IACHINI E UN RITORNO AL PASSATO DAI COLORI SIMILI
Un anno fa di questi tempi la Fiorentina navigava in acque minacciose, stretta tra un deludente pareggio a Brescia (con tanto di gol annullato a Tonali) e la sconfitta di Roma con la Lazio, con tutti gli strascichi polemici per l'arbitraggio del caso. Nelle settimane successive Vincenzo Montella avrebbe provato a rimettersi in marcia verso la giusta rotta, fino ad arrivare alle ultime tappe che avrebbero sancito il suo esonero. Il destino vuole che di mezzo ci siano di nuovo l'Inter e la Roma, quelle due squadre che a fine 2019 segnarono la fine della seconda esperienza fiorentina dell'Aeroplanino. Con i nerazzurri Vlahovic salvò la panchina di Montella, qualche giorno più tardi Zaniolo, Pellegrini e Dzeko obbligarono la società al cambio di guida tecnica.
Nel ritorno al passato in questione la gara con l'Inter di qualche settimana fa sembra rivestire identiche vesti illusorie (anche se l'anno scorso almeno un punto la Fiorentina lo portò a casa) mentre quella con la Roma rappresenta già una meta che Iachini dovrà guadagnarsi. Già, perché il tecnico si ritrova a giocarsi tutte le chance nei 180 minuti che precedono la trasferta dell'Olimpico. Prima ancora di affrontare la squadra di Fonseca (per l'appunto un altro tecnico sul quale pende il fantasma di Sarri) Iachini dovrà lanciare segnali precisi, alla squadra ma anche alla società, dimostrando di aver ripreso in mano anche la gestione del gruppo. Se qualche ulteriore crepa si è creata dopo la gara di Cesena è stato proprio a causa dell'atteggiamento ben poco convinto mostrato dopo i due gol nei primi cinque minuti.
C'è di che riflettere, in effetti, per come la Fiorentina è mentalmente uscita dal campo, come meriterebbero ulteriori riflessioni le dichiarazioni del tecnico prima e dopo il 2-2 di domenica. Dalla fascia consegnata a Chiesa ignorando l'imminente cessione alla Juve (fosse vero esisterebbero pericolosi gap comunicativi all'interno del club) alla posizione da tenere in campo scelta direttamente da Amrabat (e non dall'allenatore) vien da pensare che più di un meccanismo interno debba essere ancora oliato, anche perché il calcio è così strano che determinate incertezze in partita possano pure esser figlie di problematiche extra campo.
Tra voci di mercato, il futuro incerto che riguarda elementi di spicco come due titolari della difesa e una quadratura tattica tutta ancora da trovare il rischio che queste prime turbolenze abbiano già destabilizzato la seconda stagione di Commisso c'è, tanto più se davvero si decidesse di accontentarsi di un obiettivo decisamente meno stringente come il semplice miglioramento del decimo posto della passata stagione. In questo le idee che continuano a circolare intorno ai viola, soprattutto in termini di allenatori, vanno in controtendenza con la precarietà del momento.
Fake news a parte i dirigenti si sono guardati intorno recentemente e anche in estate, tenendo lo sguardo fisso su “big” senza panchina, Sarri in primis. Segno che evidentemente c'è la consapevolezza che qualcosa debba cambiare per poter alzare l'asticella dei traguardi e delle ambizioni. In un'annata così particolare come quella che stiamo vivendo può anche essere logico (ed economicamente conveniente) frenare smanie di novità per proseguire sulla strada scelta in estate, a patto che alla stagione si riesca comunque a dare un senso che sia anche solo la crescita dei giovani e del valore del gruppo. Perché altrimenti ritrovarsi immersi in un altro campionato di transizione, prima ancora di Natale, oltre che già vissuto rischia di diventare abbastanza doloroso.
Tommaso Loreto - Direttore www.firenzeviola.it