LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA, LA SOCIETA’ SCEGLIE IL SILENZIO, IACHINI LAVORA SULLA TESTA DEI SUOI PER SCACCIARE I FANTASMI. ALLARME AZZURRO: ALL’EUROPEO C’E’ IL RISCHIO DI NON AVERE NEPPURE UN VIOLA
La quiete dopo la tempesta. Mentre in città si dibatte ancora sull’improvviso addio dell’amico Prandelli, la società ha scelto il silenzio. Nessun commento sull’ennesimo cambio in panchina, nessuno sulle sofferte dimissioni di un allenatore che aveva teso la mano senza chiedere niente in cambio. Un modo soprattutto per cercare di proteggere la squadra dalle tensioni e le critiche di queste ore, anche perché, alla ripresa, la Fiorentina dovrà giocare dieci partite col coltello tra i denti, con un calendario tutt’altro che agevole e una salvezza ancora da conquistare. Beppe però è uno specialista di subentri e non teme il compito che gli ha affidato Commisso. Con la squadra anzi, Iachini ha sempre avuto un ottimo rapporto e la buona condizione atletica generale (merito anche del lavoro di Prandelli), lo aiuta nel suo lavoro. Il vecchio-nuovo allenatore viola semmai dovrà lavorare sulla testa, su quelle insicurezze che hanno reso fragilissima una difesa che fino a pochi mesi fa sembrava una delle poche certezze di questa Fiorentina. Anche ieri in Nazionale però Milenkovic ha dimostrato di vivere un momento complicatissimo, pieno di dubbi e incertezze: su due sue marcature errate, è arrivata la doppietta di Diogo Jota, a cui si deve aggiungere l’espulsione finale. La sua Serbia (senza Vlahovic sostituito già all’intervallo), ha rimontato il Portogallo di CR7 (è finita 2-2), ma i dubbi sul centrale viola restano.
Ridare entusiasmo e certezze a una squadra scossa, dunque, è la priorità di tutti. Beppe ripartirà dal consolidato 3-5-2. Il gioco adesso non conta, gli esperimenti invece sono praticamente inutili, visto che tanto il futuro è una pagina bianca che dovrà scrivere un nuovo allenatore, con nuovi giocatori e una nuova filosofia. Conta la concretezza e il portare a casa quei 7-8, massimo 9 punti che mancano per portare la nave in porto. Vlahovic e Ribery sono le certezze. In mezzo spazio a un mediano (a Genova probabilmente ci sarà ancora Pulgar, con Amrabat pronto all’uso) e due incursori come Bonaventura e Castrovilli, senza dimenticare Eysseric, forse la sorpresa più grande di questo ultima parte di campionato. Castro però, merita due parole in più: Mancini anche oggi non lo farà giocare, se l’anno scorso il 10 viola era l’astro nascente del nostro calcio, adesso è parecchio indietro nelle gerarchie. E rischia di rimanere fuori dall’Europeo, al pari di Biraghi e tutti gli altri italiani della Fiorentina. L’ennesima fotografia, di un’annata da dimenticare in fretta. Sarebbe una beffa per il club, ma anche l’ennesima fotografia di un’annata nera.
Tra chi cerca gloria per conquistarsi la Nazionale, chi visibilità sul mercato, chi una conferma difficile, la cosa fondamentale è che servirà una Fiorentina con l’elmetto per questo rush finale. E già a Marassi con il Genoa. Gli alibi sono finiti, il tempo dei regali agli avversari pure. Sbagliare la partita col Grifone infatti sarebbe pericolosissimo, perché la quiete di queste ore è fragile e con l’Atalanta come prossimo avversario al Franchi, il rischio sarebbe ritrovarsi di nuovo con l’acqua alla gola. Trovare nuova linfa, significa anche provare a rilanciare giocatori che hanno perso il sorriso da tanto, troppo tempo. Come Callejon per esempio (che proprio Iachini aveva voluto con sé) o come Kouame, fermo al gol di Milano, quando ancora c’era Beppe in panchina e Chiesa sgobbava sulla fascia. Ci sarebbe anche Kokorin, ma qui servirebbe la redazione di “Chi l’ha visto?”. Il russo è a Roma da una settimana, seguito da fisioterapisti di fiducia e medici viola. Dicono che da domani sarà a Firenze. Ma prima di vederlo in campo chissà quanto dovrà passare ancora. Non è tempo di polemiche comunque. Ora conta solo mettersi tutto alle spalle e sfruttare la sosta per ricominciare a fidarsi di Beppe. Un altro amico viola, che nel momento del bisogno, ha subito risposto presente.