reggio Emilia, ci ha messo la faccia e ha avuto il coraggio di rispondere a tutte le domande. Il suo volto era talmente provato e triste da lasciare presagire l’imminente arrivo delle lacrime. Goretti è distrutto ed è l’unico uomo di calcio che ha la società. Pensate a come è messa la Fiorentina. Goretti conosce il pallone, ma le sue esperienze da manager sono state in C e B. Adesso si ritrova sulle spalle un macigno che mal sopporterebbero dirigenti di spessore come Corvino o Sartori. Goretti diventerà un ottimo diesse, ma ancora non è pronto per questo abito. Era il vice di chi ha autografato questo disastro, Pradè. Le sue colpe sono evidenti, ma almeno ha avuto la dignità di dimettersi. Esercizio che ora dovrebbero praticare altri. Ma la poltrona, si sa, ha effetti taumaturgici.
Il direttore generale Ferrari è stato catapultato su quella scrivania dall’ufficio stampa. E in teoria, dopo Commisso, è il secondo in grado. Però non ha percorso nel calcio, né competenze per entrare in uno spogliatoio facendo la voce grossa. Morale: la Fiorentina è una nave senza comandante, alla deriva, indirizzata verso un destino già scritto.
Servirebbe subito una figura di calcio di solido prestigio e concreto carisma. Con poteri assoluti. Per provare a rimettere a posto le cose, ammesso che ve ne sia il tempo, sottraendo responsabilità a chi non è in grado di esercitarle. Davvero Commisso potrebbe arrivare a questa decisione? Lasciateci dubbi al riguardo. Eppure Goretti dopo la partita ha confermato Vanoli, ma ha anche parlato di possibili decisioni drastiche.
La soluzione migliore sarebbe la cessione della società in tempi brevi. La verità è che solo Rocco Commisso può salvare la Fiorentina dal baratro, vendendo il club. Non è facile, ma l’azzeramento della governance, ripartendo da capo, produrrebbe una scossa fortissima. Anche i calciatori sarebbero costretti a fronteggiare un’altra realtà. E l’ambiente esterno potrebbe fare il resto, ritrovando una speranza. Mai come adesso la Fiorentina avrebbe bisogno di cambiare pagina. E’ lampante che dopo 7 anni di cui 3 passati a lottare per la salvezza, questo corso sia arrivato al capolinea.
Chiudiamo con le minacce alle famiglie dei calciatori. A denunciare tutto è stata la moglie di Dodo’. Bene ha fatto la Fiorentina a intervenire subito con durezza. Così come la sindaca Funaro e l’AIC. Senza se e senza ma, gli odiatori del web devono essere stanati e condannati. Fanno schifo. E’ un’altra vergogna che si è consumata a carico della Fiorentina, questa più grave di tutto il resto.
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