Ecco perché Palladino deve rimanere

Ecco perché Palladino deve rimanere FirenzeViola.it
Oggi alle 00:00L'editoriale
di Stefano Prizio

E' l'attesa il momento più bello, laddove la magia di ciò che si immagina sarà per noi si intreccia al timore che è nel cuore di ogni uomo di senno. Anche in amore è  aspettare il momento più intenso. E così è aspettando l'inizio di una gara di quelle nobili, crocevia verso la meta agognata. E per giocare con la prospettiva, per ingannare il tempo, ci piace guardare al futuro, a cosa accadrà a fine stagione, ci piace farci la domanda in cui molti si arrovellano: Palladino deve andare o restare?

Per l'allenatore della Fiorentina, quest'anno a Firenze vale come per un giovane marinaio un anno di imbarco sulla Vespucci, il famoso e bellissimo veliero scuola della marina militare italiana.

E' chiaro che per prevedere un addio o una permanenza del tecnico partenopeo ci sarà da vedere in quale porto approderà infine il veliero di Raffaele e se avrà o meno doppiato Capo Horn, come ha fatto la Vespucci, un'impresa che per la Fiorentina equivale alla qualificazione ad una competizione più prestigiosa rispetto alla Conference, o alla vittoria della stessa coppa portaombrelli. Va da sé che centrare uno di questi due traguardi indiscutibili significherebbe una conferma in carrozza per Palladino, il quale non sarà un grande profeta del gioco del calcio, non sarà un Rinus Michels vate dell'Olanda del calcio totale, nè uno Zeman che fece sognare, spesso invano, generazioni di appassionati italiani o un Giovanni Galeone che ebbe stuoli di allievi i quali allenano tuttora con successo, non sarà un Guardiola, ma è un tecnico onesto e di buonsenso che ascolta e fa tesoro delle critiche e ne trae stimolo, un buon allenatore che vive giorno dopo giorno puntando moltissimo sulla gestione dei suoi uomini e sulla capacità di metterli a loro agio.

Ecco, se vincesse rimarrebbe sopendo o quanto meno smorzando di volume i mugugni che pur ci sono, e ci saranno,  perchè la piazza viola è pretenziosa, a tratti viziata,  avvezza da secoli a vivere nel bello dato per virtù di nascita,vale a dire il patrimonio artistico meraviglioso e ineguagliabile realizzato molti secoli fa. Ed è così anche nel calcio poichè le glorie della Fiorentina ci sono, anche se molto antiche nel tempo, ma permane la memoria di una squadra fieramente protagonista del calcio italiano ed internazionale, a chi ama il viola poco importa se quei fasti siano ormai decaduti, anche perchè è mutato radicalmente il contesto: nel calcio iperfinaziarizzato di oggi la Fiorentina è come il ceto medio italiano, non conta più nulla, vive di ricordi e va dietro a illusori populismi.

Ma pur ammettendo che Palladino debba andarsene, al di là del fatto che i viola hanno già fatto 59 punti, una quota che in altri periodi storici li avrebbe proiettati in posizioni ben più alte rispetto all'attuale ottavo posto, e che anche in questo campionato dona ai gigliati panorami ancora notevoli, e questo tralasciando i numerosi momenti critici, personali e della squadra, che il tecnico ha dovuto gestire improvvisamente, dalla tragedia Bove alle ultime vicende di Kean e Dodo.

A chi optasse comunque per cambiare diciamo che in primis occorrerebbe capire quale sarebbe  l'alternativa a Palladino. Come diceva il filosofo nero Julius Evola, importante non è la libertà da, bensì la libertà per, distinzione cher la lingua inglese rende anche più percepibile:  non'freedom from', ma 'freedom to'. Una cosa sarebbe che l'alternativa fosse un capitano di lungo corso, continuando nella metafora marinara, diciamo uno dei tecnici più importanti e ambiti che venisse ingaggiato per un progetto a vincere, sostenuto anche da un mercato degno dei grandi club( anche se la Fiorentina  non lo è). Ma se si dovesse cambiare per prendere un altro quasi debuttante, come  è stato per Italiano e lo stesso Palladino, la Fiorentina  farebbe come i gamberi che sono buoni in padella, ma nel calcio si rinfacciano. Oggi il veliero viola fa  rotta spagnola verso lo stadio Villamarin( guarda il caso), non lontano dalle Colonne d'Ercole  e capitan Raffaele dritto sul cassero grida:'Kean è carico e motivato, noi la viviamo con autostima e consapevolezza, è una sfida  da giocare con gioia e personalità, loro sono forti, ma abbiamo le armi per fare un ottimo risultato, dobbiamo fare una partita perfetta. Il nostromo Gosens al suo fianco gli fa eco parlando di ' mentalità e fiducia nelle nostre qualità.

Perciò, salperà, salperà, salperà il veliero degli ultras.