PIOLI NON È IL PROBLEMA PERCHÉ SONO TUTTI SOTTO ESAME: IL DECIMO POSTO È UNA SCONFITTA. PER SALVARE LA COPPA ITALIA SERVE UNA SOCIETÀ FORTE
Le declinazioni dell’umore viola sono molteplici: rabbia, delusione, scoramento, resa, apatia. Se non ci sarà un miracolo calcistico grazie alla Coppa Italia, sarà la terza stagione col timbro di metà classifica e fuori dall’Europa. In tal caso dovremmo parlare di fallimento di un progetto, parola fin troppo abusata in riva all’Arno.
La classifica non è mai bugiarda, chi lo afferma mente sapendo di mentire. E’ sempre lo specchio reale della somma valori-rendimento. Le squadre che in questo momento precedono la Fiorentina sono più forti o senza esserlo hanno saputo però trovare lo spunto giusto in virtù di molti fattori: un lavoro migliore del tecnico, un supporto vincente della dirigenza, un approccio convincente della proprietà. In campo non vanno le figurine Panini, altrimenti non ci sarebbero club come l’Ajax che fatturano meno della Fiorentina, ma che possono impartire lezioni su come si può produrre un progetto europeo, con giovani abbinati a qualche uomo di vera esperienza, senza avere risorse economiche straordinarie. Naturalmente vendendo ogni anno i pezzi pregiati, salvo rimpiazzarli con acquisti molto validi. L’Ajax in versione italiana è l’Atalanta, modello interessante da seguire: ottimo il rapporto spesa-resa e atteggiamento preciso della società nel coniugare senso di appartenenza e presenza.
Per questa ragione scegliere il bersaglio Pioli pensando a lui come al vulnus della Fiorentina, è sbagliato ancorché poco onesto intellettualmente. Perché se Pioli fosse il problema della Fiorentina sarebbe tutto molto semplice: basterebbe esonerarlo e puntare così a orizzonti europei, chissà forse anche alla Champions. In tal caso la società sarebbe doppiamente colpevole per non averlo allontanato prima.
Lo stesso ragionamento che ha fatto la Roma: ha cacciato Di Francesco perché secondo qualcuno era lui il problema e non tutto il resto, a cominciare da Monchi per finire ad un presidente che pensa di fare calcio parlando in call conference dagli Stati Uniti. Infatti il cambio in panchina per adesso non ha prodotto niente.
Pioli ha le proprie responsabilità, non quelle di tutti. Se la Fiorentina vivacchia nella fascia mediocrità è certamente anche colpa sua, significa che in questa stagione qualcosa ha sbagliato. Ma dovremmo pure ricordarci il suo ruolo un anno fa, prima nel prendere in mano una squadra nuovissima e consegnatagli all’ultimo tuffo. E soprattutto la sua guida sicura dopo la tragedia di Davide. Forse la colpa più grande di Pioli è stata quella di non battersi con più fermezza per Badelj o per un suo clone. La regia non si ferma a Badelj, che per altro ha rifiutato l’offerta della Fiorentina: in giro giocatori con quelle caratteristiche si trovano se si ha voglia di investire. Non è neanche obbligatorio giocare col regista, per carità, ma se il tuo allenatore lo vuole, si potrebbe accontentare.
Pjaca e Gerson dovevano essere due pedine determinanti nell’undici titolare, ma sono diventati due flop e tanti sinceri auguri al primo, vittima pure di un grave infortunio. Il monte ingaggi è stato ridotto a 37 milioni lordi: questo è un parametro indicativo per capire a quale campionato si è iscritta la Fiorentina. Una posizione tra ottavo e decimo posto, ma in caso di exploit sarebbe potuto arrivare il settimo.
Così veniamo punto: o cambiano in meglio i programmi della società o altrimenti che sia Pioli, Maran, De Zerbi, Giampaolo o Di Francesco, scegliete voi, le cose non muteranno. Invertendo l’ordine dei fattori il prodotto non cambia.
Ecco perché è giusto che vadano tutti sotto esame in caso di mancata qualificazione europea: da Cognigni a Pioli, passando per Corvino. E’ nella logica delle cose. Alla proprietà, invece, il ruolo di riflettere se questo sia il massimo a cui può ambire la Fiorentina o se al contrario si possa fare qualcosa in più perché vivacchiare è brutto. In attesa che qualcuno, con le carte in regola, bussi alla porta del patron per acquistare la società.
Ora, però, restano dieci gare da giocare con orgoglio e dignità e la semifinale di Coppa Italia. Pioli deve riaccendere la squadra, mentre i giocatori devono dare tanto di più: la prova di Cagliari è stata sconcertante. Poi la sfida con l’Atalanta. Per il finale di campionato e la Coppa serve l’aiuto di una società forte: Pioli deve essere supportato ancora di più e sul gruppo occorre una sana pressione.
La Fiorentina se vuole ha gli anticorpi per superare un frangente così, basta un po’ di autocritica, da parte di tutti.